salvini di maio recessione

VIENE GIÙ UN’IVA DI DIO - COME HA SCRITTO DAGOSPIA, ORMAI È IMPOSSIBILE EVITARE L’AUMENTO DELL’IVA, E TUTTI SI RASSEGNANO - MA SE ANDASSE MENO PEGGIO DEL PREVISTO? SECONDO L’ISTAT L’INTRODUZIONE DELLE CLAUSOLE DI SALVAGUARDIA AVREBBERO UN EFFETTO DEPRESSIVO LIMITATO ALLO 0,2% - E ANCHE CONFINDUSTRIA (ADDIRITTURA) APRE A UN AUMENTO SELETTIVO: “POTREBBE AVERE IL SUO PERCHÉ”

1 – DAGONOTA - FERMI TUTTI! L'AUMENTO IVA NON SOLO CI SARÀ, MA È FONDAMENTALE PER TENERE IN PIEDI LE SPARATE DEL GOVERNO

 

https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/dagonota-fermi-tutti-39-aumento-iva-non-solo-ci-sara-ma-201247.htm

 

GIOVANNI TRIA

2 – ISTAT: L' AUMENTO IVA TAGLIEREBBE I CONSUMI SOLTANTO DELLO 0,2%

Davide Colombo per “il Sole 24 Ore”

 

L' ipotesi di introdurre le clausole di salvaguardia Iva a partire dal prossimo mese di gennaio - uno scenario incorporato nel quadro programmatico del Def - non determinerebbe un trasferimento pieno sui prezzi al consumo e avrebbe un effetto depressivo sui consumi solo dello 0,2%. È quanto ha stimato ieri Istat proponendo un' esercizio basato su oltre 400 indici di aggregato di prodotto che concorrono mensilmente al calcolo dell' inflazione.

 

GIUSEPPE CONTE E GIOVANNI TRIA

Più in particolare, seguendo l' ipotesi Def di un aumento del deflatore dei consumi privati dell' 1,3% tra il 2019 e il 2020 completamente dovuto all' introduzione delle nuove aliquote, la percentuale di traslazione ai prezzi sarebbe compresa tra il 60 e il 70%. L' incremento è quello previsto di 3,2 punti percentuali per l' aliquota ordinaria (dal 22% al 25,2%) e 3 punti per quella ridotta (dal 10% al 13%). Mentre sull' ulteriore aumento dell' aliquota ordinaria (che salirebbe al 26,5%) annunciato per l' inizio del 2021 non è stata fatta alcuna valutazione.

 

luigi di maio giuseppe conte matteo salvini giovanni tria

L' impostazione dell' Istat non è lontana da quella di Bankitalia, secondo cui l' impatto dell' eventuale aumento dell' Iva sui prezzi e sul deflatore del Pil, in termini di trasmissione, «dipende molto dalla base ciclica». Di solito - ha affermato ieri il capo economista Eugenio Gaiotti nel corso dell' audizione - si ipotizza un trasferimento pieno «ma in passato si è visto che durante la crisi del debito sovrano la trasmissione è stata molto minore, anche per un problema di aumento di evasione». Viceversa, senza gli aumenti automatici dell' Iva, è sicuro che «il disavanzo si collocherebbe meccanicamente al 3,4% del prodotto nel 2020, al 3,3% nel 2021 e al 3% nel 2022» ha concluso Gaiotti.

 

GIUSEPPE CONTE PINOCCHIO IN MEZZO AL GATTO (LUIGI DI MAIO) E LA VOLPE (MATTEO SALVINI) MURALE BY TVBOY

Di fronte a una «vera riforma fiscale che agevoli produttori, imprese e lavoratori» anche Confindustria potrebbe accettare in parte l' aumento dell' Iva. «Una parte dei nostri settori non l' amerebbe, quelli legati al largo consumo - ha detto ieri a Milano il presidente Vincenzo Boccia - ma con un' equa attenzione al mondo della produzione e alle fasce cosiddette deboli potrebbe essere una riforma che ha il suo perché.

 

Occorre - ha continuato Boccia - una visione di medio termine del paese, in cui le imprese italiane proprio per il rallentamento economico devono reagire ed essere più competitive. Occorrerebbe una riforma fiscale rilevante, macro, che non riguardi solo le clausole di salvaguardia, pensando al futuro del paese, coniugando le ragioni del consenso con quelle dello sviluppo. Una riforma non semplice. Ma se ci si mette a un tavolo, qualche soluzione si trova».

MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE

 

Anche l' ufficio parlamentare di Bilancio ha effettuato stime sulle clausole di salvaguardia, come previste dalla legge di Bilancio per il 2019, con simulazioni diverse basate sul modello macroeconomico Memo-It e differenti ipotesi di traslazione dei rialzi Iva sui prezzi. La minore crescita del Pil è stimata in circa 0,2 punti percentuali nel primo anno della simulazione, con effetti relativamente più evidenti nel caso di traslazione completa nei successivi anni.

 

SALVINI DI MAIO CONTE BY SPINOZA

Sul fronte degli stimoli per gli investimenti, invece, Istat ha proposto una ulteriore simulazione: la revisione della mini-Ires, il ripristino del superammortamento e l' aumento della deducibilità Imu contenuti nel decreto crescita dovrebbero generare «una riduzione del prelievo fiscale per le imprese pari a 2,2 punti percentuali».

 

3 – CI HANNO RACCONTATO BALLE: INEVITABILE L' AUMENTO DELL' IVA

Antonio Signorini per “il Giornale”

 

VINCENZO BOCCIA CONFINDUSTRIA

Tutti sottoscrivono l' operazione verità del ministro Giovanni Tria. Giusto avere ridotto ai minimi termini la previsione sul Pil del 2019; inattaccabile quando limita al massimo la stima dell' impatto delle misure prese dal governo sulla crescita dell' economia. Ma anche sulla conseguenza più probabile di questa situazione il consenso si sta allargando.

 

In sintesi, è impossibile, a questo punto evitare l' aumento dell' Iva. Magari parziale, limitato ad alcuni beni come trapela da qualche giorno da settori del governo. Oppure con passaggi di merci da una aliquota (quella intermedia agevolata al 10%), ad un altra (quella ordinaria oggi al 22%).

Comunque la si metta è una stangata sui consumatori.

 

GIOVANNI TRIA

Ieri il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia ha calato le carte su una posizione storica di viale dell' Astronomia. A favore di «una vera riforma fiscale che agevoli i cosiddetti produttori, imprese e lavoratori, quindi una operazione macro che non riguardi solo le clausole Iva». Giusto fare scattare le clausole di salvaguardia che prevedono l' aumento dell' Iva? «Evidentemente una parte sì. Una parte dei nostri settori non l' amerebbe, quelli legati al largo consumo, ma con un equilibrio sull' attenzione al mondo produttivo e alle fasce cosiddette deboli potrebbe essere una riforma che ha il suo perché».

 

MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO INNAMORATI

Di parere opposto Confcommercio. «Non riteniamo molto prudente aprirsi oggi a qualsiasi ipotesi di incremento di imposte, seppure qualificato come parte di una più ampia riforma fiscale, in quanto le condizioni del quadro economico interno e internazionale richiedono di rassicurare famiglie e imprese subito sul completo disinnesco dei possibili incrementi delle imposte indirette».

 

Gli uffici del ministero dell' Economia stanno da tempo lavorando a una soluzione che possa apparire «equilibrata» e quindi accettabile dalla maggioranza M5s e Lega. Le ipotesi sono appunto quelle di inasprire l' imposta solo su alcune merci. Prodotti inquinanti o di lusso. Oppure lo spostamento di intere categorie da un' aliquota ad un altra, facendo salve solo quelle che rientrano in quella minore al 4% che si applica a beni come il pane.

recessione di maio salvini

 

Obiettivo: reperire almeno in parte i 23 miliardi di euro già contabilizzati nel Def come aumenti Iva. Il quadro dei conti pubblici ieri è emerso chiaramente nel corso del secondo giorno di audizioni parlamentari sul Def alle commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato.

Senza aumento dell' Iva, il deficit «si collocherebbe meccanicamente al 3,4 per cento del prodotto nel 2020, al 3,3 nel 2021 e al 3,0 nel 2022», ha spiegato Eugenio Gaiotti, capo del dipartimento Economia e statistica di Bankitalia.

luigi di maio matteo salvini san valentino

 

Un quadro inaccettabile, che potrebbe aggravarsi se lo spread, e quindi la spesa per interessi, rimanesse su livelli alti come quelli attuali. Spazi di manovra nulli anche per la Corte dei Conti, che mette in guardia da «interventi disorganici» sul fisco, che rischiano di destabilizzare il sistema e punta il faro sul reddito di cittadinanza, che rischia di non centrare i suoi obiettivi.

 

L' Ufficio parlamentare di bilancio ha ricordato come nel 2020 serviranno 25 miliardi, che saliranno «a circa 36 miliardi nel 2021 per raggiungere circa 45 miliardi a fine periodo» senza contare le «ulteriori misure compensative» per la flat tax e la semplificazione del sistema fiscale. In altre parole, la flat tax è inimmaginabile senza aumento dell' Iva. Ma anche senza una riforma fiscale generosa, sarà difficile evitarlo.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”