bernie sanders

IL VIRUS DARÀ UN'ALTRA SPINTA A SANDERS: DURANTE UN'EPIDEMIA LEGATA ALLA GLOBALIZZAZIONE, COSA C'È DI MEGLIO DI UN PROTEZIONISTA CHE VUOLE DARE LA SANITÀ GRATIS A TUTTI? - DOPO IL SUCCESSO IN NEVADA, DOVE HA DIMOSTRATO DI PIACERE ANCHE ALLE MINORANZE, BERNIE È IL FAVORITO. O UNO DELLA ''TRIPLA B'' MODERATA (BIDEN-BLOOMBERG-BUTTIGIEG) FA UN PASSO INDIETRO, O IL LORO SPAURACCHIO SOCIALISTA POTREBBE DIVENTARE REALTÀ (PER LA GIOIA DI TRUMP)

 

1. SANDERS VEDE LA NOMINATION TERREMOTO TRA I LEADER DEM

Da "la Stampa"

sanders

 

New York L' establishment democratico è ormai nel panico. Non solo perché Sanders ha stravinto i caucus di sabato in Nevada, ma soprattutto perché ha dimostrato di aver allargato la propria base elettorale, creando una coalizione che potrebbe far diventare inevitabile la sua nomination già dal Super Tuesday del 3 marzo. I leader del partito vorrebbero bloccarlo, perché sono sicuri che presentandosi con un socialista a novembre regalerebbero la rielezione a Trump, ma l' ala moderata dovrebbe scegliere in fretta il suo candidato per fermarlo, ammesso che sia ancora possibile.

 

In Nevada Bernie ha ottenuto circa il 46%, seguito da Biden con il 19%, Buttigieg 15% e Warren 10%. Si è consolidato come front runner perché la «rivoluzione politica» di cui parla sta iniziando a materializzarsi. Nel 2016 il suo movimento era composto dagli elettori bianchi e giovani, che non erano bastati a battere Hillary, appoggiata dalle minoranze fondamentali. Sanders ha imparato la lezione, e stavolta ha costruito una macchina elettorale molto più inclusiva.

elizabeth warren bernie sanders joe biden

 

Il risultato è che in Nevada ha conquistato la maggioranza tra tutti gli elettori sotto i 65 anni d' età, ha preso il 53% tra gli ispanici, e si è piazzato non molto distante da Biden tra i neri. Ci è riuscito non solo parlando la lingua delle minoranze, ad esempio con l' ufficio guidato da Chuck Rocha e Luis Alcater che preparano i messaggi in spagnolo, ma anche enfatizzando temi come la riforma dell' immigrazione, la protezione dei lavoratori illegali e la sanità. Con questa coalizione, Sanders può vincere in California e Texas nel Super Tuesday, diventando quasi inarrestabile.

 

PRIMA PAGINA DEL NEW YORK POST DOPO LA VITTORIA DI SANDERS IN NEVADA

In cerca di un' alternativa Per deragliarlo l' establishment ha bisogno di individuare in fretta un' alternativa, riunificando i moderati, finora divisi tra Buttigieg, Biden, Klobuchar e in prospettiva Bloomberg. In Iowa e New Hampshire Buttigieg aveva dimostrato di essere competitivo, ma in Nevada ha preso troppi pochi voti tra le minoranze per essere una forza credibile a livello nazionale. Biden ha rialzato la testa a Las Vegas, ma dovrà assolutamente vincere sabato prossimo in South Carolina, puntando sul voto dei neri che rappresentano il 63% dell' elettorato locale. Se ci riuscirà, potrà presentarsi al Super Tuesday come l' unica alternativa moderata credibile a Sanders; se fallirà, la sua campagna non avrà più scampo.

 

La corsa di Bloomberg Sullo sfondo poi resta Bloomberg, che inizierà la corsa il 3 marzo. La deludente prestazione al dibattito di mercoledì a Las Vegas lo ha già azzoppato, ma lui pensa di avere margini per rilanciarsi, se non altro perché non ha problemi di soldi. Ha ammesso gli errori e chiesto scusa, e pensa che gli elettori siano disposti a perdonarlo, perché le ragioni per cui lo sostengono sono altre. Le ha sintetizzate forse il regista Clint Eastwood, repubblicano da una vita, quando ha detto che il comportamento di Trump è inaccettabile e l' unica alternativa è mettere Mike al suo posto, perché è un uomo d' affari che saprebbe riunificare il Paese senza mandare l' economia in bancarotta.

bernie sanders, joe biden e pete buttigieg

Un' ipotesi su cui potrebbe puntare Bloomberg, e forse l' establishment democratico, è la brokered convention.

 

In altre parole rallentare Sanders, in modo che nelle primarie non superi la soglia di delegati per ottenere la nomination automatica, e poi ridiscutere la scelta al congresso di Milwaukee in luglio, magari rilanciando Biden, Bloomberg, o mettendo in campo altre figure del partito come Kerry. Per riuscire, però, questo piano richiede che i democratici moderati si riunifichino subito dietro ad un candidato solo.

 

Il rischio poi è che scoppi comunque una rivolta della base, come quella accaduta nel 1968 a Chicago. In questo caso gli elettori sanderisti diserterebbero le urne, condannando alla sconfitta il nominato prescelto dall' establishment.

 

 

2. BERNIE SARÀ IL CORBYN AMERICANO? DUBBI SUL CANDIDATO «TROPPO DI SINISTRA»

Giuseppe Sarcina per il “Corriere della Sera

 

BERNIE SANDERS

Il giorno dopo la scoppola nel Nevada, i centristi del partito democratico sono convinti che Bernie Sanders potrà pure vincere le primarie, ma poi verrà sconfitto e, brutalmente, da Donald Trump. È la tesi chiave di Micheal Bloomberg, che scenderà in lizza il 3 marzo, nel Super Martedì. È l' appello lanciato sabato notte da Pete Buttigieg, forse il più deluso dal voto di sabato. È la speranza di Joe Biden, che prova a risalire con il voto nel South Carolina, il 29 febbraio. Barack Obama aveva messo a fuoco il problema nello scorso autunno. Le sue parole oggi sembrano una scialuppa di salvataggio per la cultura politica gradualista: «L' americano medio non pensa che noi dobbiamo smantellare completamente il sistema e rifarlo da capo. Questo è ancora un Paese che è poco rivoluzionario ed è invece attratto dal miglioramento progressivo».

 

In queste ore di oggettiva difficoltà gli anti-Sanders si aggrappano anche all' esperienza del passato. C' è chi richiama la parabola velleitaria di George McGovern, il senatore del South Dakota che nel 1972 surclassò i candidati dell' establishment e trascinò il partito su posizioni super liberal. Mobilitò gli elettori, fu appoggiato da celebrità come Paul Newman, Burt Lancaster e Barbra Streisand, ma poi, nella sfida decisiva con Richard Nixon perse in tutti gli Stati, tranne che in Massachusetts e a Washington Dc.

BERNIE SANDERS

 

Nixon lo ringraziò con sarcasmo, dandogli del «prick», del «cazzaro». Non sta già facendo la stessa cosa Donald Trump, che tifa per «crazy Bernie»? Quel «pazzo» di Bernie?

Altri guardano alla linea suicida del socialista Jeremy Corbyn che ha consegnato il Regno Unito al populismo di Boris Johnson e di Nigel Farage.

 

Ma ciò non basta a placare i dubbi. Ieri, per esempio, sul New York Times , l' economista Premio Nobel Paul Krugman ha scritto: Sanders non è un Trump di sinistra, può conquistare la nomination e tutti, «compresi i tifosi del centro sinistra come me», dovranno aiutarlo a sconfiggere il presidente in carica, «perché qui è in gioco la libertà».

 

bernie sanders joe biden

I dati delle elezioni in Iowa, New Hampshire e ora Nevada mostrano alcuni segnali incontrovertibili. Innanzitutto Sanders ha allargato i confini del movimento «feel the Bern» del 2016. Le percentuali di affluenza alle urne indicano che la sua candidatura non mobilita soltanto larghe fasce di giovani. In Nevada il Senatore ha attirato almeno la metà dei latinos . Ha fatto breccia anche tra gli afroamericani, fin qui il blocco più ostico. E, soprattutto, sta intrigando quote sempre più ampie di moderati.

 

Da quello che si vede sul campo, la società americana del 2020 non è quella del 1972. La base democratica è in sommovimento. In molti, a destra, al centro o a sinistra, sono in cerca di nuove idee e nuovi slanci. C' è maggiore fluidità anche tra le minoranze, in particolare tra i neri. Da questo punto di vista la traiettoria di Sanders ricorda quella di Trump nel 2015-2016.

 

All' inizio nessuno dava credito al costruttore di New York, nonostante le persone si mettessero in coda per ore, pur di partecipare ai suoi comizi-show. Un fenomeno che non si è esaurito. Nel campo avversario solo il leader «democratico socialista» suscita più o meno lo stesso entusiasmo, come abbiamo visto direttamente prima a Des Moines (Iowa), a Manchester (New Hampshire), poi con le immagini televisive in arrivo da Las Vegas e, l' altra sera, da San Antonio in Texas.

 

bernie sanders abbraccia tom steyer

Sanders sta costruendo una coalizione che attinge copiosamente da tutti i bacini elettorali, compresi i blue collar , i «dimenticati» che quattro anni fa si rivolsero a Trump, in particolare in Michigan, Pennsylvania e Wyoming. I tre (ex) fortini democratici che allora risultarono decisivi.

È solo un' illusione? Le verifiche arriveranno a breve. La più importante: l' impatto sugli elettori dell' outsider Micheal Bloomberg.

Ultimi Dagoreport

andrea orcel unicredit giorgiia meloni giovanbattista fazzolari giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone lovaglio milleri

DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA

giuseppe conte rocco casalino marco travaglio roberto fic o todde paola taverna elly schlein

DAGOREPORT - DOVE STA ANDANDO A PARARE QUELL’AZZECCAGARBUGLI DI GIUSEPPE CONTE? ALL’INTERNO DEL M5S SI CONTRAPPONGONO DUE POSIZIONI: LA LINEA MOVIMENTISTA ED EUROSCETTICA SQUADERNATA DAGLI EDITORIALI DI MARCO TRAVAGLIO, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI; CHE HA UNA CERTA PRESA SULLA BASE DEGLI ELETTORI EX GRILLINI - DALL’ALTRA, LA LINEA DI TAVERNA, FICO, PATUANELLI E TODDE, IN SINTONIA CON LA BASE PARLAMENTARE DEI CINQUE STELLE, FAVOREVOLE A UN ACCORDO PROGRAMMATICO DI GOVERNO CON IL PD, ANCHE AL DI LÀ DEL FATTO CHE CONTE SIA, VIA PRIMARIE, IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA (GOVERNARE SIGNIFICA CONQUISTARE POTERE, POSTI E PREBENDE) – PERCHÉ CONTE ZIGZAGHEGGIA BARCAMENANDOSI CON SUPERCAZZOLE PRIMA DI STRINGERE UN APERTO ACCORDO PROGRAMMATICO COL PD? - COME MAI TA-ROCCO CASALINO, L’APPRENDISTA STREGONE RASPUTINIANO CHE HA CONFEZIONATO PER ANNI LE MASCHERE DEL CAMALEONTISMO DI “CONTE PREMIER”, HA MOLLATO ''LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO'' PER FONDARE UN GIORNALE ONLINE?

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...