mina

BOOM! MINA FA 80 ANNI – MOLENDINI: "LEI RAPPRESENTA UN CASO NON SOLO ITALIANO. LA MUSICA NON È DONNA, ANCHE SE SI CONIUGA AL FEMMINILE. A DOMINARLA SONO STATI SOPRATTUTTO I DINOSAURI DEL ROCK. LE STAGIONI DELLE CANTANTI SONO IN GENERE BREVI. LE ECCEZIONI RIGUARDANO LE ASSENTI. CHI NON C'È PIÙ (TIPO JANIS JOPLIN) E CHI HA SAPUTO NASCONDERSI. E MINA IN QUESTO SENSO È STATA MAESTRA, EREMITA SVIZZERA CHE OGGI COMPIE 80 ANNI, MA PER TUTTI NE HA ANCORA 38" – VIDEO

 

Marco Molendini per Dagospia

Le star della musica spesso assomigliano a Peter Sellers in Hollywood party di Blake Edwards, trombettiere comparsa che non vuole morire per allungare la sua parte. Tendono ad attaccarsi alle tende del loro successo, non mollano neanche se gli sparano e, se annunciano ritiri, quasi sempre si tratta di uno stratagemma per rinverdire il la fama spingendo sull'onda delle emozioni.

 

Per questo il caso di Mina è speciale: desaparecida senza pentimenti. Non credo che abbia mai vacillato, che abbia subito la tentazione di apparire, di squarciare quel sipario che per 42 anni le ha fatto da prodigiosa protezione. Eppure le suggestioni ci sono sicuramente state. Probabilmente molto persuasive, anche se scartate.

 

Ora che l'ex Baby Gate, l'ex Tigre di Cremona che si faceva donare una tigre a pois dal suo amico marajà, compie 80 anni (il compleanno è mercoledì), il suo compleanno diventa una celebrazione dell'isolamento che cade, curiosa circostanza, in giorni di forzato isolamento collettivo nazionale.

 

Quella scelta, «Non gioco più, vado via» come cantava rappresenta il fatto più importante della sua carriera: più di quell'uscita impertinente dal juke box del Musichiere, più dei tanti successi, più delle conduzioni televisive, più degli scandali privati che pure hanno contribuito a formare il personaggio. Certo, non più della sua voce, strumento superbo dal timbro caldo, immediatamente riconoscibile, dotato di estrema duttilità, sostenuta da una tecnica raffinata. Un canto non provinciale, influenzato dal graffio delle grandi voci nere (l'esuberanza di una Sarah Vaughan) eppure profondamente italiano.

 

Ma il suo esilio mitologico ha aggiunto il tocco in più che apre il cammino dell'immortalità, ha fermato il tempo. Mina è rimasta quella che era, scolpita nella memoria e nelle clip televisive in bianco e nero con la sua storia, il suo carisma, il suo successo, la regina assente-presente della musica italiana. Non c'è dubbio, ha avuto alti e bassi, non sempre ha azzeccato il repertorio, in particolare quello nuovo, probabilmente ha fatto troppi dischi: una bulimia che ha fatto da contrappeso all'assenza.

 

La domanda è: la sua è stata una scelta razionale? E senza quella scelta il mito di Mina sarebbe stato lo stesso? Difficile pensare che abbia immaginato un viaggio così lungo nell'anonimato di successo. All'inizio deve aver provato più che altro un forte senso di liberazione.

 

mina alberto lupo

Chissà se ha pensato ad altri desaparecidos capaci di conservare, anzi moltiplicare il loro carisma sublime come lo scrittore che non voleva più scrivere per gli altri Salinger, o come il pianista chiuso nel suo futuro Glenn Gould, o come il più sfuggente dei registi Stanley Kubrick e, soprattutto, come i Beatles, dissolti al massimo della popolarità, eppure in grado, già allora, di conservare intatto il loro fascino con l'additivo del rammarico. Però, sicuramente ha fatto da apripista per un altro illustre scomparso della nostra canzone, Lucio Battisti, ritirato quattro anni dopo di lei.

 

Sicuramente ha provato un senso di vuoto quando ha sottratto il suo corpo alla visibilità, deve aver sentito il conforto del silenzio che ti circonda dopo il clamore, sensazione già provata in vari momenti della sua carriera. Ma anche il virus del sollievo di non dover continuare a essere sempre uguale a se stessa (quando ha chiuso aveva solo 38 anni, oggi le carriere cominciano a quell'età), senza il peso delle diete per non ingrassare, dei parrucchieri, dei vestiti da scegliere, dell'assedio dei fotografi e dei fans (vi immaginate Mina alle prese con i selfie?).

 

mina

L'occasione era arrivata in corsa, dettata da una broncopolmonite virale. Quell'ultima volta a Bussoladomani, il 23 agosto 78 (altra star della serata Beppe Grillo), avrebbe dovuto essere seguita da altri appuntamenti. Ma l'impegno di 16 serate, strappato a fatica da Sergio Bernardini, arrivò solo a 11 per colpa della malattia seguita da una convalescenza non breve. Era stanca, ingrassata, stufa di stare in vetrina, con gli occhi puntati addosso. E ha gettato la spugna.

Lo aveva fatto in altre occasioni. Nei primi anni 60 dopo lo scandalo traumatico provocato dall’amore con Corrado Pani, inseguiti nell’Italia bigotta dall’accusa di concubinaggio. Perse la voce, la Rai la bandì, le venne il terrore di affrontare il pubblico, si isolò. Di nuovo, dopo Milleluci, era il 74, con Non gioco più come sigla finale, si eclissò. Insomma, era allenata al sipario.

 

mina sul palco nel 1971

Poi, allungandosi i tempi, il senso di conforto si è irrobustito, accompagnato dalla prova che il ritiro aveva creato le condizioni ideali: lei dal suo isolamento comunicava con il pubblico con i suoi dischi (i suoi articoli sui giornali, il programma radiofonico). E più cresceva la distanza fra l'immagine rimasta imbalsamata e la realtà, più diventava impossibile la marcia indietro accompagnata dalla considerazione ovvia: chi me lo fa fare di rimettermi in gioco? «Non gioco più/ me ne vado ...la vita e' un letto sfatto/Io prendo quel che trovo/E lascio quel che prendo» cantava nella canzone di Gianni Ferrio e Roberto Lerici.

 

Ha vinto, ma cosa ha permesso a Mina di restare Mina, entità astratta fatta di voce, design, copertine, eremitaggio?

 

Un anno dopo la Bussola esce dal silenzio il suo primo album: Attila, doppio lp con in copertina il capostipite di quelle creazioni grafiche che caratterizzeranno tanti suoi dischi. Non ci sono canzoni epocali, ma il 33 giri certifica la forza contagiosa della sottrazione, vendendo 900 mila copie , (il live dalla Bussoladomani ne aveva raggiunte 500 mila), segnale inequivocabile che potrà andare avanti vivendo di rendita. Mina non c'è più, il suo corpo è affidato al ricordo.

 

Ma c'è la sua voce cristallina, dalla tecnica impeccabile, segno di un talento speciale, non provinciale, della personalità esuberante, della novità anche fisica, piena di sensualità, che aveva proposto nel canto nazionale delle Betty Curtis, Tonina Torielli, Carla Boni, Nilla Pizzi.

 

mina tra pippo baudo, mike bongiorno, corrado ed enzo tortora nel varieta' sabato sera del 1967

E' andata avanti da eremita per decenni, ha sfornato 41 album scartabellando fra le centinaia di nastri che le vengono puntualmente recapitati e frugando nei classici, non solo italiani. Ha seguito declino della discografia, ma ha conservato intatto il suo prestigio, provando a strizzare l'occhio alle novità con la voglia matta di negare l'unica cosa che non poteva: il tempo che passa.

 

Così Mina rappresenta un caso non solo italiano. La musica non è donna, anche se si coniuga al femminile. A dominarla sono stati soprattutto i dinosauri del rock (delle dinosaure non c'è notizia, a patto di non considerare tale Madonna). Le stagioni delle cantanti sono in genere brevi, fatte di rapide ascese e di una longevità limitata nel tempo, insomma è il ruolo dei fenomeni di moda. Le eccezioni riguardano le assenti. Chi non c'è più (tipo Janis Joplin) e chi ha saputo nascondersi. E Mina in questo senso è stata maestra, eremita svizzera che oggi compie 80 anni, ma per tutti ne ha ancora 38.

pippo baudo mike bongiorno corrado enzo tortora mina

 

Non resta che farle gli auguri accompagnati da una piccola colonna sonora indissolubilmente legata alla sua voce senza età: da Il cielo in una stanza a E se domani, a Un anno d'amore, a Se telefonando, a Insieme a, perché no?, Parole, parole, parole: «Chiamami passione dai, hai visto mai».

mina con il fratello alfredoMINA E IVANO FOSSATIminamina con il figlio massimiliano nel 1963Mina e Corrado Pani carrà minamina corrado pani e il figlio massimilianoMina con Massimiliano Pani Mina con Massimiliano Pani minaMina e Massimiliano Panimina corrado pani Mina con Massimiliano Pani mina tim festival-di-sanremominacarrà minacarrà minagiorgio gaber con minaminamina a sanremo nel 1961

Ultimi Dagoreport

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?