emile griffith

CAZZI E CAZZOTTI - ERA PUGILE, ERA NERO, ERA GAY. LA STORIA DI EMILE GRIFFITH, IL MITOLOGICO RIVALE DI BENVENUTI, RIVIVE IN UN LIBRO DI FEROCE BELLEZZA, “IN UN MONDO DI MASCHI” – LA SUA VITA FU SEGNATA DA UN'ATROCE TRAGEDIA: LA MORTE DI UN AVVERSARIO SOTTO LA TEMPESTA DEI SUOI PUGNI – LA FIDANZATA DI COPERTURA E LE NOTTI NEI LOCALI GAY DI TIMES SQUARE, LE DRAG QUEEN CON CUI SI ACCOMPAGNAVA, I BACI NELLO SPOGLIATOIO CON… - “HO UCCISO UN UOMO E MI HANNO PERDONATO, HO AMATO UN UOMO E MI HANNO CONDANNATO” - VIDEO

 

 

Maurizio Crosetti per “il Venerdì di Repubblica”

EMILE GRIFFITH 59

 

ERA PUGILE, era nero, era gay. Troppo, per una persona soltanto e troppo negli anni Sessanta, troppo in America. La storia di Emile Griffith, che i lettori meno smart e meno digital ricorderanno per le memorabili sfide mondiali contro il nostro Nino Benvenuti, rivive ora in un libro di feroce bellezza, In un mondo di maschi (Mondadori): l'ha scritto Donald McRae, giornalista sudafricano, grande esperto di pugilato e razzismo. È il romanzo di un uomo e di un'epoca, un libro di storia e di geografia insieme, di antropologia e naturalmente di sport, quell'atomo che può contenere l'intero universo.

 

Emile Griffith fu segnato da un'atroce tragedia: la morte di un avversario, il cubano Benny "Kid" Paret, sotto la tempesta dei suoi pugni: era il 24 marzo del 1962, al Madison Square Garden di New York. Il poveretto aveva appena commesso un errore fatale: dare del maricòn, cioè del finocchio, a quella montagna di muscoli durante la cerimonia del peso, davanti ai cronisti.

 

EMILE GRIFFITH 45

Perché in tanti sapevano che a Griffith piacevano anche gli uomini, ma era impossibile scriverlo o ammetterlo: quei giorni erano lontanissimi anche soltanto da un'ipotesi di coming out. Del tutto impossibile, poi, che una simile confessione o ammissione potesse avvenire in un mondo machista e feroce come quello della boxe, e in un'epoca in cui l'omosessualità era un reato penale e veniva considerata una malattia, oltre che una vergogna. E allora Griffith si porterà dentro per sempre i "compagni segreti": la sua vera natura umana e sessuale e il fantasma di Paret, morto quando i cazzotti del maricòn finirono per spappolargli il cervello.

 

lord tutto muscoli

La figura di Griffith è spaventosamente romanzesca, eppure è tutto autentico. La sua vocazione non sono i pugni ma i cappellini per signora, che disegna come il più elegante e raffinato tra i creatori di moda. Emile ha una voce flautata, è gentilissimo e bellissimo, veste come un lord e vive con una pletora di parenti e amici tra cui spicca una sorta di super mamma, la signora Emelda, che per tutta la vita lo chiamerà junior, piccolo. La carriera di Griffith dura vent' anni e 112 match, per cinque corone mondiali conquistate quando gli incontri erano visti in diretta da milioni di telespettatori e c'erano soltanto otto campioni del mondo, autentiche star.

EMILE GRIFFITH BENVENUTI 6

 

Mani piccole e cuore dolente, Emile ha a lungo una fidanzata di copertura, Esther, che serve sia a lui sia al pugilato per nascondere l'indicibile verità. Tutti sanno delle notti nei locali gay di Times Square, delle drag queen con cui si accompagna, del giovane Calvin che è il suo ragazzo, lo sanno i due allenatori bianchi e i giornalisti che un giorno lo sorprenderanno mentre bacia un uomo nello spogliatoio, dopo un match. Ma dirlo non si può.

 

un rifugio chiamato galera

Un libro di storia, non soltanto una vita dolente. Perché se oggi ci muoviamo, nonostante tutto, in un mondo migliore e più libero, lo dobbiamo anche a Emile Griffith, a quando in Sudafrica proclamò che mai e poi mai sarebbe salito sul ring di Soweto senza la presenza all'angolo dei suoi allenatori bianchi, in quel ghetto dove la legge ammetteva soltanto i neri. Alla fine vinse lui.

 

La storia si racconta e si cambia, tra fiotti di sangue addosso agli spettatori come da arterie recise e rumore di pugni che sono come colpi d'ascia sulla corteccia di un albero. Emile ha pelle lucida di cioccolato fondente, e danza dentro una musica.

 

Abbandonato dal padre nelle Isole Vergini dov' era nato, da ragazzino chiese asilo in un riformatorio pur non avendo commesso alcun reato, soltanto per poter vivere lontano da chi non lo amava, compresa l'impossibile mamma, e per sfuggire alla violenza sessuale di uno zio che lo violò quand'era soltanto un bambino: innocente ma in galera, ci restò per quattro anni.

EMILE GRIFFITH BENVENUTI

 

Senza quell'insulto omofobo, che rischiava di sgretolare l'immagine pubblica essenziale a un campione del mondo, l'intera vita di Griffith sarebbe stata diversa. E lui non avrebbe mai rivolto agli amici più cari la frase che è riportata anche sulla copertina della biografia di McRae: «Ho ucciso un uomo e mi hanno perdonato, ho amato un uomo e mi hanno condannato».Quell'uomo morto tornerà a visitarlo in sogno, perennemente.

 

il perdono tanto atteso

Sembrano cose di un altro mondo e di antichissime ere geologiche, invece è accaduto appena una sessantina di anni fa, quando Muhammad Alì cominciò a prendere a cazzotti il razzismo e gridò all'America che la guerra in Vietnam potevano farla senza di lui, «perché nessun vietcong mi ha mai chiamato negro».

 

EMILE GRIFFITH 56

Non tutti avevano il suo coraggio. Emile Griffith voleva soltanto guardarsi i cartoni animati e stare in pace, sul ring e con i maschi che amava e con i quali non poteva neppure ballare avvinghiato: reato, anche questo. Il mondo lo faceva sentire un malato, un reietto e un criminale. Per un gay non c'erano altre strade se non nascondersi, oppure vedersela con psichiatri, giudici e secondini.

 

Un pugile, poi, poteva essere soltanto "un vero uomo". Doveva esserlo.

Faggot, frocio, se lo sentirà dire per tutta la vita anche se non più in faccia, e soltanto alla fine ammetterà qualcosa in un documentario su di lui. Ormai è vittima della demenza dei pugili, sta cominciando a dimenticare e campa con una pensione di 300 dollari al mese, quasi in miseria nonostante i milioni di dollari guadagnati per farsi ammazzare a poco a poco, lui che davvero uccise un uomo in una notte sola, tempestandolo con 23 terribili pugni alla testa nel corso di un round di cui esistono numerosi filmati: un'esecuzione capitale.

 

EMILE GRIFFITH COVER

Il senso di colpa non lo abbandonerà mai, lenito in parte dall'incontro tanto atteso con il figlio dell'avversario ucciso: è uno dei momenti più toccanti del libro. Prima di essere portato in ospizio e morire, il 27 luglio del 2013, Emile Griffith riceverà la grazia di ascoltare le parole di un orfano che gli dice «tranquillo, non ce l'abbiamo con te». Sarà una strana, preziosa intimità avvolta dal dolore, come quella dei pugili dopo il combattimento, abbracciati e non più soli. 

INCONTRO TRA EMILE GRIFFITH E NINO BENVENUTI EMILE GRIFFITH EMILE GRIFFITH E NINO BENVENUTI JOE FRAZIE EMILE GRIFFITH BUSTER MATHIS

Ultimi Dagoreport

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...