CLIC! MARADONA, VAN BASTEN, FALCAO E BRUNO CONTI: I GRANDI CAMPIONI NEGLI SCATTI DI GIUSEPPE CALZUOLA, TRA I PIU’ IMPORTANTI FOTOGRAFI DI CALCIO ITALIANI – “IL DIVINO FALCAO PRIMA DI PARTIRE PER IL MUNDIAL DI SPAGNA MI DISSE: ‘MI DISPIACE MA CI STARAI POCO’. MA QUANDO L’ITALIA ELIMINO’ IL BRASILE MI PASSO’ ACCANTO E…" - LA NOTTE TRAGICA DELL’HEYSEL – LA MOSTRA A ROMA PROROGATA DI UN’ALTRA SETTIMANA-FOTO+VIDEO

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mostra fotografica i grandi campioni di calcio (6) mostra fotografica i grandi campioni di calcio (6)

 

 

Foto di Luciano Di Bacco per Dagospia

Francesco Persili per Dagospia

 

“Prima di partire per il Mundial spagnolo del 1982 Falcao mi disse: ‘Mi dispiace per te ma ci starai poco’. Lo rividi a Barcellona, l’Italia aveva appena eliminato il Brasile, mi passò accanto con gli occhi bassi, non riusciva neanche a guardarmi in faccia…”.

 

Giuseppe Calzuola, tra i più importanti fotografi di calcio italiani, sfoglia l’album dei ricordi e ripercorre con Dagospia i suoi quasi 50 anni di carriera con 5 mondiali e 11 finali di Coppa dei Campioni. Una galleria di prodezze e esultanze che incendiano l’immaginario, dalle serpentine di Roberto Baggio agli occhi spiritati di Totò Schillaci a Italia ’90, i guanti indossati da Zoff nella finale Mundial di Madrid contro la Germania, e poi la bellezza apollinea di Cruijff e Van Basten, l’extraterrestre Messi.

 

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Alcuni di questi scatti sono esposti in una mostra (prorogata di un’altra settimana) allo spazio “Dolce Vita” di via Palermo a Roma. Calzuola confessa che la foto a cui è più legato è quella che ritrae insieme Falcao e Bruno Conti, ciascuno con la maglia della propria Nazionale. E’ stata scattata al Tre Fontane, a quel tempo campo di allenamento della Roma, alla vigilia del Mundial spagnolo. Fu in quell’occasione che il presidente giallorosso Viola disse: ‘Al ritorno uno dei due mi deve riportare la maglia con la Coppa’, tutti pensavano che a mantenere la promessa sarebbe stato Falcao, e invece le cose andarono diversamente. Con il  brasiliano eravamo amici – prosegue Calzuola – andavo spesso a casa sua, quando l’ho rivisto qualche anno fa a Roma, ci siamo abbracciati a lungo. Sembrava l’abbraccio di un figlio”.

 

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Si scatta sul filo dell’amarcord e si precipita nel delirio di Napoli, il giorno dell’arrivo di Maradona. Un San Paolo strapieno solo per vederlo palleggiare. Il primo di una lunga serie di orgasmi collettivi. I colpi di genio e i gol, tra tutti, quello alla Juve su punizione. Una carezza magica a cavare la ragnatela dall’incrocio dei pali.

 

“Calciatori come Diego non ce ne sono più, neanche Messi. Ha fatto vincere due scudetti al Napoli, quando la serie A era veramente il campionato più bello del mondo. Solo Maradona poteva riuscirci”. Clic, altro scatto. Le mani di Dino Zoff sulla Coppa del Mondo. La dignità e l’orgoglio. “Dopo che con la Juve prese un gol da 40 metri da Magath dell’Amburgo nella finale di Coppa dei Campioni arrivarono a dire che non ci vedeva più.

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Poi al Mondiale in Spagna è finita come tutti sappiamo. Non ci credeva nessuno, prima della partita con il Brasile avevo preparato la valigia. Ero convinto che ci avrebbero massacrato”. E invece le cose andarono diversamente. “Il calcio mi ha regalato molte gioie – ammette Calzuola – ma mi ha riservato anche il dolore di quella serata all’Heysel. Gli inglesi che spingono, la rete che cede, il muretto che crolla. Istantanee che non si cancellano. I morti per terra, le tante scarpe ammucchiate. “Alla fine del primo tempo mi sono messo vicino al calcio d’angolo perché pensavo che almeno da casa mi avrebbero visto e si sarebbero tranquillizzati. E’ stato il momento più doloroso, mi rubarono anche la macchina fotografica, non so neanche come ho fatto a tornare a Roma...”

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