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ENTRO, TIRO, SBAGLIO! - I RANGERS DI GLASGOW PERDONO LA FINALE DI EUROPA LEAGUE AI RIGORI CONTRO L'EINTRACHT FRANCOFORTE: DECISIVO L'ERRORE DI RAMSEY, SUBENTRATO AL 117ESIMO PROPRIO PER TIRARE DAL DISCHETTO - I COMMENTATORI LO DIFENDONO: "HA AVUTO LE PALLE" - MA GLI ALLENATORI NON HANNO CAPITO CHE NON CONVIENE FAR ENTRARE UN CALCIATORE SOLO PER I RIGORI? IL PRECEDENTE ALLA FINALE DEGLI EUROPEI CON GLI ERRORI DI SAKA, SANCHO E RASHFORD… - VIDEO

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Alessio Pediglieri per www.fanpage.it

 

La finale di Europa League per Aaron Ramsey è durata l'arco di tre minuti e un calcio di rigore, ma tanto è bastato perché fosse lui a condannare i Glasgow Rangers alla sconfitta contro l'Eintracht Francoforte. Un destino amarissimo per l'ex Juventus che ha così tristemente coronato una stagione già da buttar via, con sole 13 presenze stagionali e un lunghissimo infortunio, nel peggiore dei modi: sbagliando il tiro decisivo dagli undici metri che ha consegnato il trofeo alla squadra tedesca.

 

Un classico dramma sportivo, di quelli con cui un professionista deve fare i conti con il resto della sua carriera perché lascia un segno indelebile, nel momento più delicato e importante per sé, per i compagni, il club per cui gioca e i tifosi: ad Aaron Ramsey è crollato il mondo addosso con il tiro dal dischetto fatale, tirato malamente e parato da Trapp poco prima che l'Eintracht potesse esultare per il gol decisivo di Borre.

 

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Nel post gara Ramsey è stato raggiunto da tantissime dichiarazioni di sostegno e affetto da parte di ex giocatori. Come la leggenda vivente dei Rangers, Kenny Miller, oggi stimato opinionista: "Sarà giustamente devastato dall'errore, chiunque lo sarebbe. Ha tirato male, in mezzo e senza forza. Ha fallito una grandissima opportunità, ma c'è sempre qualcuno che alla fine sbaglia". L'ex ala scozzese Pat Nevin parla apertamente di una vera e propria "tortura sportiva" con cui  Ramsey dovrà convivere: "Ogni volta che perdi una finale di coppa è così. Deve conviverci per il resto della tua vita, la Coppa era lì per essere vinta, ora si prenderà a calci. Che opportunità hanno avuto i Rangers…."

 

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Anche l'ex centrocampista del Tottenham, Jamie O'Hara, ha chiesto ai fan di evitare di criticare l'ex giocatore della Juve e dell'Arsenal per il tiro dal dischetto: "Nessun insulto per Ramsey, per favore" ha twittato nel post partita. "Ha avuto le palle per farsi avanti e prendere un rigore pesantissimo. Le probabilità sono a favore dei portieri, ora sarà devastato e avrà bisogno di supporto".

 

Una frase che apre uno scenario che pochi conoscono e che si è consumato a margine dei rigori nel quale, se è vero che l'unico colpevole del crollo dei Rangers è stato Ramsey, è pur vero che a suo modo è stato anche una sorta di eroe: molti dei suoi compagni si erano rifiutati di andare sul dischetto. A confermare il tutto è stato lo stesso tecnico degli scozzesi, van Bronckhorst il tecnico olandese che aveva preso le redini della squadra durante la stagione in corso, dopo la partenza di Steven Gerrard verso l'Aston Villa.

 

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"Avevamo preparato bene i calci di rigore ma non tutti i giocatori si sono sentiti a proprio agio nel proporsi. Avevamo alcuni giocatori che volevano tirare e altri che alla fine non l'hanno fatto. Avevo preparato per tempo la mia lista ma abbiamo dovuto aggiustarla in base al momento e ai sostituti" ha spiegato il tecnico dei Rangers. "Aaron? Ovviamente è deluso, ma si è preso la responsabilità di tirarlo. Poteva segnare o sbagliare, ma preferisco avere giocatori pronti e a proprio agio, come è stato lui". Una spiegazione che giustifica in parte quanto accaduto dal dischetto: Ramsey era infatti subentrato oramai a gara terminata al 117′ minuto, nemmeno per il tempo di scaldarsi ed entrare in partita.

 

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Davanti al rifiuto e alla paura di alcuni propri compagni nel momento decisivo, lui non si è tirato indietro: "So di cosa si tratta" ha poi continuato van Bronckhorst "io ho perso una finale mondiale, la partita più importante che possa esistere. Proverà una delusione immensa, lo so ma alla fine si va sempre avanti". Avanti con l'orgoglio di chi, tra tante giustificate critiche, sa di non essersi tirato indietro, andando a testa alta incontro al proprio destino, lungo undici metri fatali.

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