IN EXCELSIS LEO – A QUITO MESSI RIBALTA L’ECUADOR CON UNA TRIPLETTA E TRASCINA L’ARGENTINA AI MONDIALI –C’E’ ANCORA QUALCUNO CHE PENSA NON SIA DECISIVO IN NAZIONALE? – LA PROFEZIA DI WANDA NARA - IN RUSSIA ANCHE BRASILE, URUGUAY E COLOMBIA- IL CILE RESTA A CASA MENTRE IL PERU’ VA ALLO SPAREGGIO CON LA NUOVA ZELANDA - VIDEO

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Francesco Persili per Dagospia

 

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In excelsis Leo. Quella contro l’Ecuador doveva essere la sua partita e Messi non ha tradito le attese: tre gol da urlo e Argentina al mondiale (con Brasile, Uruguay e Colombia). Restano a casa, invece, i campioni d’America del Cile mentre il Perù, grazie alla migliore differenza reti, va allo spareggio con la Nuova Zelanda.

Il giorno del giudizio a Quito, 2850 metri sul livello del mare, inizia malissimo per gli uomini di Sampaoli. Dopo 40 secondi Romario Ibarra porta in vantaggio i padroni di casa. All’Albiceleste manca l’aria. Nel momento più difficile, ci pensa l’extraterrestre di Rosario a prendere per mano la Seleccìon, in quel momento lontanissima dalla Piazza Rossa di Mosca.

Venti minuti di effetti speciali che liberano una nazione dall’incubo: Leo prima chiude una triangolazione con Di Maria e poi scarica un sinistro tonitruante sotto l’incrocio. Partita ribaltata e qualificazione in ghiaccio con tanti saluti alla paura dell’altura, alle 243 combinazioni possibili per l’ultimo turno del girone sudamericano, alle solite solfe sul fatto che non sia decisivo con la maglia della Nazionale.

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Tre finali perse (due di Coppa America e il Mondiale 2014) e una valanga di critiche: quando le cose si mettono male è costume della stampa argentina, e non solo, aprire il fuoco su Messi. È il suo destino passare attraverso dolori e sofferenze, e riuscire a farcela, comunque. Ma chi nasce a Rosario è abituato così. Venceremos, adelante. Non per nulla qui venne innalzata per la prima volta la bandiera argentina, questa è la città che ha tra i suoi figli Ernesto Che Guevara, il disegnatore e scrittore Roberto "El Negro" Fontanarosa e il ct dell’Argentina che trionfò nel ’78, Luis Cesar Menotti, uno di quelli che prima della partita decisiva con l’Ecuador aveva puntato a occhi chiusi su Messi.

Ancora lui nel secondo tempo si inventa, dopo una percussione centrale, il lob che consegna la partita agli archivi. Di rabbia, di potenza, di classe. Aggiornate le statistiche: sette gol nelle qualificazioni e 61 con la maglia dell’Albiceleste. ImMessionante. I tifosi lo invocano, i compagni corrono tutti ad abbracciarlo. E’ lui il salvatore della patria.

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Davanti alla tv a soffrire e a gioire anche la moglie manager di Mauro Icardi, Wanda Nara che, prima della gara aveva fatto esercizio di ottimismo: “Oggi staccheremo il biglietto per la Russia. Argentini: quando hai il meglio, devi solo rilassarti e divertirti…”. Meglio lei del santone che ha accompagnato la delegazione argentina in Ecuador. Ora che, tra mille difficoltà, ha conquistato il mondiale, l’Argentina lancia la sua candidatura al titolo. Ha storia, tradizione, i migliori attaccanti del mondo e un leader che non tradisce le attese: Leo Messi. Dopo Diego, il più grande di tutti.

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