INFANTINO NON SI PUO’ PIU’ NASCONDERE – DOPO LA LETTERA DI SPORTIVI E CALCIATORI IRANIANI CHE CHIEDONO DI ESTROMETTERE DAL MONDIALE LA NAZIONALE DEL LORO PAESE, ANCHE IL MONDO ANGLOSASSONE (INGHILTERRA E GALLES, RIVALI DELL’IRAN NEL GIRONE) SPINGE PER L’ESCLUSIONE DI TEHERAN CHE IN 32 GIORNI DI PROTESTE HA INCARCERATO, PICCHIATO O TOLTO DALLA CIRCOLAZIONE 12 MILA PERSONE. UNA SITUAZIONE INSOSTENIBILE ARRIVATA SUL TAVOLO DELLA FIFA CHE OGGI HA UNA RIUNIONE DEL CONSIGLIO A AUCKLAND…

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Giulia Zonca per “la Stampa”

 

L'Iran non esce dai Mondiali anche se spingono in tanti.

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Sta ancorato lì, sull'orlo di un torneo che lo aggiunge alle sue tante ombre. Sta lì, mal tollerato dai compagni di girone. Sta lì, non sostenuto nemmeno dagli stessi calciatori, anche se la rosa dei convocati ancora non c'è e sarà sempre possibile dire che nessun dissidente è presente.

 

Un gruppo di giocatori, sostenuti da altri sportivi ha scritto una lettera formale alla Fifa. Non è la prima che ricevono a Zurigo, le attiviste e gli attivisti del movimento Open Stadium ne avevano già inoltrata una la settimana scorsa, ma se a preferire l'esclusione c'è chi dovrebbe o potrebbe andare in campo si sposta il confine del dubbio, aumenta il peso delle parole. Invece l'Iran è lì, nel gruppo B con Inghilterra, Usa e Galles quindi con il mondo anglosassone che non è mai troppo timido a mostrare il proprio fastidio.

 

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La lettera è formale, il disagio no, ma è arrivato anche quello sul tavolo della Fifa che oggi ha una riunione del Consiglio a Auckland (dove c'è il sorteggio per i Mondiali femminili) e lì il tema non è tra i punti in programma. Soprattutto inglesi e gallesi si sentono scomodi, hanno fatto sapere che faticherebbero a non mostrare il loro sostegno a chi non ha diritti e da quando il calcio ha imparato a mettersi in ginocchio sa come manifestare. Gli inglesi vogliono al braccio del loro capitano Kane la fascia arcobaleno, da portare in faccia al Qatar non proprio tollerante con la comunità Lgbtq+. Trovarsi davanti l'Iran che in 32 giorni di proteste ha incarcerato, picchiato o tolto dalla circolazione 12 mila persone porrebbe ovviamente altri imbarazzi.

 

La Fifa non risponde, osserva. In realtà una decisione l'ha presa mesi fa quando avrebbe potuto rinfacciare all'Iran le sue mancanze, l'accesso agli stadi negato alle donne, ma ha deciso allora per una via del dialogo piuttosto ipocrita e ora che tutto è molto più scivoloso, persino pericoloso è difficile (anche se non impossibile) che cambino idea a meno di un mese dall'evento.

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L'apertura al pubblico femminile è solo formale: in un paio di partite sono entrate alcune signore invitate e sono rimaste fuori le altre. Biglietti inaccessibili, agenti che arbitrariamente negano l'accesso anche a chi ci ha messo le mani sopra. La situazione è nota, è passata l'idea del servono tempo e relazioni. I signori del pallone hanno interpretato il bando come una chiusura che avrebbe interrotto i miglioramenti quando ancora non si era innescato il meccanismo della rivoluzione, prima che le donne, disgustate esattamente dall'attesa, iniziassero a svelarsi. Ora ci sono pure osservatori che temono un'eventuale squalifica rischi di alzare il livello dello scontro tra polizia e manifestanti e tolga spazio alle prese di posizione. L'Iran probabilmente andrà in Qatar e non lascerà libero un posto che dalle nostre parti diventa quasi un miraggio. L'Italia non è mai stata dentro questi Mondiali, l'Iran sì e a oggi il tabellone resta immutato.

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