INTRIGO SCHWAZER - LA POSITIVITA’ AL DOPING DEL MARCIATORE E' UN CASO INTERNAZIONALE: LA SUA PROVETTA "TORTURATA" PER GIORNI - IL SUO ALLENATORE DONATI (INVISO A IAAF E WADA): "L’OBIETTIVO ERA COLPIRE LUI PER COLPIRE ME. CI SONO DEI MANDANTI, LO DIMOSTREREMO - MA I GIOCHI DI RIO SI ALLONTANANO - - -

La difesa del marciatore prepara le prime scadenze: a fine giugno il deposito delle memorie, il 5 luglio le controanalisi. l' obiettivo è invalidare la procedura con cui il laboratorio di Colonia ha trovato testosterone sintetico nelle urine del marciatore... -

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Marco Bonarrigo per il “Corriere della Sera”

 

«Il laboratorio di Colonia ha lavorato bene. Non contestiamo il suo operato. E non ricorriamo alla fantapolitica: non c' è nessun complotto, nessuno ha messo questa o quella polverina nelle bevande o nel cibo di Alex per incastrarlo. La sua positività all' antidoping è il frutto di un accanimento mirato sui campioni biologici che ha deformato il risultato delle analisi.
 

L' obiettivo era colpire lui per colpire me. Ci sono dei mandanti. Lo dimostreremo». A 48 ore dall' esplosione del caso Schwazer, Sandro Donati tiene fede alla promessa e resta a fianco del suo atleta in Alto Adige: «Alex è provato ma vivo. Abbiamo parlato a lungo. Adesso è a fare una sgambata di una decina di chilometri nei prati dietro casa».
 

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La difesa del marciatore prepara le prime scadenze: a fine giugno il deposito delle memorie, il 5 luglio le controanalisi. L' obiettivo è più che ambizioso: far valere l' articolo 5.1 del Codice Wada, l' unico in grado di annullare la squalifica. Il solo modo per farlo è invalidare la procedura con cui il laboratorio di Colonia ha trovato testosterone sintetico nelle urine del marciatore.
 

Lo staff di Schwazer mostra i referti del controllo che smentirebbero le tesi procedurali fatte trapelare dalla Iaaf: la positività come primo clamoroso successo del passaporto steroideo (adottato solo nel 2015) su un atleta di vertice. Si sarebbe trattato di un ricontrollo mirato, lo scorso maggio, del campione prelevato il 1° gennaio. Questo sulla base di un allarme automatico lanciato dal sistema informatico. Caro recidivo hai cercato di fregarci: ma noi ti abbiamo beccato.
 

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I referti in mano a Schwazer indicano però una verità diversa: il suo campione di urine di Capodanno sarebbe stato invece «torturato» per tre giorni subito dopo il prelievo (dal 2 al 4 gennaio) quando il test ormonale standard dura pochi minuti. Alla fine dei tre giorni, sulla base del referto di Colonia («Nulla da segnalare: atleta rieleggibile»), la Iaaf ha dato il via libera alle competizioni.
 

Poi l' altra anomalia: lo stesso campione di urine viene rimesso sotto torchio il 10 aprile, quando il passaporto biologico ancora non era validabile per l' assenza dal primo controllo in competizione.
 

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Perché? E perché la procedura, anormalmente lunga, resta aperta fino al 13 maggio, quando viene accertata la positività. E perché a Schwazer viene permesso di gareggiare a La Coruña a fine maggio notificandogli la squalifica solo il 21 giugno? Che tesi utilizzerà la difesa? Alcune sono ipotizzabili. Le apparecchiature per la spettrometria di massa avrebbero una potenza così elevata da rilevare anche tracce infinitesimali di steroidi.
 

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Quelli dovuti a una banale contaminazione alimentare, ad esempio. O quelli, sostengono altri, rimasti «fissati» nell' organismo a lunghissimo termine: Schwazer ammise di aver assunto testosterone nel 2010.
 

Quante probabilità ci sono di vincere una battaglia del genere, scardinando l' antidoping mondiale?
 

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