maurizio arrivabene

“L'INCHIESTA SULLE PLUSVALENZE? CREDO NELLA GIUSTIZIA, VEDREMO COSA DIRA' LA CORTE EUROPEA” – PARLA MAURIZIO ARRIVABENE, EX AD BIANCONERO - "ALLA JUVE SPENDEVAMO TROPPO. I COSTI DI CONTRATTI MOLTO ONEROSI AVEVANO CREATO UNA SITUAZIONE DIFFICILE – LA FERRARI? NESSUNO MI HA CACCIATO, MA HO NOSTALGIA DELLA F1 - LE TENSIONI CON MATTIA BINOTTO? UNA STORIA ALIMENTATA DA DENTRO O DA FUORI” - MARCHIONNE? ERA DURISSIMO. EMOZIONI FORTI COME FARE L’AMORE E SBATTERE CONTRO UN MURO A 150 ALL’ORA, TUTTO INSIEME”

Daniele Dallera e Daniele Sparisci per corriere.it - Estratti

 

 

maurizio arrivabene

La «sua» Ferrari è stata l’ultima a lottare per il titolo, Vettel nel 2017 era arrivato a Monza in testa al campionato. Maurizio Arrivabene, ex team principal della Scuderia, ex ad della Juve, una lunga carriera alla Philip Morris. A quale di queste tre esperienze si sente più legato?

«Ognuna di queste è stata importante, nulla mi è stato regalato e ho conquistato tutto con il lavoro. Vengo da una famiglia normalissima. Dopo una pausa post-Juventus mi sto occupando di marketing digitale in società con un amico ex Philip Morris e una bravissima collega. Rivivo lo stesso spirito di quando ero a Losanna, l’orgoglio di essere italiano e di portare idee in giro per il mondo. In Svizzera avevo conosciuto Marchionne, gli dissi che avrei voluto fare qualcosa per il mio Paese».

 

Com’era lavorare con Marchionne?

«Un pilota militare ha descritto così il decollo dalla portaerei: “Fare l’amore e sbattere contro un muro a 150 all’ora, tutto insieme”. Era così, emozioni forti. Ma con il passare degli anni ti rendi conto di essere stato accanto a un grande uomo. Aveva un carattere durissimo ma mi ha insegnato e lasciato molto».

marchionne vettel maurizio arrivabene

 

Cosa vuol dire “durissimo”?

«Pretendeva tantissimo da se stesso e dagli altri. Era normale ricevere telefonate alle 2 o alle 4 del mattino, magari lui era negli Usa, a me non cambiava molto essendo abituato a dormire poco. Ho imparato a capirlo con il tempo, lui decideva veramente.

 

Oggi invece vedo tanti manager di alto livello che hanno difficoltà a scegliere e non si assumono rischi. Così si evita di decidere demandando ai superiori, soltanto per mantenere la propria poltrona. In Philip Morris ci insegnavano a rischiare, a cercare strade nuove, se sbagliavi dovevi assumerti la responsabilità: in Ferrari lo facevo sempre».

 

In che modo?

agnelli maurizio arrivabene

«Un capo deve metterci la faccia, andavo sempre davanti alle telecamere. Mi viene da ridere quando sento concetti del tipo “mettiamo le persone al centro dell’azienda”: significa far comandare una èlite e delegare il resto all’ufficio del personale. Io mandavo sul podio dagli ingegneri ai meccanici, le persone “invisibili”, mi dispiace non aver potuto continuare. Alla Juve ho voluto conoscere tutti i livelli, incontri a piccoli gruppi: dialogando scopri interessi e potenzialità umane, uno può funzionare meglio in un’area piuttosto che in un’altra».

 

Vale anche per i piloti? Leclerc non vive un momento felice.

«I piloti vivono di alti e bassi. In Charles ho creduto sin dal primo giorno: prima di essere inserito nell’Academy si era presentato in ufficio impressionandomi. Non abbassava lo sguardo, mi fissava dritto negli occhi.

 

allegri arrivabene nedved

Da quell’incontro mi sono convinto a prenderlo. Un vecchio maestro in F1 mi aveva detto che un campione si riconosce da come ti guarda. Mi stupì ancora quando, poco dopo la morte del padre, salì sul volo della squadra per la gara di F2. Gli chiesi: “Charles, che ci fai qui?”. E lui: “C’è una corsa, voglio vincerla per mio padre”. E vinse».

 

Solo una crisi passeggera?

«Nessuna crisi, ma un momento di scoramento. Ha bisogno di essere stimolato e capito. Deve avere persone accanto che sappiano tirare fuori il meglio da lui. Se uno ha stoffa non la perde d’improvviso».

 

(…)

 

La sua esperienza alla Juve è finita male. Quella gestione è stata troppo spregiudicata?

pogba arrivabene

«Premetto che nel periodo in questione io ero nel cda in qualità di consigliere senza deleghe e in un momento che a causa del Covid ci si riuniva in videoconferenza. Allora la strategia della società mirava ad una forte espansione iniziata in precedenza con l’acquisto di Ronaldo e l’obiettivo era vincere la Champions ed entrare in modo solido e duraturo tra le grandi d’Europa: di conseguenza sono stati fatti altri acquisti, poi il Covid ha complicato le cose.

 

Ho iniziato il mio lavoro da dirigente il primo luglio 2021 trovando una situazione piuttosto pesante a causa degli investimenti precedenti. Ovviamente la pandemia aveva aumentato i problemi, i costi di contratti molto onerosi avevano creato una situazione piuttosto difficile. Cosa dovevo fare, andare in tv e dire abbiamo sbagliato a spendere troppo? Vi immaginate la reazione di tifosi e media? In silenzio mi sono rimboccato le maniche e ho iniziato a lavorare, quell’anno grazie ad alcune vendite e all’acquisto di soli due giocatori, Locatelli e Kean, facemmo un mercato morigerato subendo anche critiche».

 

cherubini arrivabene

Nell’inchiesta su Juve e plusvalenze siamo arrivati alla richiesta di rinvio a giudizio da parte della Procura di Roma per lei, Agnelli, Paratici e altri 7 indagati: come la vive?

«Le cose vanno avanti. Continuo a credere nella giustizia».

 

Anche in quella sportiva?

«Vedremo cosa dirà la Corte Europea».

 

Con Andrea Agnelli vi sentite ancora?

«Sì».

 

Più difficile lavorare in Ferrari o alla Juve?

«Mi date l’occasione per chiarire la mia esperienza alla Ferrari. Nessuno mi ha cacciato, altrimenti dopo non sarei andato alla Juve. Avevo un contratto di quattro anni e non è stato rinnovato, non abbiamo trovato un accordo. Non ero solo team principal ma anche managing director, deleghe date da Marchionne, la Ferrari era stata da poco quotata e la Scuderia doveva essere il fiore all’occhiello».

arrivabene nedved cherubini foto mezzelani gmt113

 

Nostalgia della F1?

«Un po’ sì. Guardo le gare e penso: “Avrei fatto così”. I tifosi per strada mi fermano ancora e molti mi ringraziano, ed è la cosa che più mi fa piacere. Mi chiamano “ingegnere” mentre non lo sono affatto. Per fare il team principal devi essere soprattutto un leader, capace di mettere insieme professionalità e personalità diverse. Perché alla fine il team principal conta molto poco nell’esecuzione di un Gp, se scegliesse tutto un uomo solo vedremmo le comiche alla domenica».

 

Si è parlato di tensioni fra lei e Mattia Binotto. Quella coppia non funzionava?

«Non credo proprio, questa storia è stata alimentata da dentro o da fuori, ognuno di noi aveva il suo ruolo. Ma una coppia ben fatta era Marchionne-Arrivabene».

 

La Ferrari ha cambiato tanto negli ultimi anni, ma a ogni passaggio si parla di ricostruire, di riorganizzare, di prendere tempo. Perché?

arrivabene e meda

«La Ferrari è il sogno di chiunque. A volte lì dentro la pressione non ti dà tempo, succede tutto talmente in fretta che non si riesce a concludere un progetto in modo naturale.

 

Nel 2015, appena arrivato vincemmo tre gare. L’anno successivo eravamo impegnatissimi a sviluppare la monoposto 2017, arrivammo terzi nei costruttori e leggevamo di “zero tituli”. Marchionne difese la squadra, aveva capito che eravamo in una fase di transizione. E infatti i risultati arrivarono, siamo stati in lotta per il Mondiale nel 2017 e 2018».

 

Hamilton è la scelta giusta?

arrivabene di marzio

«Lewis può aiutare Charles a crescere, il primo avversario di un pilota è il suo compagno. Ma conta di più la macchina che avrà e l’unico fenomeno è Verstappen. Ma neanche lui è in grado di abbassare da solo 2-3 decimi come sento dire».

 

Meglio la F1 di Ecclestone o di Domenicali?

«Impossibile paragonare due mondi diversi. La F1 attuale deve tanto a Bernie. Non c’è futuro senza un solido passato, Stefano è un ottimo manager ed è stato anche l’unico a vincere un titolo con la Ferrari. La F1 di oggi è uno show globale, in grado di competere con intrattenimento e videogame. Lo dicevo anni fa e mi prendevano in giro».

 

Della Ferrari di Elkann e Vasseur che pensa?

ARRIVABENE

«Non mi permetto di giudicare il lavoro degli altri. Se dovessi decidere io, mi concentrerei su due fronti: stabilità e spirito di squadra. Chi si sente protetto lavora meglio, un gruppo unito può fare miracoli. Quando vincemmo il primo Gp in Malesia con Vettel, nel 2015, nessuno poteva crederci, a cominciare da me».

 

Briatore è tornato, rivedremo anche lei in F1?

«Per ora sono contento di quello che faccio con la mia società. Ho vissuto tante belle emozioni e non amo le luci della ribalta. Mi mancano le persone, quello sì. L’emozione più forte è stata mandare sul podio di Sepang il capomeccanico Modesto Menabue, mi manca l’adrenalina di quei momenti. Quando ottieni un buon risultato e sei felice di vedere i ragazzi felici».

ANDREA AGNELLI CON PAVEL NEDVED E MAURIZIO ARRIVABENEarrivabene nedved agnellli cherubini foto mezzelani gmt 230ANDREA AGNELLI CON MAURIZIO ARRIVABENE E PAVEL NEDVEDarrivabene nedved agnelli foto mezzelani gmt 228

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…