“IL CAPO DEI DRUGHI SEMBRAVA SAPERE DELLA DENUNCIA...” – CASO ULTRA’-JUVE, NEGLI ATTI DELL’INCHIESTA LA FRASE DEL SECURITY MANAGER DEL CLUB BIANCONERO D’ANGELO, AVVICINATO A LUGLIO DAL LEADER DEI DRUGHI MOCCIOLA (ORA IN CARCERE) - “MI PARLÒ DI ‘ESTORSIONE’, QUASI FOSSE A CONOSCENZA DI QUELLO CHE STAVA SUCCEDENDO” - CENTINAIA DI MANIFESTI DEGLI ULTRAS BIANCONERI SUI MURI DI TORINO CHIEDONO LA LIBERTÀ PER I LEADER ARRESTATI UNA SETTIMANA FA 

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Carlotta Rocci per torino.repubblica.it

 

Centinaia di manifesti bianconeri (più neri che bianchi a dire il vero) affissi nelle vie di Torino con la scritta "Drughi Juve LIberi" e sotto la frase "Il mondo è davvero pieno di pericoli, e vi sono molti posti oscuri; ma si trovano ancora delle cose belle e, nonostante l'amore sia ovunque mescolato al dolore, esso cresce forse più forte" citazione da "Il Signore degli anelli" di J.R.R. Tolkien.

 

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E' la risposta pubblica che uno dei gruppi più importanti del tifo ultras juventino, i Drughi, dà all'indagine della procura torinese che ha portato in carcere una decina di leader del tifo organizzato bianconero: "Questa notte, per le vie di Torino, sono stati affissi centinaia di manifesti in favore dei ragazzi arrestati e diffidati nel corso del polverone architettato per colpire tutto l’ambiente ultras bianconero. Libertà per i nostri fratelli, colpevoli di amare e di lottare contro un sistema sporco che da anni vorrebbe la fine del tifo organizzato". dicono i Drughi nella loro rivendicazione.

 

Il blitz della Digos di Torino, una settimana fa, nell'ambito dell'inchiesta chiamata Last Banner è arrivato dopo oltre un anno di indagini e ha portato in carcere tra gli altri proprio Dino Mocciola, indiscusso e temuto leader dei Drughi, considerato il capo assoluto della curva bianconera. che lo chiamava "il Presidente". Un personaggio che ha nel suo curriculum anche l'omicidio di un carabiniere nel 1989. E che sarebbe tra i registi dell'estorsione alla Juventus di cui gli arrestati sono accusati.  

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La digos di Torino intanto  indaga sui manifesti comparsi questa mattina e firmati dai Drughi sui muri della città. Intanto gli investigatori diretti  dal dirigente Carlo Ambra hanno multato 5 ultrà del gruppo Drughi che martedì in occasione di Brescia Juventus avevano esposto uno strisicone con il simbolo dei drughi giovinezza. Nei confronti dei cinque supporter sarà emesso il provvedimento Daspo

 

 

CASO ULTRA’-JUVE

Filippo Conticello per gazzetta.it

Una constatazione, semplice ma inquietante: lascerebbe quasi pensare che gli ultrà sapessero di essere indagati. E per un preciso reato: l’estorsione alla società Juventus. L’inchiesta “Last Banner”, che ha travolto la curva bianconera con dodici misure cautelari, si arricchisce di un altro passaggio.

 

L’episodio dell’incontro a luglio scorso tra il security manager della Juventus, Alessandro D’Angelo, e il temuto capo dei Drughi, Dino Mocciola, ora in carcere, era già presente nell’ordinanza firmata dal Gip, Rosanna Croce. Nel dettaglio, l’ultrà premeva per ottenere un numero superiore di biglietti per la Champions. E per dissuadere la Juve da possibili denunce “per estorsione” (cosa che era effettivamente accaduta in gran segreto un anno prima), minacciava di presentare documenti scottanti su Ciccio Bucci, ex tifoso Juve diventato collaboratore del club (ma anche dei Servizi segreti) e morto in circostanze misteriose nel luglio del 2016.

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Ecco, quindi, confluita negli atti dell’inchiesta, l’aggiunta significativa di D’Angelo, entrato subito alla Digos per raccontare il fatto, l’8 luglio di quest’anno: “Mi ha molto colpito il fatto che Mocciola mi abbia proprio parlato di ‘estorsione’. Quasi che sia a conoscenza di quello che sta succedendo...”. E cosa stava accadendo? Un’indagine di polizia nata da una denuncia dei bianconeri, spinta anche dalla Questura di Torino.

 

Solo qualche mese fa, quindi, in un bar di Corso Unione Sovietica, D’Angelo fu avvicinato proprio da “Lui”. L’innominabile capo dei Drughi chiamato dai suoi fedelissimi solo “Presidente”, l’uomo che ha in curriculum l’omicidio di un carabiniere nel 1989. Mocciola estorceva biglietti e privilegi al club, pretendeva le vecchie prebende e minacciava ritorsioni. In quell’occasione chiese al security manager di “fare qualcosa per i biglietti delle trasferte europee”. Ne voleva 200, pretendeva una risposta in 20 giorni nonostante il club avesse deciso di chiudere i rubinetti. “Io - spiegava D’Angelo agli agenti - gli ho precisato che sono fuori dal sistema biglietti e dalla gestione ultrà, per cui non posso intervenire. Il Mocciola mi ha detto che se avessi voluto avrei potuto fare qualsiasi cosa in Juventus”.

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D’Angelo ha precisato che durante il colloquio “i toni sono sempre stati tranquilli”: “Non ho subito nessuna minaccia”. Ma, scocciato dai no, il capo ultrà aveva poi tirato in ballo proprio il caso Bucci: “Ha detto che qualora avessimo deciso di denunciarli per estorsione, lui avrebbe portato un faldone di telefonate che aveva obbligato il Bucci a registrare”. Intanto, la procura di Cuneo che indaga su quel volo da un cavalcavia di Fossano ha cambiato il capo di imputazione: non più istigazione al suicidio, ma omicidio.

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