DJOKOVIC E’ UN ATTORE CHE SE NON FOSSE PROFESSIONISTA NEL TENNIS LO DIVERREBBE SU UN PALCOSCENICO” – LO "SCRIBA" GIANNI CLERICI RICORDA LE PAROLE DI FIORELLO SUL NUMERO 1 DEL TENNIS CHE A ROMA VA A CACCIA DEL SUO 5° TITOLO - NOLE A "REP": “IO, COSMOPOLITA E PACIFISTA, SONO ORGOGLIOSO DELLE MIE ORIGINI SERBE. NON SONO UN NAZIONALISTA - ESSERE PADRE HA AIUTATO ANCHE FEDERER E FOGNINI? E ALLORA QUANDO NADAL DIVENTA PAPA’ CHISSA CHE SUCCEDE… VINCE TUTTI I TORNEI" – E POI LE DIETE ("MA NON PUNTO A 'MASTERCHEF'), LE IMITAZIONI (‘NON LE FACCIO PIU’ PERCHE’…) E UN MESSAGGIO A FIORELLO E FOGNINI

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Paolo Rossi per repubblica.it

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Caja Magica, torneo di Madrid. Mentre Fabio Fognini risponde ai giornalisti passa Novak Djokovic che, ad alta voce, gli fa: «Parla, parla, parla sempre». E Fognini: «Sì, sì e sempre forza Inter». Ecco, Novak Djokovic è così. Può essere il n. 1 del mondo, l' uomo Slam, ma alla fine non ama prendersi troppo sul serio, tanto da voler parlare in italiano.

 

Novak, dopo Madrid ci sarà Roma. Pronto?

«Sono contento di venire in Italia.Roma è una seconda casa. Perché ho come la sensazione di essere italiano. Lo vedo: la gente mi guarda con energia positiva, con simpatia, con molto calore. E lo sento sul campo, e nella città con tutta la sua storia. Poi ho molti amici, conosciuti nei miei quindici anni».

D' altronde c' è tanta Italia nella sua squadra.

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«Esatto, a cominciare da Elena ed Edoardo, i miei professori della vostra bella lingua».

 

E cosa le raccontano del nostro Paese?

«Oh, non fanno che ripetermi che il mondo è nato grazie all' Italia, che le cose più importanti sono italiane, dall' arte al cibo, il romanticismo, la natura. Ma i miei sentimenti per l' Italia nascono prima di tutto questo».

 

Risalgono a quando si allenava con Riccardo Piatti...

«Ed è grazie a lui se sono a Montecarlo, dove sono nati i miei bimbi. Ma io mi sono sempre sentito attratto dalla vostra tradizione e cultura. A 17 anni ho cominciato a imparare, da autodidatta. Quando parlo italiano è come se parlassi serbo».

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Però lei è orgoglioso delle sue radici.

«Tutti noi del Sud Europa lo siamo: Grecia, Spagna, i Balcani.

Abbiamo una storia, e quando ne hai avuta molta, con incontri, guerre e politica, sei internazionale. Noi serbi siamo molto aperti. E siamo bravi nello sport perché siamo gente che ha sempre dovuto faticare, oltre ad avere la predisposizione genetica».

 

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Anche grazie al tennis ha visto il mondo.

«Ecco, ci tengo a dirlo: io oggi sono cosmopolita e pacifista.

Guardo al mondo come fratelli e sorelle. Ma sono grato e orgoglioso delle mie origini serbe, che ho abbracciato, accettato e amato. Ma non nazionalista, nel senso di non accettare altre culture. E sulla Serbia voglio aggiungere quello che raccontava mio nonno, che camminava chilometri e chilometri, per giorni e giorni. Per acqua e cibo. Ci si aiutava, e forse anche per questo siamo bravi negli sport di squadra. Ma, negli ultimi venti anni, anche in quelli individuali».

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Però lei è dovuto andar via.

«In Germania. Era il '99, da Niki Pilic. il mio papà del tennis, e ci sono andato solo grazie a Jelena Gencic, la mia mamma del tennis, che mi raccomandò citando perfino Monica Seles. Mi hanno fatto da genitori, mi hanno accettato da bambino. Non avevo 14 anni. Ma sono sempre rimasto collegato alla Serbia. E oggi penso a come aiutare il mio Paese, cosa poter fare».

 

E il mondo?

«Aggiustare il mondo? O mamma mia... ho molte idee ma non abbiamo tempo. Intanto mi informo, ma devo anche difendermi dall' eccesso di notizie: il flusso di informazioni è intenso, non riesci a difenderti. Ti distrai, vieni sopraffatto: le news devono essere prese nelle dosi giuste. Altrimenti non riesci a filtrare».

 

Torniamo a lei: c' è il rischio di sentirsi onnipotenti?

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«Il pericolo è il tuo ego: le tue vittorie ti fanno sentire forte, pensi che il mondo giri intorno a te, che il mondo sei tu, che sei il più grande. Beh, non è una cosa bella. Dopo tanti anni è ancora dura: io sono umano, certe volte non mi sento bene di fronte al troppo affetto. Non è questione di privacy, è che ho bisogno di pace, di spazio. Sono fatto così».

 

Resta il fatto che lei sorride a tutti, o almeno ci prova.

«Leggerezza. Nella vita è necessaria, questa è la mia filosofia. Bisogna conservarla».

 

FIORELLO E DJOKOVIC DA TVBLOG FIORELLO E DJOKOVIC DA TVBLOG

Ricordiamo ancora le sue imitazioni, che mostrano la sua attenzione per i dettagli.

«Le imitazioni? Un gioco, perché siamo imperfettamente perfetti.

Le imitazioni mi servono per i dettagli, mi piace osservare con attenzione. Ma non le faccio più, ho capito che a qualcuno non stava bene e non voglio insultare nessuno».

 

Ora è tornato al top. Ma è dovuto cadere dalla montagna.

«La mia vita è un sali e scendi, come un ascensore. E quando cadi impari di più, perché l' intensità del dolore è più forte dell' emozione del trionfo. Anzi, le vittorie nascondono insidie, nel senso che ti impediscono di cambiare perché pensi di aver fatto tutto bene. Invece la vita è altro». A cosa si riferisce?

«Devi essere in equilibrio. Quando ho investito tutto nel tennis, non è andata bene. Così è stata la prima parte della carriera. Quand' ero numero tre ero quasi depresso».

 

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E ha pensato: "Ma perché dovevo giocare ai tempi di Nadal e Federer?

" «Sì, ho pensato anche a quello. Ma la verità è che tutti siamo stati arrabbiati e tristi nelle nostre vite, non è vero? Ed è dal buio che arrivano le emozioni più incredibili. Nella caduta ho scoperto cose di me che non immaginavo, le scopro ancora adesso. È il ciclo della mia vita, una vita mai in stagnazione».

Un ruolo importante ha giocato anche sua moglie, Jelena Ristic. E l' essere diventato papà, una cosa che pare abbia aiutato anche Federer e Fognini.

«E allora quando Nadal diventa papà chissà che succede, vince tutti i tornei! Scherzo, dico che solo diventando genitore ho scoperto emozioni che non immaginavo. Ho visto nei bimbi una nuova parte di me. È stata una grande spinta, eppure sono stato ancora troppo fagocitato dal tennis».

ZVEREV DJOKOVIC ZVEREV DJOKOVIC

Autocritica sincera.

«Mia moglie mi ha seguito, ma questo lo dico ripetendolo a me stesso: l' essere coinvolto nelle cose familiari, essere di più a casa - anche se i pannolini li ho sempre cambiati - è il mio vero grande lavoro».

Poi c' è la sua dieta, con tanto di libri che lo attestano. Magari punta a Masterchef.

«Ma no: la mia dieta in cucina prevede soprattutto frutta e legumi. La vedo male. E pensare che mio padre ha un ristorante da trent' anni e che la tradizione gastronomica serba si basa sulla carne... meno male che ora il mio papà ha anche la parte vegetariana. Ma da quattro anni ho cambiato regime, e ne sono felice per la mia salute e per quella del pianeta.

Psicologicamente mi sento meglio, in armonia col mondo».

 

Scherzando, ma non troppo, come si vede a 60 anni?

«Molto attivo, nella natura, coinvolto nello sport. E con più bambini noooo, non diciamolo che poi litigo con Jelena. Scherzi a parte, io sono un tipo calmo, ma che vuole essere sempre in azione, creare qualcosa».

 

Ma creare qualcosa di che tipo? Quali sono i suoi interessi extra tennistici?

«Tutto quello che riguarda il mondo e il benessere. Questo mi interessa, tutte le cose che possono migliorare e influenzare la nostra vita. E devo dire che mi sembra che il mondo stia andando in questa direzione adesso, da quello che mangi a come lavori».

Beh, sulle cose da mangiare possiamo tornare all' Italia.

Potrebbe davvero essere il suo futuro, il nostro Paese.

«Oh, ma io ne sono convinto: l' Italia è molto avanzata, moderna. Ma certe volte siete voi che non credete alle vostre stesse cose».

 

Beh, grazie da parte degli italiani. Un' ultima cosa: a Roma farà un' altra esibizione con Fiorello? Ma lo sa che è interista, essendo lei milanista?

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«Ecco perché non mi ha invitato a nessun programma questa volta.

E ora che ci penso, Fognini è interista, adesso ho capito tutto...

Ma Fiore, ti voglio bene lo stesso: sei sempre mio amico».

 

 

 

MAESTRO NEL MUOVERSI ANCHE FUORI DAI CAMPI

Gianni Clerici per repubblica.it

Gianni Clerici Gianni Clerici

Tutto accadde qualche anno addietro, dopo aver visto su un campo Novak Djokovic e, ammirati i suoi spostamenti, che gli consentivano colpi e spesso punti che un altro tennista avrebbe quasi sicuramente perduto. Gli fui presentato nella hall dell' Albergo Cavalieri di Roma da un ex tennista modesto quanto me, il milanese Edoardo ( Dodo) Artaldi, del quale avevo scritto da giornalista, che ora lo aiutava nelle scelte economiche.

 

Dopo che vidi Nole in altri tornei , fece in modo di ricordarsi di me, perché forse gli avevano detto che ero stato un tennista ammesso a Wimbledon e, insoddisfatto da questo fallimento, avevo scritto, oltre che articoli, una ventina di libri. Stavo giusto seguendolo al Roland Garros, quando mi venne sorprendentemente annunciato che la televisione britannica intendeva intervistarmi insieme a Nole.

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Chiesi un paio di volte se non si trattasse di un errore, e mi fu confermato che ero proprio io a essere richiesto. All' ora convenuta mi feci strada sino ad uno studio e vidi che, con un libro in mano, già c' era Nole.

 

Iniziata la vicenda televisiva, Nole estrasse la penna e, sul libro dal titolo " Serve to win" scrisse ' er caro Gianni, senza glutine per diventare vincitore di premio Nobel' .

gianni clerici gianni clerici

Metà arrossendo, e metà divertito, ricordai quel che mi aveva detto Fiorello.

" Nole è un attore che, se non fosse professionista nel tennis, lo diverrebbe su un palcoscenico".

Iniziò allora un dialogo, nel quale io feci benissimo la parte di un semi- muto, e Nole spiegò quali fossero le sue diete, e che senza quelle non avrebbe raggiunto il n. 1.

Ricordo la superscodella di muesli, il frullato di fragole e banana, l' insalata di spaghettini soba piccanti, e il branzino con salsa di mango e papaya.

FIORELLO CON NOVAK DJOKOVIC FIORELLO CON NOVAK DJOKOVIC

Nella confusione che il dialogo aveva provocato mi domandai se i consigli di Nole non fossero più produttivi di quelli di Fritz Weiss, l' antico allenatore della nazionale di tennis che, alla mia domanda " Come migliorare il diritto?", aveva risposto scrollando il capo " Gianni, hai già vent' anni, il tuo brutto diritto te lo porti dietro da quando ne avevi sei". O Carlo Emilio Gadda, sullo scrivere : " Ha ragione Maria Corti, quando dice che scrivi in lombardese, mezzo lombardo e mezzo inglese. Una lingua che non c' è". Altro che evitare il glutine. Come Nole Djokovic.

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