“IN INGHILTERRA VANNO AL DOPPIO RISPETTO A NOI” PAPU GOMEZ E LA DIFFERENZA TRA PREMIER E SERIE A DOPO LIVERPOOL-CITY - SCONCERTI: “ATTENZIONE NON SONO PIU’ VELOCI DEI GIOCATORI ITALIANI, FANNO GIRARE PIU’ RAPIDAMENTE IL PALLONE. HANNO I MIGLIORI CALCIATORI” - GUIDOLIN: “DA NOI C' È PIÙ TATTICISMO E TENSIONE"

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Mario Sconcerti per il Corriere della Sera

 

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Lo stupore di Liverpool-City ha costretto tutti a chiedersi perché gli inglesi giochino così meglio di noi, un altro calcio nel vero senso del termine. Cominciamo dalle certezze: Liverpool-City è una pessima pietra di paragone, sono le due migliori squadre al mondo, rappresentano se stesse e niente più.

 

Aggiungo qualcosa a cui raramente pensiamo: Liverpool-City per noi è solo spettacolo, non ha sentimenti. È estetica, non religione, vinca chi vuole. La base del calcio non è la qualità del gioco, è quella del risultato. Se l' Inter gioca bene e perde con la Juve per un interista è una sconfitta, non uno spettacolo. E naturalmente viceversa. Il nostro piacere è falsato dall' importanza personale della partita. Guardando Liverpool-City no, è puro divertimento a priori. Veniamo ora al fatto tecnico. Il campionato inglese è più spettacolare perché si cerca sempre di vincere. In Italia non è così automatico, si pilota ancora il risultato, ci si accontenta.

 

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Cercare sempre di vincere comporta uno sforzo maggiore, prolungato, a cui il nostro calcio non è abituato per consuetudine e cultura. Nella prima metà del Novecento si pensava che la corsa differente di italiani e nord europei dipendesse dalla diversa distribuzione degli spazi naturali. Loro giocavano sui grandi prati e si abituavano alla resistenza, al gioco verticale. Noi non avevamo campi ma cortili, oratori, strade, e ci abituavamo al gioco stretto, al dribbling, all' astuzia. Oggi questo non esiste più, ma quella differenza originale ha portato alle grandi caratteristiche del calcio all' italiana, cioè difendersi e cercare spazi alle spalle dell' avversario. Questo tipo di calcio ha avuto tanta fortuna e rappresenta ancora una splendida carta di riserva, ma nasce dalla debolezza.

 

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Oggi non solo questo non c' è più, ma la libera circolazione degli stranieri ha portato i migliori giocatori al mondo nel campionato più ricco, quello inglese. Non i Maradona, i Messi, i Ronaldo, ma la più straordinaria qualità media che esiste, il calcio vero, di tutti. Quello che colpisce il nostro occhio del loro calcio è la velocità. Attenzione: non sono più veloci dei giocatori italiani. Fanno girare più rapidamente il pallone. Per far questo bisogna essere molto bravi.

 

Non c' è più una differenza fisica, siamo tutti mescolati. La differenza è la tecnica, la qualità individuale. È qui la singolarità. Per far girare rapidamente il pallone bisogna saperlo controllare a qualunque velocità ti arrivi. Il calcio si gioca con un attrezzo. È il controllo di quell' attrezzo il vero segreto. Il campionato inglese su questo è nettamente avanti a noi. La loro ricchezza acquista i migliori giocatori, i migliori giocatori danno velocità al pallone e ne prendono il controllo. Questa diversità è gestita poi da tecnici provenienti da tutto il mondo, i più costosi, i più esperti. Hanno messo tutto in una scatola, hanno agitato il fondo e ne è uscito un calcio nuovo. Noi non siamo più i maestri, siamo i migliori nel nostro tipo di calcio. Sarri e Conte hanno retto appena tre anni in due nella perfida Albione. Poi sono tornati a casa.

 

 

LA VERITÀ DEL PAPU GOMEZ

Guido De Carolis per il Corriere della Sera

 

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In fondo una bugia è solo una bella storia che qualcuno rovina con la verità. Alla serie A l' ha detta in faccia Papu Gomez, dopo il pari dell' Atalanta a San Siro contro il Manchester City di Pep Guardiola.

 

«Questi vanno al doppio, il calcio italiano è molto più lento. Giocano per vincere, attaccano e pressano a mille.

 

Noi facciamo così in Italia e va benissimo, ma in Europa lo fanno tutte».

L' analisi risponde a una domanda: perché la Premier League è più spettacolare della serie A? L' ultima sfida tra Liverpool e Manchester City è la conferma che da anni giochiamo sport diversi, per vari motivi. Il più lampante è l' intensità. «Vanno il doppio» non per allenamenti più efficaci o per allenatori e preparatori migliori. «Il ritmo è altissimo perché scendono in campo per vincere.

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Da noi c' è più tatticismo e tensione», sostiene Francesco Guidolin che in Premier ha allenato e salvato lo Swansea. «Poi conta il palcoscenico. Gli stadi pieni creano un' atmosfera adrenalinica che spinge i giocatori a dar fondo a tutte le energie. In Champions è ancor più amplificato. Inoltre in serie A le nostre grandi faticano a battere anche le piccole, il dispendio energetico è maggiore. Alla base poi c' è la qualità dei singoli, c' è molta differenza», spiega Guidolin.

 

 

I migliori al mondo vogliono la Premier non per caso. Il valore totale delle rose delle squadre inglesi è di 9,3 miliardi, la serie A è a 5,3. Hanno i calciatori più forti, spendono e incassano di più, ripartiscono meglio i soldi dei diritti tv, hanno stadi all' avanguardia e pieni, con una media spettatori di 39 mila persone a partita contro i nostri 26 mila. Negli ultimi dieci anni hanno vinto la Premier quattro club, tra cui il Leicester, però nessuna mai per più di due anni di fila. In serie A da otto anni vige la dittatura della Juventus.

 

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Il dominio inglese si riflette in Europa. Nella stagione passata le finali di Champions e Europa League sono state entrambi derby tra squadre di Sua Maestà. I soldi hanno un ruolo importante, non dominante: un ricco club come il Liverpool non ha mai vinto la Premier da quando fu istituita, nel lontano 1992. La differenza la fanno qualità, mentalità e intensità, così si spiega il rigetto per la Var, colpevole di abbassare la fluidità delle partite. «Il gioco scorre più veloce e continuo.

 

I falli minimi non vengono fischiati, le pause sono ridotte, ciò incide sui calciatori. Sanno di dover spingere al massimo già in allenamento e nel riscaldamento. Ci mettono il 100 per cento, da noi è meno sentito. Inconsciamente pensiamo: conta il match. Quello è il primo errore. La qualità poi è maggiore», analizza Ivan Carminati, preparatore atletico dello Zenit San Pietroburgo e in passato della Nazionale inglese e del Manchester City di Roberto Mancini.

 

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La differenza è abissale tra Premier e serie A, ma pure con gli altri campionati. Anche per questo il numero uno della Fifa, Gianni Infantino, ha chiamato l' ex allenatore dell' Arsenal, il 70enne Arsene Wenger (primo straniero a vincere la Premier) alla presidenza del gruppo di studio tecnico che monitora tutti i tornei Fifa. Fu lui a importare in Inghilterra il calcio manovrato e a trasformare i Gunners «in un simbolo di perfezione estetica», come scrisse Nick Hornby in «Febbre a 90°». Servirebbe un aiuto così anche alla serie A.

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