Francesco Grignetti per “la Stampa” - Estratti
Se i francobolli celebrativi hanno un senso, è per ricordare le personalità illustri della Patria. Sono il Pantheon di riferimento della nazione. Tra qualche giorno ci sarà un francobollo dedicato al deputato Giacomo Matteotti nel centenario della morte, quello che, per stare alle parole di Giorgia Meloni, era «un uomo libero e coraggioso ucciso da squadristi fascisti per le sue idee».
Bene, che cosa c'entra, allora, celebrare la figura dello squadrista Italo Foschi con un altro francobollo? È un clamoroso nonsense.
Ed è anche un giallo perché la sottosegretaria Fausta Bergamotto, FdI, è la responsabile per la filatelia e le voci di corridoio la davano per madrina del francobollo celebrativo. D'altra parte il ministro responsabile, Adolfo Urso, parteciperà lunedì alla presentazione del francobollo dedicato a Matteotti, perché lo ritiene un appuntamento politicamente importante mentre diserterà la cerimonia di oggi, classificata di mero interesse sportivo.
Chi sia Foschi, infatti, lo sanno solo i tifosi romanisti e neanche tutti. Ha il merito di avere fondato la Roma calcio nel 1927. E sul sito ufficiale della squadra se ne magnifica l'amore per lo sport e per i giallorossi.
Peccato che si nasconda tutto il resto. Foschi infatti fu uno squadrista violento e per questo motivo fu persino espulso dal Pnf, salvo essere presto reintegrato.
La storia di Italo Foschi, a volerla leggere tutta, è sul sito della Treccani. C'è andato l'ex ministro Carlo Giovanardi, filatelico accanito, che non ne aveva mai sentito parlare e ha scoperto del francobollo quasi per caso. I nipotini del Msi, però, la storia dovrebbero conoscerla bene.
Dunque: volontario nella Grande guerra, nazionalista, Foschi confluisce nel partito fascista nel 1923 e si ritrova con le idee del segretario Farinacci, quello dello «squadrismo intransigente». Dal 15 agosto 1923 fu messo a capo della federazione laziale sabina; dal febbraio 1924 è segretario politico del fascio romano. Guidò la squadraccia che devastò la residenza dell'ex premier Francesco Saverio Nitti. Era in contatto con Cesare Rossi, il capo ufficio stampa di Mussolini.
Organizzò spedizioni contro le sedi di alcuni giornali dell'opposizione. Dopo la seduta alla Camera dei deputati del 30 maggio 1924 venne incaricato di dar vita a una dimostrazione contro i deputati dell'opposizione. Al ritrovamento del cadavere di Matteotti, in un momento di sgomento generale, pubblicò «Un appello ai fascisti romani» con cui li incitava alla ricostruzione delle squadre. Scrisse ad Amerigo Dumini, il responsabile dell'omicidio: «Sei un eroe, degno di tutta la nostra ammirazione».
Negli anni seguenti sarà prefetto in varie città e dopo l'adesione alla Repubblica sociale italiana fu a Belluno. Processato per avere partecipato alla Repubblica sociale, fu assolto e morì sugli spalti dello stadio tifando per la Roma nel 1949. A molti interessa solo questo, non tutto il resto.