LO “SCERIFFO” DI CASA TOTTI - “FRANCESCO, GUARDA CHE SEI SCARSO, QUELLO BRAVO È TUO FRATELLO RICCARDO” - ECCO CHI ERA IL PAPA’ DI TOTTI, APPENA SCOMPARSO E PERCHÉ FU LUI A SCOPRIRNE IL TALENTO - QUANDO "IL CAPITANO" ERA BAMBINO CONVINSE PERSINO I RAGAZZI PIÙ GRANDI DI PIAZZA EPIRO A FAR GIOCARE IL FIGLIO CON LORO ANCHE SE LO CHIAMAVANO "GNOMO" – IL FASTIDIO PER GLI INSULTI AL FIGLIO, IL RITO DELLA PIZZA E MORTAZZA NELLO SPOGLIATOIO - MIMMO FERRETTI: “NON SI E’ MAI ATTEGGIATO A ESSERE IL PAPA’ DI TOTTI…” 

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Luca Valdiserri per corriere.it

 

enzo francesco totti enzo francesco totti

«Di qualsiasi cosa uno abbia bisogno, tempo mezz’ora e lui te la procura». Questo era Enzo Totti nelle parole di suo figlio Francesco. Un papà che risolveva i problemi. Un papà che c’era sempre. Un papà che sapeva farsi volere bene non solo dai suoi figli ma da tutti. Così Francesco l’aveva descritto nella bella autobiografia scritta insieme a Paolo Condò, così l’ha vissuto ogni giorno che hanno passato insieme.

 

Lorenzo Totti, ma tutti lo chiamavano Enzo, è morto lunedì a Roma, dopo essere stato ricoverato all’ospedale Spallanzani, per le conseguenze del Covid-19. Aveva 76 anni, in passato aveva avuto problemi cardiaci e negli ultimi tempi era alle prese con altre patologie, soprattutto il diabete, che si sono rivelate fatali. Lascia la moglie Fiorella, i figli Francesco e Riccardo, sei nipoti. «Credo che il primo ad aver percepito la dimensione del mio talento sia proprio stato papà Enzo. Diminutivo di Lorenzo, ma lo chiamano Sceriffo perché ama tenere tutto sotto controllo». Parola di Francesco.

 

ENZO TOTTI ENZO TOTTI

Lo Sceriffo era una presenza costante. Più silenzioso di mamma Fiorella, ma quando parlava sapeva arrivare a segno. Così provocava Francesco («Tuo fratello è più bravo di te») per tirargli fuori il meglio. O convinceva i ragazzi più grandi di piazza dell’Epiro a far giocare il figlio con loro anche se lo chiamavano Gnomo. Tempo cinque minuti e tutti capivano che era il più bravo e chiedevano di rifare le squadre per ritrovare un minimo di equilibrio tra le forze in campo.

 

Enzo era una figura presente. Seguiva tutte le trasferte di Francesco ma anche i suoi allenamenti a Trigoria. A ogni compleanno del figlio, il 27 settembre, si presentava in spogliatoio con pizza bianca e mortadella per tutti. Non c’era allenatore, nemmeno Luciano Spalletti, che non ammettesse quello sgarro alla dieta dei calciatori. Negli ultimi tempi si era «dedicato» a Cristian, il primo nipote, ed era facile incontrarlo su molti campi della periferia romana, dove il nipote giocava con la maglia delle formazioni giovanili della Roma.

 

ENZO FRANCESCO TOTTI ENZO FRANCESCO TOTTI

Meglio in trasferta, però, perché la ferita dell’addio al campo di Francesco prima e quella dell’addio al ruolo di dirigente poi avevano lasciato il segno. L’ultima presenza di Enzo Totti allo stadio Olimpico era datata 28 maggio 2017, partita di addio di Francesco, contro il Genoa. Un rito collettivo dove la sofferenza di tutti era stata perfettamente sintetizzata dallo striscione di un tifoso: «Speravo di morì prima».

 

Enzo Totti, prima della pensione, era un impiegato di banca. Sempre nell’autobiografia «Un Capitano» c’è il racconto dell’assegno che il giovanissimo Francesco ricevette per la partecipazione alla Coppa Uefa, anche se non aveva giocato nemmeno un minuto: 218 milioni di lire che i senatori della squadra avevano voluto anche per il «pupo», a simboleggiare che ormai era uno dei gruppo. Francesco era tornato a casa il venerdì sera, con l’assegno in tasca, terrorizzato di perderlo. La banca apriva soltanto il lunedì mattina. Papà Enzo fece la guardia.

 

ENZO FRANCESCO TOTTI ENZO FRANCESCO TOTTI

«Ma non perché avevamo bisogno di soldi. Nella mia famiglia non è mai mancato nulla». Sarà papà Enzo che mancherà. E mancherà a tutti quelli che lo hanno conosciuto, perché sdrammatizzava le situazioni e aveva sempre mantenuto quello spirito romano che ha poi passato nel Dna di Francesco. La battuta pronta, ma la sensibilità sempre. Conosceva il suo ruolo, sapeva aiutare anche soltanto con uno sguardo.

 

Tante le manifestazioni di cordoglio. Dalla politica — la sindaca Virginia Raggi, il presidente regionale Nicola Zingaretti — allo sport. La Roma ha scelto parole semplici ma sentite: «Ciao Enzo, il nostro abbraccio va a Fiorella, Francesco, Riccardo e tutta la famiglia Totti».

totti totti

 

Il Real Madrid, che in passato aveva fatto carte false per portare Francesco a giocare al Bernabeu, ha dimostrato ancora una volta che la classe non è acqua postando un sentito ricordo «a la leyenda de la Roma». Ma ancora più importanti per Francesco, sicuramente, sono stati i tantissimi messaggi sui social media anche dei tifosi di squadre diverse che hanno voluto essergli vicini nel dolore. Lazio, Juve, Milan, Inter, Napoli... Rivalità acerrime dimenticate in nome di un calcio che non c’è più. Quello di un papà che portava «pizza e mortazza» in spogliatoio. Quello che tempo mezz’ora ti porta tutto quello di cui hai bisogno.

 

 

CIAO, SCERIFFO

Piero Torri per il Romanista – www.ilromanista.eu

 

Un'età non eccessiva, settantasei anni, una salute da tenere costantemente sotto controllo, i primi sintomi del maledetto Covid, il ricovero allo Spallanzani, pochi giorni prima di dire ciao Fiore', ciao Ricca', ciao France', ciao nipotini miei, ciao amici, ciao Roma.

ENZO FRANCESCO TOTTI ENZO FRANCESCO TOTTI

 

Se ne è andato con la discrezione di un papà che non ha mai pensato di esserlo di un campione, ma sempre e comunque di Francesco. Lui e mamma Fiorella che vogliamo abbracciare con tutto il cuore, hanno avuto un ruolo fondamentale nella straordinaria carriera del Capitano. Capaci di non farsi mai travolgere dalla crescente popolarità e ricchezza, la mamma accompagnandolo tutti i giorni a Trigoria, lo Sceriffo provocandolo con quel disincanto romano (e romanista) che poi abbiamo conosciuto ancora meglio con Francesco. Gli diceva, lo Sceriffo, «guarda che sei scarso, quello bravo è tuo fratello Riccardo». Sapeva che non era vero, ma sapeva anche che quelle parole avrebbero stimolato il figlio, «mo' papà ti faccio vedere io». Glielo ha detto fino a quando il Dieci ha appeso gli scarpini al chiodo, quasi che volesse continuare a sfidarlo felice di perderla quella sfida.

 

cristian totti francesco totti cristian totti francesco totti

Perché lo Sceriffo sapeva meglio di chiunque altro le qualità di quel ragazzino biondo che aveva visto crescere andando ogni sera a letto con il pallone tra le braccia. Ne ha seguito la carriera con una discrezione fuori dal comune, quella discrezione che dovrebbe essere un esempio per tutti quei papà convinti di avere un figlio campione. Lo Sceriffo lo era sul serio il papà di uno straordinario fuoriclassema non l'ha mai detto a nessuno, a cominciare dal figlio, sempre più felice di vederlo diventare un'icona di una città, di una tifoseria, vestito con quei colori giallorossi, che erano i colori del suo cuore.

 

enzo francesco totti enzo francesco totti

Chi scrive, nel corso della sua carriera, ha avuto il piacere di incontrarlo parecchie volte lo Sceriffo. Al seguito del figlio «scarso», in camper nei ritiri, con gli amici di sempre, una partita a carte, uno sguardo attento, da lontano, agli allenamenti del Capitano, pronto a rimproverarlo se si fosse dimostrato maleducato nei confronti di un allenatore, di un compagno, o un tifoso. Lo abbiamo incrociato anche in diversi stadi italiani ed esteri, sempre in disparte, mai davanti ai riflettori, il palcoscenico era di Francesco e lui era felice di questo, di vedere che quel suo ragazzino biondo stava conquistando il mondo. Non sempre, lo Sceriffo, finiva di vedere le partite. Soprattutto in trasferta. 

 

Sopportava poco che insultassero il figlio, allora preferiva alzarsi e andare via. Con la solita discrezione che in venticinque anni di carriera del Dieci lo ha portato a non concedere mai un'intervista e l'idiosincrasia a qualsiasi fotografia. Il palcoscenico era di Francesco, quello scarso.

 

Mi permetto la prima persona per mandare un abbraccio con tutto il cuore a Fiorella, Riccardo, Francesco e tutta la famiglia Totti. A cui noi, inguaribili romanisti, dobbiamo tutti un grazie.

Ciao, Sceriffo.

 

 

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