PANDEMIA ALL’ULTIMO STADIO – SERIE A IN ROSSO PER LA MANCANZA DEL PUBBLICO: RISCHIANO DI SPARIRE 370 MILIONI - TRA BIGLIETTI, ABBONAMENTI E TUTTE LE ATTIVITA’ CONNESSE AGLI IMPIANTI IL CONTO 2020-21 DEI CLUB È SALATISSIMO: PER LA JUVE UNA PERDITA POTENZIALE DI 80 MILIONI. SONO LE GRANDI A SOFFRIRE DI PIU’. NEL REGNO UNITO DA ALCUNI GIORNI SONO STATI RIAPERTI, PARZIALMENTE, GLI STADI, IN ITALIA IL TEMA È FUORI DALL'AGENDA DEL GOVERNO...

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Marco Iaria per “la Gazzetta dello Sport”

 

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Ci sono 370 milioni che rischiano di scomparire. Gli stadi chiusi al pubblico a causa della pandemia stanno dissanguando le casse dei club di calcio. Anche di quelli italiani che pure scontano un ritardo infrastrutturale enorme rispetto alle migliori pratiche europee.

 

Se il 2020-21 dovesse concludersi con le porte chiuse i mancati incassi per le 20 società di A ammonterebbero, appunto, a 370 milioni, in base a un' indagine della Gazzetta che tiene conto non solo degli introiti da biglietteria e abbonamenti ma anche dell' hospitality, cioè i servizi di categoria superiore offerti al pubblico e agli sponsor, e di tutte quelle attività connesse alla vita degli impianti, come tour, musei, negozi.

 

Parliamo del 15% dei ricavi caratteristici del massimo campionato. Si va dagli 80 milioni di potenziale perdita per la Juventus ai 3-5 milioni delle neopromosse. A differenza di precedenti crisi economiche, stavolta sono le grandi a soffrire di più.

 

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È vero che molte di loro godono di proprietari solidi e liquidi (da Exor a Suning, da Elliott a Friedkin) ma è altrettanto vero che il divieto di accesso per gli spettatori ha interrotto quegli enormi flussi di entrata che foraggiavano le spese di gestione, leggi gli stipendi. Saltate le campagne abbonamenti, che garantivano complessivamente un centinaio di milioni, le società di Serie A hanno dovuto rinunciare fino a questo momento a circa 200 milioni, ma il conto dei danni cresce giornata dopo giornata. Il meccanismo è andato in tilt e non è un caso se tutti i club, anche i maggiori, abbiano spinto la Figc a prorogare i termini per il pagamento degli emolumenti e ora aspettino con ansia l' ok parlamentare alla sospensione dei versamenti fiscali fino al 30 aprile 2021.

 

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La Juve è quella che paga il dazio maggiore, anche perché l' Allianz Stadium è un modello di riferimento in Italia per gli alti standard e la capacità di generare introiti 365 giorni l' anno.

 

Quegli 80 milioni che il club bianconero rischia di perdere quest' anno derivano per quasi 15 milioni da tutte le attività collaterali, compresi gli eventi "no match day" (4 milioni).

 

L' Inter ha messo nel conto circa 60 milioni di potenziali perdite, dopo aver registrato negli ultimi anni un notevole trend di crescita: prima del Covid i nerazzurri avevano aggiornato i record di presenze medie (65.800) e abbonamenti (38.747) con 6,6 milioni di incasso lordo per Inter-Juve e 7,9 per Inter-Barça. Il Milan segue a quota 40 milioni di mancati ricavi stagionali. I club milanesi aspettano il via libera al progetto del nuovo San Siro per poter incrementare i proventi ai livelli europei, ma nel frattempo devono rinunciare ai 12 milioni di fatturato netto di M-I Stadio, la società compartecipata che ha in gestione le attività extra-biglietteria del Meazza.

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Non sono i 60 milioni del ramo d' azienda che amministra per conto del Bayern i remunerativi servizi dell' Allianz Arena, ma non sono nemmeno da buttare. Con l' Olimpico chiuso al pubblico la Roma deve rinunciare a 38 milioni su base annua, di cui una decina dall' hospitality. Quantificare questa voce non è facile perché a bilancio è appostata in due segmenti: tra i ricavi da gare per la quota relativa al pubblico e tra gli introiti da sponsorizzazione per la parte di pertinenza dei partner.

 

La Roma, per esempio, deve stornare circa il 10% dagli importi dei contratti con gli sponsor perché ci sono diritti legati alla fruizione dell' impianto (palchi, aree riservate) che al momento non si possono utilizzare. Ecco perché la stima dei danni per gli stadi chiusi schizza a 370 milioni. Il discorso vale anche per le cosiddette provinciali: sui 10 milioni di ricavi annui da stadio del Bologna, 4 arrivano dall' hospitality.

 

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Particolarmente sfortunate quelle squadre che non sono abituali frequentatrici della Champions e che, a causa del Covid, devono rinunciare a quel tesoretto extra a cui ambivano.

 

È il caso dell' Atalanta e della Lazio, che stimano mancati incassi stagionali per 20 milioni a testa. Il club bergamasco è doppiamente sfortunato: il ritorno dell' investimento da oltre 40 milioni per lo stadio deve attendere, con le ospitalità e gli sky box nuovi di zecca della tribuna Rinascimento vuoti. Porte chiuse particolarmente penalizzanti pure per Napoli (17 milioni), Fiorentina (15) e Udinese (11): le prime due per il loro bacino d' utenza, la terza per le funzionalità del moderno Dacia Arena. La lista dei potenziali danni si completa con Sampdoria (7,5 milioni), Genoa, Torino e Verona (7), Cagliari (6,5), Parma e Sassuolo (6), Benevento (5), Crotone (4) e Spezia (3).

 

Se nel Regno Unito da alcuni giorni sono stati riaperti, parzialmente, gli stadi, in Italia il tema è al momento fuori dall' agenda del Governo. Gli impianti potrebbero restare chiusi fino alla fine della stagione, o al massimo con ingressi molto contingentati. Insomma, quei 370 milioni sono davvero a rischio.

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Ma l' industria calcistica è preoccupata anche per il post-emergenza. Questa è l' amara riflessione di un manager di un top club di Serie A: «Quando riusciremo a recuperare l' empatia che il calcio aveva sulle persone? La paura vera è questa, cioè che la gente, abituata a una visione a distanza, non voglia più tornare a frequentare in massa gli stadi o non abbia i soldi per spendere sul calcio come in passato».

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