franco baresi

PARLA IL VERO MINISTRO DELLA DIFESA: FRANCO BARESI! PER IL REGISTA WERNER HERZOG “NON C'È STATO MAI NESSUN ALTRO GIOCATORE CHE HA CAPITO COSÌ BENE FISICAMENTE LO SPAZIO” - GLI INIZI ALL’ORATORIO (”C'ERA LA REGOLA DI ANDARE A DORMIRE ALLE 10 DI SERA. IO LO FACCIO ANCORA ADESSO”), IL MILAN ("LA MIA SECONDA FAMIGLIA"), I DERBY CON IL FRATELLO BEPPE (“EVITAVO GLI SCONTRI”) – I 40 ANNI INSIEME ALLA MOGLIE MAURA LARI E LA COSA PIÙ EMOZIONANTE CHE GLI E' CAPITATA - VIDEO

 

Roberta Scorranese per il “Corriere della Sera”

 

Werner Herzog, il raffinato regista di «Fitzcarraldo», di lei ha detto: «Non c'è stato mai nessun altro giocatore che ha capito così bene fisicamente lo spazio». Che effetto le ha fatto un apprezzamento simile?

franco baresi 8

«Sono rimasto molto sorpreso. Non è un uomo che si occupa di sport per lavoro. Che sappia chi è Franco Baresi è curioso, anche se, certo, la cosa mi ha riempito di gioia. Ci siamo anche conosciuti e abbiamo parlato a lungo».

 

Lei però è una sorta di leggenda, e non solo perché capitano del Milan per 15 anni.

«Che parole grosse. Sono solo uno che è nato nel 1960 a Travagliato, nella campagna del Bresciano, e che ha avuto la fortuna di sentirsi "libero di sognare". E in effetti ho voluto dare proprio questo titolo alla mia autobiografia, scritta assieme a Federico Tavola. Sono stato fortunato ad ascoltare i miei sogni. E a trovare sulla mia strada persone che mi insegnassero ad ascoltarli».

 

La campagna povera, una famiglia molto umile, il bagno fatto nella tinozza messa nella stalla perché lì, d'inverno, faceva più caldo. Quanto spazio c'era per i sogni?

«E non le dico del "prete", cioè quella specie di attrezzo di legno nel quale si metteva un catino pieno di braci per far riscaldare il letto freddo. È vero, non era facile sognare per un bambino nato in una famiglia contadina e cresciuto in un casale, tra mucche e trattori. Ma mia madre Regina era una donna che curava minuziosamente la pulizia e l'ordine di noi figli».

 

Lucia, Angelo, Emanuela e, naturalmente, Beppe, mediano dell'Inter, fratello amatissimo ma pur sempre rivale nel derby.

WERNER HERZOG

«Lui è arrivato a Milano, all'Inter, prima di me, e quando mi ha preso il Milan, per un periodo iniziale, abbiamo condiviso la casa. Tutto bene fino a quando arrivava la settimana del derby: presto ci saremmo dovuti sfidare e dunque per forza dovevamo essere rivali».

 

La verità: qualche volta ha evitato mosse troppo violente in campo contro suo fratello?

«La verità?».

Sì, la prego.

«Be', diciamo che qualche volta il mio piede è stato più leggero quando ha incontrato lui».

 

Tornando ai sogni, quando, da bambini, giocavate nell'aia accanto alle galline, immaginavate di vivere, un giorno, carriere simili?

«Ma va. Non guardavamo la tv, figuriamoci andare allo stadio. Io non sapevo nemmeno chi fossero Pelé o Cruijff. Poi però, a dieci anni, mi capitò di vedere quella che per noi italiani ancora oggi è la partita , cioè la semifinale contro la Germania ai Mondiali del Messico. Una folgorazione. Cominciai allora a sognare».

 

libero di sognare franco baresi

Chi avrebbe voluto diventare?

«Forse Pierino Prati».

 

Cabrini, Baresi, Donadoni, Prandelli, Riva, Scirea e tanti altri: il cuore lombardo che da Bergamo allunga fino a Cremona ha dato tanto al calcio.

«Vede, tutto nasceva dalla passione di ogni giorno. Noi cominciammo a giocare nell'aia del casale con un pallone di cuoio, poi un giorno arrivò un prete, don Piero Garbella, che ci incoraggiò a seguire i sogni. Il calcio vero cominciava alla maniera contadina: coltivando i ragazzi nei luoghi dove erano nati, osservandoli nel cortile degli oratori. All'Unione Sportiva Oratorio Travagliato c'era la regola di andare a dormire alle 10 di sera. Io lo faccio ancora adesso, pensi un po'».

 

Proprio nelle gare dell'oratorio lei venne notato dagli osservatori del Milan. Se lo ricorda l'arrivo a Milanello?

«Eccome. Non mi sembrava vero di vedere da vicino Rivera, Liedholm, Rocco. Ricordo la prima gara in serie A, contro il Verona. In trasferta. Vincemmo e negli spogliatoi mi si avvicinò Nereo, all'epoca direttore tecnico, che mi fece: "Ma t' ha giugà anca ti?!"».

 

Possiamo dire che il Milan è stata - letteralmente - la sua seconda famiglia?

franco baresi e federico buffa alla presentazione del libro

«Certo. Io ho perso mia madre a tredici anni, mio padre a diciassette. Io nelle cose ho sempre cercato stabilità. Nel lavoro, nello sport, nella famiglia. Lo sa che lo scorso 10 settembre abbiamo raggiunto i trentotto anni di matrimonio con mia moglie? E stiamo insieme da 40».

 

Maura Lari, conosciuta in una delle trasferte in Toscana.

«Maura serviva ai tavoli del ristorante Piccolo Alleluja di Montevarchi. Era la figlia del proprietario. Il massaggiatore del Milan, Paolo Mariconti, si accorse che io guardavo rapito quella bellissima ragazza bionda. E allora mi tirò la volata e le disse: "Signorina, per favore serva prima lui, perché è il capitano". Arrossii. Ma da allora io e Maura non ci siamo più lasciati e ogni anno festeggiamo il giorno che ci siamo sposati».

 

Le ha mai detto «ti amo»?

«Glielo dico tutti i giorni».

 

Tutti i giorni?

franco baresi usa 94 7

«Sì, non passa giorno senza che io glielo ricordi. Se un giorno mi passa di mente, quello successivo mi affretto a ricordarglielo».

 

Lei si definirebbe un uomo di emozioni?

«Molto. Ho pianto tanto nella mia partita d'addio. E il mio è stato un pianto di gioia, perché vedere tutti quei tifosi e quei colleghi che mi festeggiavano è stata un'emozione mai vissuta».

 

In quale altra occasione si è commosso profondamente?

«Una volta in uno dei club rossoneri mi lessero la lettera di un tifoso. Piansi anche lì».

 

E che cosa diceva la lettera?

«Lei è molto curiosa, sa?».

Allora mi dica chi è il suo fan più assiduo.

«Diciamo fan del Milan. Boh, forse Ricky Tognazzi, simpatico e intelligente. Ma nominarne uno vuol dire fare torto a tutti gli altri».

 

franco baresi 10

Anche Maradona era un suo fan.

«Una volta disse "Baresi è uno dei migliori". Detto da un campione immenso come Diego come fai a non commuoverti?».

Due figli, Edoardo e Gianandrea. Nella sua autobiografia lei scrive: «L'unica cosa che mi importa è che siano felici».

«È vero. Uno si occupa di finanza, l'altro di arte. Ci vediamo e ci sentiamo spesso».

 

Non vorrebbe diventare nonno?

«È un pensiero che ricorre. Vedremo».

 

Lei è anche zio di una calciatrice, Regina Baresi, figlia di Beppe (che peraltro porta il nome della nonna). Le dà consigli?

«No, lei ha un padre che in questo è migliore di me. Qualche volta abbiamo commentato il calcio femminile: in Italia siamo ancora molto indietro in questo, penso che ci siano potenzialità grandi da esplorare».

 

Lei scrive: «A distanza di molti anni dal mio ritiro, ho imparato che la differenza tra vincere e perdere non sta nell'alzare o meno una coppa. È qualcosa di più profondo». Che cosa intende dire?

«Quando mi guardo indietro penso che una carriera riuscita sia fatta di tante cose. Delle persone che incontri, della disciplina giusta, del momento giusto, anche degli errori qualche volta. È qualcosa che si capisce dopo, perché si diventa più lucidi».

franco baresi 9

 

Franco, qual è il suo sogno ricorrente?

«Sogno spesso la prima Champions vinta al Milan. Vede, io ho vissuto tante epoche diverse nella squadra, compresa la retrocessione. Ci sono stati alti e bassi molto profondi e se ancora oggi sono qui, in rossonero, non è perché io mi senta "una bandiera", ma è perché anche qui ho cercato la stabilità. Ho ragionato per fasi, come si fa nelle famiglie. Ho cercato un equilibrio».

 

Forse è dipeso dal fatto che lei ha perso giovanissimo entrambi i genitori?

«Non saprei. Tendo a consolidare i legami, a vivere le cose con intensità. Quando Berlusconi decise di ritirare la maglia numero 6 come omaggio a Franco Baresi, per me fu un qualcosa di enorme, anche perché era un avvenimento inedito in Italia. Non me lo aspettavo».

 

E pianse anche allora?

«Secondo lei?».

 

Un ricordo di Arrigo Sacchi?

«Era molto esigente, chiedeva il massimo. Poi, nei ritiri, veniva a controllare se di notte dormivamo e allora, quando lo sentivamo arrivare, scattava il momento "spegni la luce". Lui ci sgamava puntualmente e allora si metteva a chiacchierare con noi di strategie e di formazioni».

 

Qual è stata la cosa più avventurosa che le sia mai capitato di fare?

franco baresi usa 94 6

«A parte certi momenti di calcio, non ce ne sono state. Potrei dirle che è stato il viaggio che mi è capitato di fare in Amazzonia, tra i nativi e gli abitanti della foresta. Potrei dirle il volo sul Concorde. Ma mi piace risponderle che per me è stato emozionante poter dire di aver conosciuto tre Papi».

 

Quali?

«Papa Giovanni Paolo II lo incontrai a Roma in occasione del primo scudetto rossonero, papa Benedetto XVI a San Siro e Francesco a Roma in una udienza con la Fondazione Milan. Ora lei mi chiederà quale di questi mi ha colpito di più».

 

Eh sì.

«Forse Wojtyla, senza nulla togliere agli altri. Forse perché ho percepito l'umanità del suo messaggio universale. L'ho sentito molto uomo, ecco».

 

Oggi lei è vicepresidente onorario del Milan, è molto impegnato nella squadra con la quale ha vinto sei scudetti e molto altro. Che cosa fa quando non pensa al calcio?

franco baresi 7

«Non faccio cose particolari. Leggo, amo le parole crociate, mi piace passeggiare, guardo le partite di basket e soprattutto di tennis».

 

Federer (anche se si è ritirato), Nadal o Djokovic?

«Federer, che domande».

È questione di «capire fisicamente lo spazio», come ha intuito Herzog parlando di lei?

«Credo che sia una combinazione di talento e grazia. Quel momento che cerchiamo tutti».

franco baresi usa 94 5franco baresi 6franco baresi usa 94 3franco baresi 2franco baresi usa 94 2franco baresi 5FRANCO BARESI E AZEGLIO VICINIfranco baresi usa 94 9franco baresi usa 94 1franco baresifranco baresiFRANCO BARESI E STEFANO ERANIO franco baresifranco baresifranco baresi 4franco baresi 1franco baresi usa 94 8

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…