settori giovanili vivai calcio

PICCOLI AZZURRI NON CRESCONO? TE CREDO! NELLE SCUOLE CALCIO LE FAMIGLIE PAGANO PER FAR GIOCARE I LORO FIGLI (ANCHE SE SONO DELLE PIPPE AL SUGO) E “MAGNAGER” SENZA SCRUPOLI PRENDONO SOLDI ANCHE PER UN PROVINO. PERCHE’ NELLE PRIMAVERA UN GIOCATORE SU 3 E’ STRANIERO? CHE SENSO HA? PERCHE’ IL PROGETTO DEI CENTRI FEDERALI NON È DECOLLATO? IL RISULTATO E' CHE DAL 2014 44MILA RAGAZZI HANNO CHIUSO CON IL CALCIO – IL DISASTRO DEI SETTORI GIOVANILI E I RICATTI DEGLI AGENTI

Matteo Pinci per “la Repubblica”

 

settori giovanili vivai calcio

Il segnale di allarme non è l'eliminazione subita con la piccola Macedonia. Ma il fatto che per provare a vincere quella partita il ct Mancini abbia scelto, come mossa della disperazione, un brasiliano di 30 anni all'esordio come Joao Pedro. In Italia non cresce più il talento. Anzi: si è smesso di coltivarlo.

 

Gli stranieri delle Primavera Il presidente della Federcalcio Gabriele Gravina, a Repubblica, ha denunciato il problema delle squadre Primavera intasate di stranieri. E non è una questione di passaporto, ma di eleggibilità per la Nazionale. La domanda è: perché accade? Il motivo è, ovviamente, economico. Formare un ragazzo costa tempo e soldi: è un lavoro che può dare risultati a medio - lungo termine, devi investire nello scouting per prenderlo magari a 11 anni, e poi garantirgli per almeno 7 anni allenatori all'altezza, strutture adeguate, sperando che a 18-19 anni possa tornare utile.

 

settori giovanili vivai calcio

Un grande investimento di tempo e denaro. Così sempre più spesso si cede alla scorciatoia: prendere ragazzini stranieri rimasti senza contratto in patria (non prime scelte), quindi liberi dai 16 anni di accasarsi altrove - l'Europa garantisce la libera circolazione dei lavoratori - con un contratto "giovanile" fino ai 18 anni. Per i club è un vantaggio enorme: pagano solo vitto e alloggio. Unica condizione è, ovviamente, farli giocare. Anche perché spesso vengono inseriti dagli agenti come pedine di operazioni più grandi: «Vuoi il centravanti da 10 milioni per la prima squadra?

 

Allora prenditi anche tre ragazzini per la Primavera». E i club accettano, sperando possano diventare plusvalenze. Già nell'Under 17 oggi si trovano club con 3, anche 4 ragazzini presi dall'estero. Nelle Primavera sono il 33%. Inevitabile trovino meno spazio i calciatori di formazione italiana nell'età chiave della loro crescita. «Dal 2017 ho proposto spesso in Figc di inserire l'obbligo in Serie A o in Coppa Italia di avere in campo due Under 23 formati da almeno 6 anni nel proprio settore giovanile - ci racconta un dirigente sportivo di vertice - ma sembra non interessare molto».

 

gabriele gravina foto di bacco

Il business delle scuole calcio Nel 2014, dopo l'ultimo Mondiale a cui l'Italia abbia preso parte, i ragazzi tesserati col Settore giovanile scolastico erano 698 mila. Nel 2019, quindi prima della pandemia, ne avevamo persi per strada circa 44 mila. E, paradossalmente, la loro formazione è a carico quasi esclusivo delle famiglie. Le scuole calcio sono diventate a tutti gli effetti un business: le quote d'iscrizione (a volte altissime, anche 8-900 euro a bambino), sempre più spesso servono a sostenere economicamente tutta la società, che ha magari una squadra nei campionati dilettantistici. E per renderlo possibile si risparmia su tutto: pochi allenatori formati e abilitati, che costano troppo. Meglio volontari che lo facciano per passione, ma con dubbie qualità. Come non bastasse, trasferte e materiale sportivo sono regolarmente a carico delle famiglie.

calcio giovanile

Chi paga per giocare Nel calcio giovanile si paga per tutto. Persino per giocare. Tra i primissimi a denunciare fu, nel 2018, Massimo Piscedda, ex selezionatore delle giovanili azzurre, parlando di «un malaffare ramificato in modo serio e pericoloso». Il costume è rimasto: nel mondo dilettantistico giovanile, abbondano dirigenti che prendono soldi anche per un provino. Che alla firma del contratto pretendono soldi, minacciando di stracciare il contratto. Qualche famiglia convinta di avere in casa il campione di domani paga. Altri cercano sponsor.

 

calcio giovanile

Qualcuno si arrende, ma anche cambiar squadra è difficile: colpa del vincolo sportivo, che lega i giovani alle società fino ai 25 anni. E per questo è spesso causa di abbandono dell'attività, visto che i ragazzi che vogliono andarsene non possono farlo liberamente: se la società non li svincola, l'unico modo per cambiare squadra è pagare. Anche migliaia di euro e sempre in nero. C'è persino chi è riuscito a farne un business personale: «Un responsabile giovanile di Serie A aveva un sistema collaudato », ci racconta un dirigente sportivo. «Quando decideva di ingaggiare un ragazzino, faceva sì che prima lo prendesse una società più piccola con cui aveva rapporti. L'accordo era che quando questa avesse incassato il premio valorizzazione, gli avrebbe riconosciuto una percentuale».

calcio giovanile

 

Il Settore giovanile scolastico Il ruolo di controllo spetta ovviamente alla Figc. O meglio, al Settore giovanile scolastico, presieduto da Vito Tisci, una lunga carriera federale alle spalle: è anche presidente del Comitato regionale Puglia, con cui nel 2020 propose un format dei campionati giovanili approvato dal Direttivo da lui stesso presieduto. Nel 2020, post pandemia, la Federcalcio ha offerto circa 2 milioni di euro come contributo per i tesseramenti e per le società di solo settore giovanile. Il progetto dei centri federali non è decollato. Meglio le scuole calcio élite: centinaia di strutture in tutta Italia che garantiscono personale formato e persino lo psicologo. Un passo: ancora troppo poco.

i pulcini del barcellona 3CALCIO GIOVANILE 2calcio giovanilei pulcini del barcellona 2CALCIO GIOVANILE 3calcio giovanilei pulcini del barcellona 4CALCIO GIOVANILECALCIO GIOVANILECALCIO GIOVANILE 4i pulcini del barcellona 5i pulcini del barcellona 6Calcio giovanile Calcio giovanile Calcio giovanile i pulcini del barcellona 1

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…