"HO FATTO ERRORI ENORMI. UNO SU TUTTI: LA SCELTA DI ALCUNI COLLABORATORI" (FUORI I NOMI!) - MALAGO' A TUTTO CAMPO: "IO NARCISO? SE HAI RISPETTO E AMBIZIONI, DEVI AVERE LA PERSONALITA' GIUSTA PER ASSECONDARLE" - I GIOCHI DI TOKYO E L'INCUBO COVID, ROMA 2024 ("GRANDE OCCASIONE PERDUTA"), LA PELLEGRINI "CHE PUO' DIVENTARE LEGGENDA", IRMA TESTA, IL FORFAIT DI BERRETTINI "CHE POTEVA VINCERE DUE ORI", PAOLA EGONU, IL TABU’ DELLA PALLAVOLO E QUEL TATUAGGIO SPECIALE... - CHI E' LA PERSONA IMPORTANTE CHE GIORNI FA GLI HA DETTO: "IO NON MI FIDO DI NESSUNO"? 

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Giancarlo Dotto per il "Corriere dello Sport"

 

MALAGO' ROSSI VIVIANI MALAGO' ROSSI VIVIANI

Che ci fa di questi tempi a Tokyo un celebre romano, italiano nel midollo, adrenalinico nel sangue, cubano a metà da parte di madre? Confida nella pazza gioia da qui all’8 agosto, se si chiama Giovanni Malagò, 62 anni, presidente del Coni dal febbraio del 2013 e membro del Cio. Rieletto a maggio con votazione plebiscitaria per il terzo e ultimo mandato fino al 2024, ma già ora terzo presidente più longevo di sempre, dopo Giulio Onesti e Gianni Petrucci.

 

FEDERICA PELLEGRINI 19 FEDERICA PELLEGRINI 19

Esultare da civil servant, come si definisce lui, è la sua aspirazione, per sé e per un nazione intera. Fare il pieno di serotonina. Una quarantina di piccoli e grandi orgasmi, poco meno, su e giù, in tutte le varianti del podio senza fare troppo gli schizzinosi, e disponibile che qualunque brivido arrivi da qualunque parte. Che sia un affondo, uno sparo, un cazzotto, un salto, una mossa, una fuga, un colpo di reni, una volée o una bracciata.

 

Prima di esultare c’è da temere. 

«In che senso?».

 

Arrivano resoconti minacciosi. A cominciare da una nazione intera che non li vuole questi Giochi. Sarebbe un caso unico nella Storia: la rimozione collettiva di un evento ancora prima che abbia inizio.

FEDERICA PELLEGRINI 19 FEDERICA PELLEGRINI 19

«Siamo chiusi da due giorni nell’albergo per i lavori del Cio, non ho avuto il tempo di andare in giro a respirare umori. Ieri, c’erano una decina di persone in strada con dei cartelli scritti a mano. Non mi sembrava una contestazione di massa. Quella che vedo io è una situazione di totale serenità».

 

Giochi a rischio per eventuali impennate pandemiche. A dirlo è Toshiro Muto, capo del comitato organizzatore. 

«Sono tanti i soggetti titolati a esprimere pareri. Governo giapponese, comitato organizzatore, opinione pubblica, media, sponsor. È evidente che poi il tema è come poni la questione…».

 

Domande tendenziose per avere risposte da titolare?

«Se ipotizzi scenari disastrosi, non puoi che avere risposte conseguenti. Io ho sempre sostenuto la tesi che è meglio fare il possibile tenendo conto del contesto piuttosto che far saltare il banco. Chiunque ami il nostro mondo non può che assumere il vecchio detto: bisogna fare di necessità virtù».

malagò eletto per la terza volta alla presidenza coni malagò eletto per la terza volta alla presidenza coni

 

Dunque, dal punto di vista di Malagò, nessun effetto respingente da queste Olimpiadi silenziate, bollate e sbarrate? 

«Mi sbaglierò, ma saranno le gare più viste in assoluto. Non solo per il desiderio di ammirare i campioni all’opera, ma anche per l’elemento dell’incertezza».

 

federica pellegrini 2 federica pellegrini 2

Interessante punto di vista. I Giochi olimpici come un appassionante thriller del come andrà a finire.

«Se vai a leggere i numeri delle partite senza pubblico, delle gare di Formula 1, di tante altre competizioni in tempo di pandemia, hanno frantumato tutti i record di audience. Anche a causa di questa spada di Damocle che fa parte oggi del gioco della vita».

 

Non ci sono precedenti. 

«Partecipare ai Giochi è un sogno per tutti. Farlo in questo contesto è un sogno al cubo».

 

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Purché non diventi incubo. Secondo molti dirigenti e atleti un’Olimpiade senza pubblico non è per niente virtuosa. 

«Non poter gridare e condividere la propria gioia con la gente è disperante, ma diventa zero se paragonata alla disperazione del dover rinunciare a un’Olimpiade, lungo una parentesi buia di otto anni. Molti di questi atleti sarebbero venuti a nuoto a Tokyo. L’errore, concettuale è alla base…».

 

Parliamone.

«Perché circoscrivere dubbi e dilemmi ai grandi eventi sportivi e non a tutti i fatti della vita? In teoria nulla è sicuro. Se parliamo delle nostre vacanze di domani o dei tifosi da riammettere o no negli stadi a partire dalle prossime partite. Non abbiamo certezze».

bach malagò bach malagò

 

La vita deve procedere anche se sospesa.

«Questo è il titolo non di un pezzo, ma della vita dei nostri giorni».

 

A proposito della vita che continua? 

«Sono appena uscito dalla sessione del Cio che ha ufficializzato Brisbane città dei Giochi 2032. C’era in collegamento video il primo ministro australiano, l’equivalente del nostro Draghi, che esultava, felice come un bambino. Una città intera esplosa di gioia».

 

Questa Olimpiade menomata, zoppicante, dominata dalle ansie è indispensabile a che si torni un giorno alla normalità

berrettini molinari berrettini molinari

«L’appeal delle Olimpiadi è più forte che mai. Stiamo parlando dell’Australia, non di un Paese sottosviluppato o che ha bisogno dei Giochi per fare propaganda. La verità che il fascino dei cinque cerchi resiste nel mondo intero. Dall’altra parte c’è la pandemia. È una lotta tra questi due mondi».

 

Sintesi perfetta. Se il nostro fosse un mondo perfetto tu saresti oggi qui a Tokyo pronto a presentare Roma 2024, con tutto il batticuore del caso. Quanto è ancora forte la ferita?

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«Con i Giochi di Milano e Cortina la ferita si è rimarginata prima del tempo. Detto questo, Roma poteva e doveva stare tra il 2024 e il 2028. Visto lo splendore della risposta parigina, l’entusiasmo incontenibile di Los Angeles, resta una grande occasione perduta. Anche perché sono cambiate le regole del gioco. Ora si parla solo di impiantistica sportiva, non più di complesse infrastrutture».

 

La parte politica che ha boicottato i Giochi, giudicando irresponsabile la sola idea, è oggi il bersaglio di un massacro sistematico. Sarebbe troppo facile per te infierire.

«I fatti parlano da soli, vanno in una precisa direzione. Ognuno, poi, ha il suo stile di vita».

 

Il tuo rapporto mentale e personale con il mondo del Sol Levante. 

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«Un sacro rispetto, ma onestamente sono un’anima integralmente latina. Lo osservo incuriosito, ma non sono una fanatico di questa cultura».

 

Sangue cubano nelle tue vene. Esulti quando vince un atleta cubano? 

«Non più di tanto. E solo comunque quando dall’altra parte non c’è un italiano. Sono felice perché so cosa rappresenta una vittoria olimpica per quella nazione».

 

Ti sei portato il tuo rum preferito in valigia? 

«No, pero mi sono portato i miei sigari cubani che fumo nelle aree permesse. Accompagnano la mia stanchezza al sonno. Prima di dormire, raccolgo sempre le mie idee, rifletto. È il momento di più grande intimità con me stesso, indispensabile per il mio equilibrio. È la mia coperta di Linus».

 

Scivolare sereno nell’oblio sereno. Ti viene facile?

«Ho il mio stratagemma, insieme a dei buoni induttori del sonno. Un’eredità di mio padre: essere sicuro di aver fatto tesoro dell’esperienza, dei miei errori. Inutile, altrimenti, farsi venire i capelli bianchi. Vale anche per lo sport. I grandi atleti compensano la perdita di energie con la forza della mente».

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Errori da presidente del Coni per cui ti sei assolto?

«Mi vengono in mente solo errori per cui non mi sono assolto. Uno su tutti? La scelta di alcuni collaboratori. Riconosco di aver fatto errori enormi. Ho dovuto prendere atto di comportamenti che pensavo appartenessero a mondi più cinici e spietati come quelli della finanza e della politica».

 

Peccato d’ingenuità?

«No, di ottimismo. Ero stato avvisato, ma io non rinuncio al mio ottimismo. Lo sono di natura, ma lo sarei anche razionalmente. Una persona importante mi ha detto giorni fa: “Io non mi fido di nessuno”. “Peggio per te”, gli ho risposto. “Devi vivere proprio male”».

 

malagò maradona malagò maradona

Bill Murray, il protagonista assorto di “Lost in Translation” in una Tokyo avvolgente e allo stesso tempo distante, anche lui al suo ultimo mandato, prepara lo spot per una nota marca di whisky. Il tuo spot ha a che fare con le medaglie azzurre. 

«Dobbiamo fare meglio di Rio. Il che significa avere un 3 davanti al numero delle medaglie. E poi qualcosa di più rispetto agli 8 ori. La tua categoria è impietosa in questo. Se vinci 7 ori e “solo” 16 argenti e 22 di bronzi, finisci dietro a uno che ha vinto 8 ori e poco altro. E invece sei un grande Paese».

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Pigrizia mentale.

  «Come la classifica dei cannonieri. Non puoi mettere chi ha segnato 27 gol in 38 partite da vanti a uno che ne ha fatti 26 in 15, magari perché infortunato».

 

La medaglia italiana che ti ha più emozionato da sempre? 

«Senza dubbio, Federica Pellegrini oro nel 200 stile a Pechino. Da presidente, l’oro di Fabio Basile a Rio nel judo, per tre motivi: il più inaspettato, il mio primo da presidente, l’oro numero 200 della nostra storia olimpica».

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Saranno medaglie vibranti a Tokyo 2021

«La pallavolo su tutte. Sono trent’anni che, tra uomini e donne, vinciamo tutto, ma manchiamo l’oro olimpico. È ora che sfatiamo questo tabù. Quest’anno c’è poi la grande novità in molti sport delle squadre miste, uomini e donne. Triathlon, judo, la stessa atletica, il nuoto, il tiro a volo. Passerebbe alla storia come il nostro primo oro nella parità di genere».

 

Ancora, da ingordigia pura?

«Il terzo oro lo vorrei in una nuova disciplina. Il programma di questi Giochi è pieno di discipline inedite che intercettano il gusto dei giovani. L’arrampicata, lo skate, il surf. Se vinciamo una medaglia in una di queste tre vorrà anche dire che siamo stati bravi a costruire un progetto vincente in tempi così brevi».

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La sorpresa azzurra da indicare?

«Un nome? Irma Testa nel pugilato femminile».

 

Dimmi di Federica Pellegrini. 

«L’ho sentita anche ieri. È felice del lavoro, dei carichi pesanti che ha fatto in altura. La sua sfida è leggendaria. Se dovesse andare in finale nei 200 s.l. sarebbe la prima donna della storia a farlo nella stessa gara in cinque Olimpiadi consecutive. Conoscendo poi la sua cattiveria agonistica, tutto potrebbe succedere…».

 

Hai comunicato tu a Paola Egonu che sarebbe stata la portabandiera del Cio?

PAOLA EGONU PAOLA EGONU

«Il Cio mi ha chiesto di indicare un atleta simbolo dell’Italia con una grande popolarità e una forte valenza sportiva e simbolica. Ho pensato a lei».

 

Farla portabandiera del tricolore sarebbe stata una mossa troppo “politicamente corretta”?

«So che è un discorso rimasto aperto da qualche parte, ma mi è sembrato giusto premiare per la prima volta due sport che ci hanno portato tante medaglie, il ciclismo e il tiro, nelle persone di Elia Viviani e Jessica Rossi, medaglie d’oro a Rio».

 

Tra i tanti forfait dell’ultima ora, il più spiacevole?

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«Matteo Berrettini. Mi ha chiamato sabato scorso: “Devo darti una bruttissima notizia…”. Era no i postumi di Wimbledon, un ematoma. Un grande peccato. Penso avrebbe potuto vincere sia nel singolo che nel doppio. Purtroppo le regole ci hanno impedito di sostituirlo».

 

Se l’unico membro tatuato del Cio? 

«Non credo proprio. Mi sento di dire che sono l’unico che ha un Labrador tatuato. Il mio adorato Mu».

 

Cosa ti porti dietro a distanza di giorni della vittoria agli Europei?

«Una carica incredibile. Il Paese esce felice e rafforzato anche nei dati del pil, quello 0,7 che sono 12 miliardi di euro…Voglio regalarti una primizia a proposito di euforie azzurre. Abbiamo intenzione, con tutti gli atleti e le atlete che vinceranno l’oro, di fare uno sport a supporto della campagna di vaccinazione del nostro Paese. Loro sono gli eroi moderni per i nostri giovani».

 

 Speriamo sia uno spot molto affollato. Il tuo proverbiale narcisismo sarebbe potenziato da troppe medaglie. Ti riconosci nella definizione di uomo molto capace ma molto narciso? 

«Se hai rispetto e ambizioni, devi avere la personalità giusta per assecondarle. Se c’è in questo del narcisismo decidetelo voi».

mourinho mourinho

 

Hai paura delle cose che finiscono?

«Sono uno strano soggetto. Sono un fatalista. Credo totalmente nel destino. Allo stesso tempo dico che dobbiamo utilizzare tecnologia e prevenzione per aiutare il destino. È il mio mantra».

Da romanista, il tuo Mourinho?

«Non l’ho ancora conosciuto, ma è certo l’ideale per galvanizzare la piazza. Naturalmente, serviranno i risultati».

 

Chi ti ha detto le parole più utili prima di partire per Tokyo?

«Don Andrea, il mio padre spirituale. Mi sopporta e ascolta le mie confidenze. Pochi giorni prima di partire, abbiamo parlato a lungo al telefono e mi ha dato una carica enorme. Sono cattolico, ma considero la chiesa come un’espressione politica. Più passa il tempo e più mi rendo conto di scegliere le persone, meno le istituzioni o i partiti».

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