"NICOLA PIETRANGELI E ADRIANO PANATTA QUELLA PARTITA L’AVREBBERO PERDUTA.." – MUGHINI ESALTA SINNER: “HO REPUTATO LA PARTITA ANDATA DOPO IL PRIMO SET VINTO DA BAUTISTA. HO SPENTO. SONO STATO UN CRETINO. HO PERSO DI VISTA CHE SINNER E’ ALTOATESINO, UN PO’ TEDESCO, NELLA TESTA HA L’ACCIAIO. NON HA LA CLASSE E LA CREATIVITÀ DI NICOLA O DI ADRIANO, MA È GIÀ UN FUORICLASSE. NOI ORFANI DI FEDERER DOVREMO FARE I CONTI CON LUI NEI PROSSIMI ANNI…” - VIDEO

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Giampiero Mughini per Dagospia

 

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Caro Dago, comincio col chiedere scusa al diciannovenne fuoriclasse altoatesino di nome Jannick Sinner, tennista che da ieri figura ai primissimi gradini della scala mondiale.

 

Confesso che ieri nel tardo pomeriggio non è che avessi finito di apprezzarlo e tutto in quel suo gioco furibondo di violenza, tutto imperniato com’è di selvaggi schiaffi alla palla e di dritto e di rovescio.

 

No, è perché reputavo quella determinata partita contro un determinato avversario ormai persa. Aveva contro uno dei primi 12 giocatori al mondo, un tennista esperto e solido come una roccia che aveva vinto il primo set e lo aveva vinto di quel poco che serviva a vincerlo, perché più astuto, più esperto, più “difensore”, più in palla. Come facevi, con quei diciannove anni che ti ritrovi, a impallinarlo?

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La dico nuda e cruda, entrambi i tennisti italiani dell’ultimo mezzo secolo da noi più amati, Nicola Pietrangeli e Adriano Panatta, quel match lo avrebbero perduto. Lo avrebbero perduto nella testa prima che nelle mani che indirizzano il dritto e il rovescio. Troppo innamorati di sé stessi e della propria classe sopraffina avrebbero ceduto al “muro” spagnolo che si ritrovavano di fronte, uno che non cedeva un attimo al mitragliatore di Sinner che gli scagliava addosso dei fulmini. Ho reputato la partita persa dopo il primo set vinto da Bautista. Ho spento.

 

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Sono stato un cretino. Ho perso di vista che Sinner non è un italiano soggetto alle melanconie del vivere e del gareggiare. E’ un altoatesino, è un po’ tedesco, nella testa ha l’acciaio non quello che faceva grande Giacomo Leopardi. Perdeva 0-40 nel game del secondo set che sarebbe stato decisivo. Per quattro volte ha parato la palla-match dell’avversario. Ha vinto il secondo e il terzo set.

 

E’ in finale domenica. Cappello cappello cappello. Non ha la classe e la creatività di Nicola o di Adriano, ma è già un fuoriclasse. Noi che amiamo il tennis e l’immaginario che ne deriva, noi orfani di Roger Federer perché non ci sarà mai più nella storia del tennis un artista suo pari, noi e il nostro immaginario dovranno fare i conti con Sinner nei prossimi anni.

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Io e il mio sodale Giancarlo Dotto ce lo siamo detti tante volte. Che ci aspettava un periodo buio rispetto ai dieci o quindici anni che abbiamo vissuto in compagnia “sentimentale” di Federer, delle sue mirabilie, dei suoi punti vincenti come nessuno altro al mondo poteva giocarli. Le stimmate del suo gioco ce le ho come impresse nella pelle, le sue vittorie ma anche le sue sconfitte. Elena Stancanelli e il suo compagno mi portarono la mia adorata setterina Bibi la sera che Roger stava combattendo contro Nadal una finale di Wimbledon che avrebbe perso.

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Con i due occhi guardavo quella partita terrificante di violenza dell’uno contro l’altro e mentre Bibi cercava di rosicchiare la poltrona di Gaetano Pesce su cui ero seduto. Roger quella partita la perdette, dopo di che non ricordo quanti altri slam ancora ha vinto. C’erano partite ai cinque set da cui uscivo di certo più stanco e tramortito di lui. Ad esempio in quell’ultimo Wimbledon di due anni fa in cui lui ha perso contro Djokovic al quinto set e dopo avere avuto due volte la palla match sul suo servizio. Non mi reggevo in piedi quando la partita si concluse con la vittoria di Djokovic.

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Roger è al limitare della sua fuoruscita dal grande tennis. I prossimi anni saranno di certo marchiati dal ragazzone altoatesino che tira bordate allucinante da fondo campo. Evviva Sinner, evviva il grande tennis, evviva quel teatro sublime che è lo sport agonistico. 

 

GIAMPIERO MUGHINI

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