dotto bene van basten

AL DI LA’ DEL BENE E DEL CALCIO – DOTTO E LA RACCOLTA INEDITA DEGLI SCRITTI PUBBLICATI SUL "MESSAGGERO" (E ALTROVE) DI CARMELO BENE E DEI SUOI MITI SPORTIVI - "IL LINCIAGGIO RISCHIATO A FORTE DEI MARMI. QUANDO, NEI 90 MINUTI DI ITALIA-BRASILE DEL 1982, CI RITROVAMMO A TIFARE PER ZICO E COMPAGN"I – LA LETTERA DI SFIDA A GIANNI BRERA, “TEORICO DELL’ATTENTATO A UOMO” – PLATINI, LA PERDITA PRECOCE DI MARCO VAN BASTEN, L'HEYSEL, BISCARDI  E IL DUELLO A CUI LO SFIDO’ GIANCARLO ANTOGNONI PER AVER DEFINITO “OVVIO” IL SUO TALENTO, CONCETTO IN REALTÀ SFUGGITO ALLA MIA TASTIERA... - VIDEO

 

CARMELO BENE - IN GINOCCHIO DA TE

Giancarlo Dotto - "In ginocchio da te", Gog Editore, raccolta inedita degli scritti pubblicati sul Messaggero e altrove di Carmelo Bene e dei suoi miti sportivi pubblicato da Dagospia

 

 

In ginocchio da te, a cura di Luca Buoncristiano (Ed. Gog, collana Contrasti) è l’imperdibile, inedita testimonianza del Carmelo forse meno appreso dalle masse. Lui, un autentico mito vivente, assediato come una rockstar dalla devozione della gente, che si confessa in pubblico e più che mai in privato come un morboso, inguaribile mitomane. Soprattutto sportivi gli idoli della sua eterna infanzia per cui avvampava d’amore.  Delle vere e proprie cotte estetiche, benedette dalla sua ben nota propensione al delirio.

carmelo bene dotto

 

Ero lì con lui quel giorno, a casa sua, in via Aventina. L’ho visto con i miei occhi cadere in ginocchio ai piedi di Michel Platinì, davanti a una sua punizione irreale (una qualunque amichevole Italia Francia di secoli fa). Ed io, genuflesso accanto a lui. Entrambi folgorati. Come due pellegrini beati e storpi ai piedi della Vergine Nera. Una traiettoria impossibile. La sua, di Platinì, sul campo e la nostra sul pavimento di casa. Il genio che chiama la devozione. Il genio (replica anni dopo da Diego Armando Maradona) che, solo lui, poteva tradurre quella cosa morta in un fatto così eclatante.

van basten

 

La palla, ferma, che s’impenna e scende a foglia più morta che mai in fondo al sacco, al cospetto di compagni, avversari e tifosi attoniti. Non esultò più di tanto Michel Platini. Io mi ritrovai genuflesso a due metri dal Sony 50 pollici. Mi volto. Alla mia destra, riconoscibile, Carmelo Bene, il mio mito, dentro una tuta fucsia, genuflesso anche lui. Genuflessi all’unisono, come marionette spezzate e certamente agite. Un’orgia transitiva di miti e di mitomani. Il mio mito che s’inginocchiava al suo mito che, a sua volta, il francese, se ne fregava di essere un mito.

 

carmelo bene giancarlo dotto

Sempre stato un mitomane Carmelo, da quando bambino alzava le sottane della Maria Vergine, trovando e toccando con mano, scioccato, solo tralicci di legno. I suoi miti erano soprattutto sportivi. Ne sfornava a bizzeffe. Incontinente, come in tutte le sue cose. Maestà del calcio, della boxe, del tennis, ma anche del basket, non disdegnando qua e là di delirare per il salto con l’asta e lo sci di fondo, se transitava nella sua mente febbrile il soggetto che si prestava alle sue potenti trasfigurazioni, il Bubka di turno, lo zar volante che saltava sei metri, “gigante in un mondo di storpi”, o Bjorn Daehlie, il norvegese furioso dello sci di fondo che sveniva all’arrivo e vinceva lo stesso per una manciata di secondi.

diego armando maradona e michel platini

 

Stenmark era il Batman delle nevi. Edberg era un gigante alto due metri. Carmelo aveva un debole per i superuomini del decathlon, Daley Thompson il suo eroe perfetto, storie perfette per il suo pantheon. Detestava il pattinaggio artistico e non fece in tempo a detestare il nuoto sincronizzato. L’appuntamento mancato? Roger Federer. Sarebbe andato fuori di testa, Carmelo, per il suo tennis mai imbrattato dal sudore in assenza di gravità. Solo Roger Federer lo avrebbe distolto dal lutto per la perdita precoce di Marco Van Basten, il suo Achille dalle caviglie simili a  petali.

 

Carmelo Bene e Giancarlo Dotto

Mi aspettava, il pomeriggio o la sera, Carmelo, con la sua tuta azzurro turchino e gli zoccoli neri, nella casa di via Aventina a Roma, il suo bunker inaccessibile, oscurato anche di giorno, impregnato dell’odore aspro e allo stesso tempo dolce delle sue Gitanes senza filtro. Il suo odore. Mi aspettava con i suoi occhi da saraceno e le sue enormi scodelle di caffè nero dove bagnava tozzi di pane duro. Non vedeva l’ora di spartire con qualcuno i suoi stupori, la sua felicità bambina. Quel qualcuno ero io. Un altro strafatto mitomane. C’era, probabilmente tra noi, un patto segreto. Mai formulato e per questo più prezioso. Approfittare l’uno dell’altro, le comuni passioni e perversioni, per concedersi fantastiche ricreazioni dove liberare l’intelletto nel lusso sfrenato del gioco. Era questo patto non detto di complicità che ci legava, questo mi manca, insieme alle gioiose digressioni sulle attitudini del Barone Von Masoch, le patologie da manuale e il vertiginoso depensamento della donna.

 

Mi aspettava ansioso di mimarmi le gesta dei suoi eroi, i miti sportivi che la notte prima erano sfilati nel suo Mitsubishi 42 pollici e poi nel suo Sony 50, ingigantiti e declamati nella sua testa di mitomane. Dentro la sua tuta turchina, il colore della fata, le movenze di un Pinocchio rimasto legno come le Madonne della sua infanzia, mi replicava l’ultima rovesciata di Marco Van Basten, la volée di Stefan Edberg, le schivate di Ray Sugar Leonard, il montante destro di Thomas Hearns. Non potendo essere il mito di se stesso, puntava la sua golosissima torcia sulle dismisure delle imprese altrui.

italia brasile 1982

 

In ginocchio da te è tra l’altro la raccolta fedele e preziosa di uno scandalo mai raccontato prima. Curato con dedizione certosina e maniacale da Luca Buoncristiano, beniano della prima ora e detentore del più grande archivio cartaceo e non solo di Carmelo, con la collaborazione di Salomè, la figlia di Bene e dei giovani editori di Gog, appassionati e quanto mai inattuali rabdomanti del lusso più segreto o dimenticato che transita nella scrittura. Lo scandalo.

 

“Ripensandoci Bene”, la rubrica settimana che uscì per qualche tempo nelle pagine sportive del “Messaggero” allora dirette dall’illuminato Gianni Melidoni, cantore della “zona celeste” applicata al pallone. Una rubrica che più aristocratica non si può nel quotidiano che più popolare non si poteva. Impensabile oggi, a ripensarci bene. Proposi l’assurda idea a Melidoni convinto che Carmelo sarebbe stato felice di dare sfogo alla sua turbolenza mitopoietica. Così fu.

 

giancarlo dotto e carmelo bene

Iniziammo il 26 ottobre 1982.  Carmelo mi telefonava a notte fonda e mi rovesciava i suoi deliri sempre sostenuti da una logica ferrea sul mondo del pallone. Io davo forma al caos e la mattina dopo consegnavo il tutto al giornale. Già questo surreale abbastanza di suo. L’incredibile è che quei testi venivano passati e pubblicati. Senza mai correggere una virgola. A rischio di essere linciati, editore, direttore e scriventi, nella pubblica piazza.

 

Come quando Carmelo a pochi mesi dal mondiale vinto in Spagna, sentì il dovere estetico di riconoscere “che l’alloro è finto, la corona di carta, un re di stracci e toppe. Ci si disfi della coppa con una dignitosa visita al Monte di Pietà…”. La fortuna di Carmelo era quella d’essere accolto e liquidato ovunque per il genio che era, dunque libero di straparlare.

ANTOGNONI

 

Non fu linciato nemmeno quando al Processo di Aldo Biscardi, a una settimana dall’Heysel,  spiegò che quella mattanza era la conseguenza naturale delle accozzaglie di barbari che si radunano negli stadi, strano non accadesse ogni domenica, e che i tifosi erano roba da psicopatologia di massa.

 

Fu, invece, sfidato a duello da Giancarlo Antognoni, mezz’ala della Fiorentina, per aver definito “ovvio” il suo talento, concetto in realtà sfuggito alla mia tastiera. Licenze che ogni tanto mi autorizzavo nel mio sentirmi all’unisono con il Maestro, per cui Carmelo rischiò di doversi prendere a pistolettate con uno sconosciuto, per una provocazione non uscita dal suo sacco. A distanza di anni, il dubbio mi resta. Quasi una certezza. La storia del duello fu un’invenzione, l’ennesima, della sua fertilissima testa?

 

BRERA 44

Il linciaggio vero lo rischiammo l’estate prima a Forte dei Marmi. Quando, nei novanta minuti di Italia-Brasile, fu chiaro che nella villa di Carmelo Bene si stava consumando un reato di vilipendio alla patria. Uno schiamazzo blasfemo. Un covo di mascalzoni che tifavano apertamente per Zico e compagni. Il fatto è che, a prescindere da Falcao e della sua testa “vertiginosamente alta”, “il visionario senza palla che indovina gli spazi dove il pallone onesto cagnolino va a parare…”. “Il Brasile gioca in cielo dove ci si disfa della palla per dominarla, tutto il resto è calcio”, scriveva Carmelo che a tal punto amava la “zona celeste” da diffondere una lettera di sfida a Gianni Brera, “teorico dell’attentato a uomo”, definendo la marcatura a uomo come “retaggio delle tribù antropofaghe”.

 

“Ripensandoci Bene”. I suoi ritagli cartacei sforbiciati alla buona, perle autentiche, finiti da anni e abbastanza dimenticati in un polveroso cassetto del mio armadio. Aspettavano che qualcuno si accorgesse di loro. È accaduto. Buon per noi, buon per tutti.  

 

VAN BASTENvan basten verona milancarmelo bene in ginocchio da te

CARMELO BENE - IN GINOCCHIO DA TE

 

Ultimi Dagoreport

procuratore milano viola procura milano luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps giorgia meloni

FLASH! – MA GUARDA UN PO’... “EMERGE CHE IN AMBIENTI GIUDIZIARI SI È VALUTATO DI ESEGUIRE LE PERQUISIZIONI SOLO LA SCORSA SETTIMANA E NON A SETTEMBRE PER NON CONDIZIONARE L'ESITO DELL'OPS SU MEDIOBANCA ANCHE PERCHÉ LE INDAGINI NON SONO CHIUSE. ABBASTANZA PER IPOTIZZARE CHE IL RUOLO DELLA PROCURA POSSA DIVENTARE CRUCIALE NELLA FORMAZIONE DELLE LISTE PER IL RINNOVO DEI PROSSIMI CDA. IN PRIMAVERA TOCCHERÀ AI VERTICI DI BPM E DI MPS…” (BALESTRERI E SIRAVO PER “LA STAMPA”)

ignazio la russa matteo salvini giorgia meloni maurizio lupi

DAGOREPORT: HOMO HOMINI “LUPI” - DIVENTATO UN BRAVO SOLDATINO DELLA FIAMMA, PER LA SERIE "IN POLITICA NON SI SA MAI...", IL MODERATISSIMO CIELLINO MAURIZIO LUPI SI BARCAMENA TRA I FRATELLI LA RUSSA E I FRATELLI D'ITALIA - ALLE LUSINGHE DI CANDIDARLO NEL 2027 A SINDACO DI MILANO DI 'GNAZIO, ORA AGGIUNGONO LE COCCOLE DELLA DUCETTA CHE SI E' SCAPICOLLATA ALL’ASSEMBLEA DEL NANO-PARTITO FONDATO DAL SOSIA DELLA FIGLIA DI FANTOZZI - ESSI': SE PASSA LA NUOVA LEGGE ELETTORALE, CON SOGLIA DEL 40%, ANCHE L’1% DI “NOI MODERATI” POTREBBE SERVIRE ALLA MELONA PER DE-SALVINIZZARE LA MAGGIORANZA... - VIDEO

antonio tajani pier silvio berlusconi marina roberto occhiuto deborah bergamini pietro labriola alessandro cattaneo

DAGOREPORT – QUALCOSA DI GROSSO SI STA MUOVENDO IN FORZA ITALIA: STUFA DI ESSERE PRESA PER I FONDELLI DAL PARACULISMO POLITICO DI TAJANI E DEI SUOI COMPARI SETTANTENNI GASPARRI E BARELLI, MARINA BERLUSCONI DA' IL VIA LIBERA AL CAMBIO DI LEADERSHIP IN FORZA ITALIA: IL PRESCELTO E' ROBERTO OCCHIUTO, REDUCE DA UNA TRIONFALE RICONFERMA ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE CALABRIA - IL PROSSIMO 17 DICEMBRE IL 56ENNE GOVERNATORE LANCERÀ LA SUA CORRENTONA NAZIONALE IN UN LUOGO SIMBOLO DEL BERLUSCONISMO, PALAZZO GRAZIOLI, CONTORNATO DAI FEDELISSIMI DELLA CAVALIERA DI ARCORE, i "NORDISTI" DEBORAH BERGAMINI E ALESSANDRO CATTANEO - CHE C'AZZECCA ALL'EVENTO DI OCCHIUTO, LA PRESENZA DELL'AD DI TIM, PIETRO LABRIOLA? C'ENTRA LO SMANTELLAMENTO DEL SERVIZIO CLIENTI "TELECONTACT" DI TIM...

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."