allegri arrivabene nedved

SETTE MILIONI DI MOTIVI PER TENERE ALLEGRI - ANDREA AGNELLI HA RIBADITO LA FIDUCIA ALL'ALLENATORE, SCACCIANDO LE VOCI SU UNA POSSIBILE "PROMOZIONE" DI PAOLO MONTERO DALLA PRIMAVERA - OLTRE AGLI OTTIMI RAPPORTI TRA "ACCIUGHINA" E IL PRESIDENTE, A PESARE SULLA DECISIONE È IL QUADRIENNALE DA 7 MILIONI PIÙ BONUS FIRMATO DA MAX E NON SI VORREBBE APPESANTIRE IL MONTE STIPENDI CON UN ESONERO CHE COSTEREBBE CIRCA 21 MILIONI DI EURO - A SPINGERE PER L'ESONERO DI ALLEGRI C'E' PAVEL NEDVED…

1 - MAX(I) PROCESSO

agnelli allegri

Antonio Barillà per “la Stampa”

 

Facce scure, riflessioni amare, pensieri inquieti. Con un punto fermo nel mare dei dubbi: avanti con Massimiliano Allegri. Non sono materiali calcoli economici, che pure incidono considerando il quadriennale da 7 milioni più bonus a stagione: è coerenza con un programma a lungo termine che le difficoltà attuali, pur gravi e inattese, non sconfessano. Il presidente Andrea Agnelli ha ribadito al telefono la fiducia all'allenatore che ha voluto con forza, lo ha tranquillizzato sulla solidità del rapporto pur insistendo ovviamente sull'urgenza di una svolta.

 

max allegri

Difendere una guida tecnica contestatissima e ormai impopolare non significa però, da parte della Juventus, far finta di nulla e aspettare passivamente che Max risolva da solo i problemi: fiducia intatta, ma coinvolgimento d'ogni componente dovuta per corresponsabilità (dalla società ai calciatori, nessuno è esente) e pure necessità, considerato che finora di cerotti lui non ha saputo incollarne e che nel frattempo gli ottavi di Champions League sono a rischio e il ritardo in campionato si fa pesante.

 

L'analisi della crisi caratterizzerà la sosta e finirà anche sul tavolo dell'imminente Consiglio di Amministrazione, affiancandosi all'approvazione di un bilancio sofferente nella consapevolezza di un nesso preoccupante: già fallire la qualificazione in Coppa, comporterebbe effetti finanziari duri da sopportare.

 

allegri arrivabene nedved

Con Allegri la società cercherà di cambiare passo, ad Allegri saranno mossi rilievi comprensibili perché le prestazioni sono sotto gli occhi di tutti e nessun alibi può reggere, compreso quello delle assenze che a sua volta può diventare imputazione, essendo gli infortuni in buona parte muscolari.

allegri

 

In cima ai capi d'accusa, la preparazione atletica: la squadra trotterella in maniera disarmante e se anche parte bene com' è accaduto con il Benfica s' affloscia, segno che qualcosa non quadra e che intervenire è obbligatorio. Non si discute la professionalità dei preparatori - Simone Folletti è con Allegri dai tempi della Spal e ha controfirmato quindi sei scudetti -, ma il dato denuda un problema: un intervento, in realtà, sotto questo aspetto già c'è stato, ingaggiando il professor Giovanni Andreini, già membro fra l'altro dello staff della nazionale, come Head of Performance, ma adesso gli sarà assegnata una centralità maggiore.

massimiliano allegri

 

Il resto sarà un insieme di consigli e sostegni per scuotere la squadra da una strana abulia: l'intensità non dipende dalla sola preparazione, al tecnico saranno chieste svolte tattiche e caratteriali perché alla radice delle sconfitte c'è un non gioco ancora più preoccupante delle sconfitte e un evidente blocco psicologico da rimuovere.

 

La squadra deve ritrovare fiducia, anche attraverso certezze sui moduli, ed eliminare paure evidenti - testimoniate dall'incapacità di reazione - e nervosismi eccessivi, testimoniati da quattro espulsioni - Allegri compreso - in sette giornate. Si interverrà anche sulle dichiarazioni: la società non parla mai delle sanzioni interne, ma è stato valutato di multare l'allenatore per una chiacchierata-intervista pubblicata nei giorni scorsi. Lui non si nasconde, ma ribadisce di credere nella rinascita, convinto che i recuperi presenteranno un'altra Juventus. Il timore è che sia troppo tardi.

 

2 - AVANTI CON ALLEGRI LA JUVE HA DECISO NEDVED SPINGEVA PER L'ESONERO

Massimiliano Nerozzi per il “Corriere della Sera”

nedved allegri

 

Avanti con Allegri, anche se non troppo allegri dentro casa Juve, com' è logico che sia. A partire da Pavel Nedved, vicepresidente di lotta ma (al momento) non di governo: era uno di quelli ad aver posto il tema di un eventuale esonero, già nella riunione di venerdì alla Continassa, con Agnelli, il ds Federico Cherubini e l'ad Maurizio Arrivabene. Ma dovendo guardare ai conti, oltre che al campo, presidente e ad hanno detto no. Il rosso in bilancio incombe, l'assemblea degli azionisti di ottobre pure, e non si vorrebbe appesantire il monte stipendi con un esonero da nababbi, sui 21 milioni di euro (netti).

 

MAX ALLEGRI

Dopodiché, andare avanti con Allegri - cosa che Agnelli ha ribadito anche ieri, in una delle tante telefonate con l'allenatore - non significa essere soddisfatti, sostenere che va tutto bene e che non c'è alcun problema. Al contrario, guai ce ne sono disseminati un po' ovunque, compresa una serie di congiunzioni astrali da Legge di Murphy: se qualcosa può andare male, lo farà. Lo slogan della stagione juventina, fin qui. Problemi da riempire un depliant: i risultati, la classifica, gli infortuni e, soprattutto, lo scollamento tra un pezzo della squadra e Allegri. Di più, dopo le confessioni dell'allenatore al Corriere .

MAX ALLEGRI

 

Morale, vista dalla tribuna, dove stavano gli occhi della dirigenza: una squadra che pare non rispondere alle sollecitazioni del tecnico. Come a Monza, con una foto distribuita sul web come fosse un volantino pubblicitario: Cherubini con lo sguardo perso nel vuoto, Arrivabene con gli occhi piantati sul campo, e Nedved nel mezzo, testa china e i riccioli biondi tra le mani.

 

Lui, che con quella maglia scese anche in serie B, ma correndo, sbuffando e lottando. Ergo, troppi indizi per non cambiare, come diceva quella battuta di Jean Reno, in un fortunato thriller degli anni Ottanta: «Al minimo dubbio, nessun dubbio». Ma il club ha deciso di andare avanti.

 

max allegri

L'attuale panorama offre un'infermeria zeppa e un centrocampo a pezzi, per una squadra decimata e squinternata. Con la quale Allegri era però convinto di farcela, a Monza. Non proprio la tana del Psg. Invece, «halma» piatta. Il problema è che la sua Juve non c'è più, e quella che aveva in testa non c'è ancora: una volta era la rosa ad aggiustare i risultati, anche quando il gioco latitava. Eppure il tecnico è convinto di rimontare, almeno in campionato, non appena riavrà qualche pezzo. Da Pogba a Chiesa, la domanda è: quando?

max allegri

 

L'altro tarlo del club è che Allegri non sia più ai comandi della squadra o che più di qualcuno vada per i fatti suoi: a partire da Di Maria - «grandissimo giocatore, ma non un leader», sibila un compagno - per finire a Bonucci e Danilo, superstiti della vecchia guardia, che fin qui hanno tentato di tenere unita la compagnia. E poi, bussano i risultati, la religione per la quale, da qualche anno, Allegri è andato alla guerra: con due vittorie su nove partite, Champions compresa, c'è poco da dire e tanto da fare.

 

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