napoli juventus 58

STADI VUOTI, CLASSIFICA PIENA – IL NAPOLI HA PRESO 28 PUNTI IN DIECI PARTITE E PUNTA VERSO LO SCUDETTO, PROPRIO QUEST’ANNO CHE I TIFOSI SCIOPERANO IN PROTESTA CONTRO IL CARO BIGLIETTI E LE RESTRIZIONI – NON È CHE LA BOLGIA DELLO STADIO MARADONA È UN LIMITE, INVECE CHE UN PUNTO DI FORZA?

Giorgio Gandola per “La Verità”

 

tifosi del napoli fuori dallo stadio

 Napoli in silenzio non esiste. È un'ipotesi da tragedia, è un'infinita malinconia, come spegnere i mille suoni dei clacson perenni e i mille colori di Pino Daniele. E non c'è più assordante silenzio di quello dello stadio Maradona vuoto mentre la squadra vince, stravince e si arrampica in cima alla classifica dove l'aria è rarefatta e quando urli, guardando il mondo in basso, l'eco ti porta lontano.

 

Luciano Spalletti e Victor Osimhen sono arrivati a un niente dalla perfezione: 30 punti in palio, 28 conquistati con nove vittorie e un pareggio. Un ritmo pazzesco, una macchina da guerra che neanche ai tempi di Maurizio Sarri e Gonzalo Higuain: 22 gol fatti e solo 3 subìti. Resiste il Milan perché Stefano Pioli è nato per resistere, almeno fino a primavera. Il Napoli chiama, nessuno risponde.

 

roma napoli spalletti mourinho

Per il motivo più assurdo e contronatura: i tifosi gli hanno voltato le spalle.Nella città più caciarona del mondo (con Rio de Janeiro e Buenos Aires) accade qualcosa di folle, gli ultrà hanno dichiarato lo sciopero del tifo e stanno alla larga dalle curve. Più gli azzurri segnano, più loro tacciono, presumibilmente soffrendo come bestie.

 

La media delle presenze in campionato è inferiore alle 20.000 persone e il rimbombo del vuoto nell'astronave da 80.000 è imbarazzante. Una questione di principio determinata da un rapporto complicato con il presidente Aurelio De Laurentiis, ma soprattutto da due decisioni che hanno caratterizzato la ripresa post Covid: i prezzi aumentati per combattere un anno di mancati incassi (un biglietto di curva costa 25 euro) e le regole stringenti che hanno portato a sanzioni amministrative.

osimhen gioca una partita in nigeria con la maglia del napoli

 

Alcuni tifosi hanno ricevuto multe salate per il non rispetto delle sedute a scacchiera, per non aver indossato la mascherina, per essere passati da un settore all'altro dello stadio (gesto punito con una raffica di Daspo). Esiste l'idea di creare alcune fan zone all'interno delle curve, ma di concreto c'è solo lo sciopero della voce. «Amiamo la squadra ma la dignità è tutto e indietro non si torna», ripetono i capi ultrà, e oggi a Salerno (ore 18) ci sarà di nuovo il silenzio. Per la verità mancherà anche il centravanti carroarmato Osimhen per un risentimento muscolare, motivo in più per sostenere la capolista con il suo 12º giocatore naturale, il pubblico. Niente, bocche cucite.

 

spalletti sarri mezzelani gmt090

È in atto una trattativa per recuperare la situazione per domenica prossima contro il Verona e soprattutto per il big match con l'Inter. «Così non si può andare avanti, lo stadio senza tifo organizzato è un mortorio», ammette Edoardo Cosenza, assessore alle Infrastrutture e alla mobilità del comune. «Io non ci sto andando, mi viene la malinconia. Dobbiamo fare nuove regole senza discriminazioni.

 

Abbiamo in mente di mediare per il ritorno dei gruppi organizzati e il sindaco lo sa bene». Per ora il paradosso domina: gli ultrà assistono agli allenamenti, incitano la squadra, le fanno sentire calore accompagnando il pullman allo stadio. Poi stanno fuori. Tifano sul web, seguono i calciatori fin sul cancello d'ingresso. Poi si piazzano dietro le curve per esibirsi in un unico boato di scherno, quello al rinvio del portiere avversario.

 

tifosi napoli

Sono lontani i tempi della Champions league di Sarri, quando Pep Guardiola diceva che «per andare avanti bisogna passare l'esame del Napoli e dei suoi tifosi»; quando Yaya Touré ammise di avere paura a giocare nella «bombonera» europea; quando il coro «The Champions» spingeva Dries Mertens e Marek Hamzik a contropiedi micidiali. Un grido profondo, un mondo in sintonia con i suoi guerrieri che oggi non meritano il vuoto pneumatico.Poiché Luciano De Crescenzo faceva dire al filosofo Bellavista «Eppure è sempre vero anche il contrario», è fondamentale appostarsi dall'altro lato del marciapiede e osservare in controluce.

 

Vuoi vedere che, ribaltando il concetto, il Napoli non sbaglia un colpo perché lo stadio è vuoto? Per i ragazzi di Spalletti l'effetto pandemia non è mai finito, si continua in una comfort zone dove la pressione non esiste, il mugugno collettivo è estraneo, la malinconia partenopea è assente, gli amuleti come il cornetto rosso non sono un'opzione da considerare. Il tecnico nato in Val d'Elsa non lo ammetterà mai, ma dentro il catino deserto gli azzurri hanno trovato una nuova dimensione.

 

osimhen

E l'abbraccio soffocante dell'emotività - che solo un fuoriclasse come Diego Maradona seppe esorcizzare (almeno in campo, fuori fu un'altra faccenda) - per ora è una variabile ininfluente. Ipotesi fumosa? Neppure troppo perché c'è una classifica del Cies (l'osservatorio del calcio) che illumina la penombra.

 

A stadio chiuso il Napoli ha vinto il 66,7% delle partite giocate (15), più un 13,3% di pareggi. In questa bizzarra graduatoria è decimo in Europa, a pari merito con Juventus e Siviglia, con un bilancio migliore di quello del Milan (62,5%) e dei campioni d'Europa del Chelsea (61,5%). Per curiosità le squadre più forti nella bolla dove si sentiva volare una mosca sono Bodoe Glimt (15 vittorie su 15) e Rangers Glasgow (12 su 12). Sembra assurdo che ciò possa accadere dentro il Maradona, formidabile calderone di emozioni, è così e fino a quando non ci sarà la controprova, il dubbio resisterà.

 

Rimane lo sconforto nell'assistere a una straordinaria cavalcata nel deserto. In Europa league contro lo Spartak Mosca bastarono 200 russi per far ammutolire gli unici tifosi napoletani, gli inservienti. E contro il Legia Varsavia i 7.000 biglietti venduti furono un record da grande depressione. Eppure il Napoli sottovuoto pare un club nordico. Galleggia in un mare silenzioso ed è felicemente primo.

tifosi napoli festanapoli juve

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”