RAFFA PER SEMPRE – MARZIANI: AD AVELLINO UNA MOSTRA DI FOTOGRAFIE INEDITE PER RI-SCOPRIRE UNA CARRÀ CHE SAREBBE PIACIUTA AD ANDY WARHOL - LA FOTOGRAFA CHIARA SAMUGHEO, OGGI 96ENNE, APRE LE PORTE DEL SUO ARCHIVIO, TRA CENTINAIA DI FOTO CHE RITRAGGONO LE TANTE PERSONALITÀ DI RAFFA. E’ LA PIÙ BELLA EREDITÀ VISIVA PER RACCONTARE LA PUNTA PIÙ ALTA DEL POP TELEVISIVO CHE, ATTRAVERSO L’OCCHIO D’ARTISTA, SI TRASFORMA IN DOCUMENTO SOCIOLOGICO - VIDEO

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Gianluca Marziani per Dagospia

 

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Esistono personaggi che detengono fama, notorietà, impatto collettivo. Poi esistono figure che varcano la soglia della semplice fama, diventando icone impalpabili e astratte, figure mitiche che occupano lo spazio oltre il corpo fisico, catturando la linfa narrativa oltre la vita mortale, oltre la notorietà del magico istante.

 

RAFFAELLA CARRA’ appartiene a questa seconda categoria, unica donna televisiva che ha superato il tempo degli eventi con un tempo interno alla sua immagine, un tempo che rallentava per aprire il varco delle icone indelebili, delle mitografie che hanno sfidato il lampo rapido dei programmi televisivi.

 

Il volto e il corpo di Raffa fermavano l’istante dentro la telecamera dello show, plasmando quadri catodici con la coscienza figurativa del pop, a metà tra le serigrafie di Andy Warhol e i riporti tipografici di Richard Hamilton.

 

Raffaella Carrà rappresenta la punta più alta del pop televisivo che, attraverso l’occhio d’artista, si trasforma in documento sociologico. Il suo status mediatico ricreava quadri catodici che avrebbero raccolto la sintesi di un frammento oltre il momento, dando alla velocità di fruizione una pelle di natura fotografica, quasi che la sua immagine provasse ad uscire dalle riprese in diretta, attraversando l’istante per incidersi come uno stencil sul muro del tempo.

 

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Per attuare al meglio questo processo semantico serviva la miccia di un occhio fotografico, qualcuno che cogliesse il segno warholiano della Raffa, la sua attitudine catartica e stravolgente, generazionale e ironicamente rivoluzionaria. Quella persona esisteva e arriva a noi con un patrimonio fotografico di enorme valore storico: il suo nome è CHIARA SAMUGHEO e le sue foto sono il romanzo per immagini di un’icona inimitabile e attualissima, l’unica che incarna gli stilemi della Pop Culture in ogni singola movenza, pettinatura, trucco e outfit.

 

Ad Avellino, presso la AXRT CONTEMPORARY GALLERY (via Mancini 19, info@axrtgallery.com) va in scena la mostra più inaspettata e filologicamente pop di questo settembre italiano (fino al 30 ottobre 2021). Una selezione dall’archivio fotografico di Chiara Samugheo ci catapulta nel cuore iconico di Raffaella Carrà, rivelandoci giochi di ruolo, ironie, travestimenti e mascheramenti . La Samugheo ne ha colto il valore di archetipo dalle molteplici forme identitarie. La sua è stata una sintonia profonda col personaggio attorno alla persona, un dialogo da studio con l’aura pop della donna più amata dagli italiani.

 

Scorrendo le fotografie si sente l’armonia tra le due donne, un denudare i sentimenti che solo la Samugheo sapeva restituire a misura culturale di temperatura pop, tracciando linee che attraversavano le pitture di Mario Schifano e Tano Festa, Franco Angeli e Giosetta Fioroni.

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Chiara Samugheo ha inventato l’anima fotografica di Raffaella Carrà.

Ne ha captato l’energia aerobica da performer trasformista.

Ne ha colto lo spirito scultoreo da Regina Pop che anticipava il camp.

Ne ha vissuto il ciclo camaleontico di outfit, gesti e parole rumorose.

 

Raffa era una formidabile performer che giocava con il raggio ampio del corpo sul palcoscenico. Danza, voce, espressioni, abbigliamento, coreografie, tutto si fondeva in un meccanismo scenico che stravolgeva il bianconero (e poi il colore) dei programmi RAI. Lei era una gamma aperta di cromatismi emotivi, un pantone umano di strabilianti invenzioni e soluzioni, tra metafore di liberazione sessuale e incitamenti alle giuste virtù d’avanguardia.

 

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Un dialogo unico tra due donne speciali. Una relazione privilegiata che si è incisa nelle memorie culturali, regalandoci un patrimonio fotografico che porta Raffa nel territorio museale dell’arte oltre la cronaca. Una storia italiana per raccontare la più grande icona della nostra televisione e del nostro sistema culturale. Perché una cosa va detta con enfasi: quando lo spettacolo televisivo supera il valore della sua piccola cronaca, inventando programmi che diventano immaginario e riferimento collettivo, siamo a pieno titolo nel fenomeno culturale. E Raffa, ancor di più dopo la sua morte fisica, incarna un elzeviro luminoso della Cultura con la C maiuscola e danzereccia.

 

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Traslando un famoso titolo della Carrà: A fare il POP comincia tu…

 

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