fascismo propaganda mussolini

DUX IN THE USA - UNA MOSTRA A NEW YORK RACCONTA L'ORGANIZZAZIONE DEL CONSENSO AL REGIME FASCISTA E L’USO DEL CORPO DI MUSSOLINI COME STRUMENTO DI PROPAGANDA POLITICA (E COMMERCIALE) - DURANTE IL VENTENNIO, FURONO CIRCA 2000 LE SUE FOTO UFFICIALI: IN VERSIONE MINATORE, AVIATORE, TREBBIATORE, SPORTIVO - TRA I DITTATORI DEL XX SECOLO, MUSSOLINI FU UNO DEI PRIMI A CAPIRE L'IMPORTANZA DELLA POLITICA SPETTACOLO… - VIDEO

 

Giovanni De Luna per “la Stampa”

 

scultura a forma di testa di benito mussolini

Mussolini accettò di farsi fotografare assumendo spesso pose che ai nostri occhi sfiorano il grottesco. Durante il Ventennio, furono circa 2000 le sue foto ufficiali, alle quali vanno sommate quelle (alcune migliaia) scattate da fotografi locali; a questi originali sono poi da aggiungere le riproduzioni il cui numero è stato calcolato tra gli 8 e i 30 milioni di esemplari.

 

Minatore, aviatore, trebbiatore, condottiero, sportivo, nuotatore: su queste si fondò il «culto del Duce» che ispirò gran parte dell' iconografia ufficiale del regime, affidata alle sue fattezze ossessivamente replicate in manifesti, scenografie, affreschi murali, ritratti disseminati ovunque, riproposti in ogni paese, in ogni città, sulle facciate degli edifici pubblici e delle case private degli italiani.

poster con il volto di benito mussolini

 

E proprio a queste immagini è dedicata una sezione della mostra «Propaganda. The Art of Political Indoctrination» organizzata a New York da Casa Italiana Zerilli-Marimò (New York University), curata da Nicola Lucchi e visitabile ora, a causa del coronavirus, solo online (www.casaitaliananyu.org).

 

Tra i reperti esposti, due in particolare sono quanto mai efficaci nel raccontarci il rapporto tra il capo e la folla che fu alla base della religione politica del fascismo. Il primo è una scultura di Renato Bertelli del 1933, Il profilo continuo di Mussolini, famosissima, riprodotta in continuazione in maioliche gigantesche o anche in umili fermacarte.

 

propaganda fascista

Si tratta di una testa del Duce raffigurata in un contesto decisamente futurista, con una rappresentazione che ne suggerisce un movimento rotatorio, proponendo una sorta di Giano bifronte a 360 gradi, quasi che il dittatore potesse vedere ovunque, seguire con lo sguardo ogni movimento dei suoi fedeli: un' opera di gusto straordinariamente moderno che sottolineava il ruolo decisivo del Duce nell' organizzazione del consenso al regime.

 

manifesto con il volto di benito mussolini

In questo senso, ancora più esplicito è un secondo reperto in mostra, un manifesto dello svizzero Xanti Schawinsky realizzato in occasione del plebiscito del 1934, il secondo dopo quello del 1929. I «plebisciti nazionali» erano la sola parvenza di consultazione elettorale tollerata dal regime: per gli italiani si trattava di andare alle urne per votare l'elezione della Camera fascista esprimendo un «sì» o un «no» su una lista di 400 nomi, predeterminata dal Gran Consiglio, unica per l'intero territorio nazionale. «Il popolo voterà perfettamente libero. Ho appena bisogno di ricordare, tuttavia, che una Rivoluzione può farsi consacrare da un plebiscito, giammai rovesciare», erano state le minacciose dichiarazioni di Mussolini alla vigilia del voto del 1929.

 

propaganda fascista

Gli elettori per i «sì» utilizzavano schede tricolori, per i «no» schede bianche, così che la segretezza del voto era totalmente vanificata. Anche nel 1934 vinsero ovviamente i «sì» con una maggioranza schiacciante, 99,84%. Per celebrare il successo Schawinsky immaginò un Duce il cui corpo era fatto di folla, con in primo piano un gigantesco SÌ in cui erano racchiusi i trionfali risultati elettorali. Il manifesto riusciva così a cogliere l' essenza del regime, quel «mussolinismo» senza il quale il fascismo non sarebbe esistito.

 

Tra i dittatori del XX secolo, Mussolini fu uno dei primi a capire l'importanza della politica spettacolo. Per restare all' Italia, fu il primo capo di governo a doversi confrontare con il cinema, con la radio, con i giornali, con i mezzi di comunicazione di massa.

Tutti i suoi predecessori avevano potuto governare dal chiuso delle stanze di Montecitorio o di Palazzo Chigi; Mussolini scelse di fare politica nelle piazze, ai microfoni della radio, davanti alle cineprese dei documentari Luce.

 

propaganda fascista mussolini aviatore

Le «masse oceaniche» che accorrevano ad ascoltare i suoi discorsi erano elementi essenziali di una scenografia studiata nei minimi particolari. E il culto del capo si sostituì a ogni altra istanza politica o ideologica. Si aveva fiducia nel regime perché si aveva fiducia nel Duce, e il suo stesso corpo divenne un oggetto da adorare. Lo scempio finale di piazzale Loreto fu in questo senso l' applicazione di una tragica legge del contrappasso: su quel corpo che era stato un idolo capace di attivare passioni e entusiasmi tumultuosi si scatenarono l' ira e il disprezzo delle stesse masse che lo avevano adorato.

 

propaganda fascista

Ma c'è un'altra sezione della mostra - quella dedicata al rapporto tra il fascismo e la società italiana - che oggi appare la più innovativa dal punto di vista storiografico. Un manifesto attira subito l'attenzione ed è quello per la pubblicità della birra Metzger: vi campeggia una gigantesca M, iniziale del marchio aziendale ma anche di Mussolini, quasi a suggerire un sorta di osmosi tra i simboli classici del regime e il mondo della pubblicità e dei consumi.

 

Di fatto molte delle firme eccellenti che dominavano il mercato pubblicitario, come Dudovich e Diulgheroff, si prestavano volentieri a illustrare le «opere del regime», lasciando affiorare nel cupo universo dell' iconografia fascista i tratti di un' Italia che stava per aprirsi ai consumi e alle mode, lasciando affiorare i primi vagiti di quella grande trasformazione che nel dopoguerra avrebbe accompagnato il boom economico. All'italiano fascista voluto dal regime si affiancava l' italiano consumatore: il primo risultò una creatura effimera, il secondo celebrerà il suo trionfo mostrando subito i limiti di un progetto totalitario segnato da una marcata subalternità alle esigenze commerciali imposte dal mercato.

propaganda fascista

Ultimi Dagoreport

2025scala la russa

DAGOREPORT - LA DOMANDA CHE SERPEGGIAVA NEL FOYER DELLA SCALA, IERI SERA, ERA: “E ‘GNAZIO? DOVE STA LA RUSSA?”. COME MAI LA SECONDA CARICA DELLO STATO NON HA OCCUPATO LA POLTRONA DEL PALCO REALE, DOVE SI È SEMPRE DISTINTO NELLO STRAZIARE L’INNO DI MAMELI CON I SUOI SICULI ACUTI? IL PRESIDENTE DEL SENATO, TRA LA PRIMA DELLA SCALA SANTA E IL FESTIVAL DI SAN ATREJU, HA PREFERITO ATTOVAGLIARSI AL RISTORANTE “EL CAMINETO”, DIMORA DELLA SODALE SANTANCHÈ A CORTINA D’AMPEZZO...

john elkann mirja cartia dasiero theodore kyriakou

DAGOREPORT - DOMANI, FINALMENTE, GLI EMISSARI DI JOHN ELKANN SI DEGNERANNO DI INCONTRARE I CDR DI “REPUBBLICA” E “LA STAMPA” PER CHIARIRE LO STATO DELLA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRUPPO ANTENNA DI THEODORE KYRIAKOU. PER IL MAGNATE GRECO, I QUOTIDIANI SONO SOLO UN ANTIPASTO: IL SUO VERO OBIETTIVO SAREBBE ACQUISIRE UN'EMITTENTE TELEVISIVA - YAKI NON VEDE L'ORA DI LIQUIDARE IL GRUPPO EDITORIALE, PER FARE SEMPRE PIÙ AFFARI CON EXOR: LA CARTA RAPPRESENTA NEMMENO L'UN PER CENTO DELLA HOLDING, NON DÀ ALCUN GUADAGNO MA SOLO ROTTURE DI COJONI (E LA LINEA ANTI-TRUMP DEI DUE QUOTIDIANI È UNA ROGNA PER IL SEMPRE PIÙ AMERICANO JOHN) - KYRIAKOU HA SUBITO INIZIATO CON IL PIEDINO SBAGLIATO LA CAMPAGNA D’ITALIA: AVREBBE SCELTO COME ADVISOR NIENTEMENO CHE MIRJA CARTIA D’ASERO, EX AD DEL “SOLE 24 ORE” - RETTIFICA! CARTIA D'ASERO: "NON SONO ADVISOR DI ANTENNA O DI KYRIAKOU E NON MI OCCUPO DI EDITORIA DALL'USCITA DAL 'SOLE'"

francesca albanese carlotta vagnoli valeria fonte

DAGOREPORT - COS’HANNO IN COMUNE L’INDECENTE ASSALTO DEI PRO-PAL ALLA REDAZIONE DELLA “STAMPA” E IL "FEMMINISMO" BY CARLOTTA VAGNOLI E VALERIA FONTE? MOLTISSIMO: LA VIOLENZA, L’IDEOLOGIA TOSSICA, L’ACCONDISCENDENZA DI UNA CERTA STAMPA E DI QUEL MONDO EDITORIAL-GIORNALISTICO CHE HA TOLLERATO E SOSTENUTO, CON IMBARAZZANTE CONFORMISMO, QUALUNQUE NEFANDEZZA - E' UNA SVEGLIA PER CHI HA ALLISCIATO E POMPATO ACRITICAMENTE LA GALASSIA MOVIMENTISTA, CONVINTO CHE FOSSE LA PARTE GIUSTA DELLA STORIA - NON ERA NECESSARIO ARRIVARE ALL’IRRUZIONE DEI PRO-PAL E ALL’INCHIESTA DELLA PROCURA DI MONZA SU VAGNOLI-FONTE, PER CAPIRE QUANTA VIOLENZA SI NASCONDESSE DIETRO CERTI “ATTIVISTI” E I LORO METODI...

caltagirone milleri donnet nagel lovaglio giorgetti generali

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEI “FURBETTI DEL CONCERTINO”? IL PRIMARIO OBIETTIVO DI ESPUGNARE IL “FORZIERE D’ITALIA”, ASSICURAZIONI GENERALI, ATTRAVERSO L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA, SI ALLONTANA SEMPRE PIÙ - L’ISCRIZIONE NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI DI LOVAGLIO, CALTAGIRONE E MILLERI HA INTERROTTO LA TRATTATIVA CHE ERA IN CORSO PER CONVINCERE L’AD DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, IL CUI MANDATO SCADE FRA DUE ANNI, A RASSEGNARE LE DIMISSIONI. E L’IPOTESI CHE POSSANO IN CDA SFIDUCIARLO SEMBRA APPARIRE LONTANISSIMA - NEL MIRINO GIUDIZIARIO È FINITO ANCHE IL RUOLO DETERMINANTE DELLE CASSE DI PREVIDENZA, ENPAM (MEDICI), ENASARCO (AGENTI DI COMMERCIO), FORENSE (AVVOCATI), PER LEGGE VIGILATE DAL GOVERNO - ANCHE SE I “CONCERTI OCCULTATI” NON SONO CERTO UNA NOVITÀ PER IL MERCATO, LA SCALATA MEDIOBANCA COLPISCE IN QUANTO È LA PRIMA VOLTA CHE, A SUPPORTO DI PRIVATI, C’È DI MEZZO IL SOSTEGNO DELL'ARMATA BRACAMELONI CHE DOVREBBE OCCUPARSI DELL’INTERESSE PUBBLICO ANZICHÉ RIBALTARE I POTERI DELLA FINANZA ITALIANA...

giorgia meloni matteo salvini vladimir putin

DAGOREPORT - A CHE SERVE QUEL FIGLIO DI PUTIN DI SALVINI? SERVE ECCOME A GIORGIA MELONI PER APPARECCHIARE, AL DI LÀ DELLE FRONTIERE, IL MIRACOLO DEL SUO CAMALEONTISMO - SE, IN CASA, LADY MACBETH DE’ NOANTRI GETTEREBBE QUEL ROMPICAZZO DELLA LEGA OGNI GIORNO DAL BALCONE DI PALAZZO CHIGI, IN POLITICA ESTERA IL COPIONE CAMBIA E IL SUO DISPREZZO SI TRASFORMA IN AMORE - C’È DA VOTARE IN PARLAMENTO IL DECRETO SULLA FORNITURA DI ARMI A KIEV? MANCA SOLO L’ITALIA PER RATIFICARE IL MES PER GARANTIRE I PAESI EUROPEI DAI RISCHI CHE POTREBBERO DERIVARE DALL'UTILIZZO DEGLI ASSET RUSSI CONGELATI? VOILÀ, FIATO ALLE TROMBE! ECCO FARSI AVANTI L’ ANTI-EUROPEISMO DEL ‘’PATRIOTA’’ ORBANIANO SALVINI CHE SI RIVELA UN OTTIMO SCHERMO PER LA MELONA PER PIAGNUCOLARE SULLA SPALLA DI URSULA VON DER LEYEN: ‘’NON È COLPA MIA… PURTROPPO HO UN ALLEATO DI GOVERNO CHE È UN PAZZO IRRIDUCIBILE E NON POSSO CORRERE IL RISCHIO DI FAR CADERE IL GOVERNO…BLA-BLA-BLA…”