“HO IMPARATO CHE LA LIBERTÀ SI PUÒ FOTOGRAFARE” SE NE VA A 98 ANNI LA GRANDISSIMA LISETTA CARMI, FOTOGRAFA STRAORDINARIA – TRA I SUOI SCATTI PIÙ CONOSCIUTI I REPORTAGE SUI TRAVESTITI DI GENOVA (LEI FU BOLLATA COME “UNA SPORCACCIONA”, IL LIBRO FECE SCANDALO E FU “SALVATO” DA BARBARA ALBERTI), SUI CAMALLI E SUL POETA EZRA POUND - L’INTERVISTA A GNOLI: “LE INGIUSTIZIE MI HANNO AVVICINATO AL PARTITO COMUNISTA. MA NEGLI ANNI CHE L'HO FREQUENTATO HO CAPITO QUANTO FORTE FOSSE IL PESO DELL'ORTODOSSIA E DEL CONFORMISMO” – PERCHE’ SMISE DI SUONARE IL PIANOFORTE – FOTOGALLERY

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GNOLI INTERVISTA LISETTA CARMI: “PENSO CHE LA SENSIBILITÀ CHE LE MIE MANI AVEVANO PER IL PIANOFORTE SI SIA TRASMESSA ALLO SGUARDO. ANCHE UN PAESAGGIO, UN VOLTO, UNA SITUAZIONE SOMIGLIANO A UNA MUSICA CHE VA INTERPRETATA”

https://www.dagospia.com/rubrica-31/arte/ldquo-ho-imparato-che-liberta-si-puo-fotografare-rdquo-265485.htm

 

 

LISETTA CARMI

lisetta carmi lisetta carmi

Nicolas Lozito per la Stampa

 

Maestra. Lisetta Carmi era una maestra: di fotografia, di verità, di bellezza.

La fotografa, tra le più celebri del Novecento e una delle più conosciute al mondo, ci ha lasciato ieri a Cisternino all'età di 98 anni.

 

«Tutta la vita ho lavorato per capire», diceva di sé e del suo lavoro lungo quasi un secolo.

 

Una ricerca continua, che lei sintetizzava con gli scatti: ogni foto una scoperta, una luce su un punto fino a quel momento oscuro. La verità è che siamo noi ad aver capito, grazie alle sue foto. Osservando e studiando i suoi reportage, abbiamo conosciuto un'Italia che prima di Carmi non era mai stata mostrata: ha dato vita e dignità agli ultimi, ai lavoratori più umili, alle bizzarrie, i quartieri inaccessibili, ai primi travestiti d'Italia.

 

Annalisa Carmi, detta Lisetta, era nata a Genova il 15 febbraio 1924 da una famiglia borghese di origine ebraica. Durante il ventennio è costretta ad abbandonare gli studi: proseguirà da lì in poi in autonomia, imparando a far tutto per sé, da autodidatta. La sua prima passione è il pianoforte, che l'accompagna dal 1934 in quelli che lei stessa definì «più di vent' anni di isolamento e di studio».

 

lisetta carmi travestiti lisetta carmi travestiti

Studia in Svizzera, a Genova, a Milano e si esibisce in Europa così come in Israele.

Smette di suonare un giorno ben preciso, il 30 giugno 1960. Lei vorrebbe prendere parte a uno sciopero indetto dalla Camera del Lavoro di Genova, ma il suo maestro glielo vieta, fortemente in disaccordo. È spaventato, le dice, che si possa fare male a braccia e mani e così perdere alcune esibizioni. La risposta di Carmi racchiude tutta la sua personalità: «Ricordo benissimo di avergli risposto che se le mie mani erano più importanti del resto dell'umanità avrei smesso di suonare il pianoforte». Così è. Non toccherà più lo strumento.

 

Tra le sue mani, in compenso, finisce una macchina fotografica: «Uno strumento per ricercare la verità». Le prime foto sono scatti di scena, ma bastano pochi anni di prove per capire quale sia la sua vocazione: i reportage dagli angoli dimenticati d'Italia. Ospedali, fogne, porti, acciaierie. A Genova mostra le condizioni di lavoro dei camalli. La sua fotografia diventa strumento di denuncia, atto politico, tanto che alcuni suoi scatti finiscono in mostra in Unione Sovietica.

 

lisetta carmi portuali lisetta carmi portuali

Nel 1966 incontra Ezra Pound, realizzando 11 ritratti che poi finiscono in un libro: L'ombra di un poeta. Con gli Anni 70 arrivano i viaggi in Sud America e Asia. Ma nel 1976 arriva un'altra grande cesura: dopo un reportage in Sicilia decide di smettere di fotografare. Passerà il resto della sua vita in una complessa ricerca di spiritualità, sulle orme del suo maestro yogi. A Cisternino, dove si trasferisce, assume un nuovo nome, Janki Rani. Oggi piangiamo Lisetta Carmi: la maestra che ci ha insegnato a guardare.

 

 

 

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