NIENTE SOLDI DEI PETROLIERI AI MUSEI, SIAMO BRITISH - LA LETTERA DI PROTESTA DI 78 ARTISTI INGLESI AL DIRETTORE DELLA NATIONAL GALLERY - NEL MIRINO I FINANZIAMENTI DI “BP” (BRITISH PETROLEUM) AGLI ENTI CULTURALI - I CASI IN EUROPA: IN FRANCIA TOTAL SUPPORTA IL LOUVRE, IN ITALIA ENI SPONSORIZZA ALLESTIMENTI E RIQUALIFICAZIONI...

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Angelo Molica Franco per il “Fatto Quotidiano”

 

ANISH KAPOOR ANISH KAPOOR

"Pecunia non olet" risponde (secondo Svetonio nel De vita Caesarum) Vespasiano al figlio Tito, che lo rimprovera di avere istituito una tassa sull' urina, la centesima venalium (sulle minzioni raccolte nelle latrine gestite dai privati, popolarmente denominati da allora "vespasiani").

 

Quella puzza, nei secoli, sarà andata via, ma di certo di qualcosa si sarà sentito il tanfo martedì 2 luglio, quando 78 artisti inglesi, tra cui Anish Kapoor, Sarah Lucas, Gary Hume, Anthony Gormley, Rachel Whiteread e Mark Wallinger hanno indirizzato una lettera al direttore della National Portrait Gallery di Londra Nicholas Cullinan, intimandogli di troncare i rapporti di partnership con la BP (British Petroleum). Ciò anche in risposta alla recente nuova classificazione della Borsa di Londra che la inserisce nel settore "non-renewable energy".

 

Il focus della protesta è l' incuranza della BP per il proprio impatto ambientale.

discesa nel limbo anish kapoor 5 discesa nel limbo anish kapoor 5

"Nonostante il cambiamento climatico sia un problema," si legge nella lettera, "l' azienda sta scegliendo di investire il 97 per cento del suo capitale disponibile nello sfruttamento di combustibili fossili e il 3 in energie rinnovabili." La BP , dunque, non si occupa di preservare il futuro, quello stesso futuro che l' arte ha "il cruciale ruolo", prosegue il manipolo di artisti, di raccontare.

anish kapoor anish kapoor

 

Da trent' anni la BP , infatti, finanzia la National Portrait Gallery (che difende il supporto ricevuto poiché "incoraggia direttamente il lavoro di artisti di talento in tutto il mondo"), ed è anche partner di Royal Opera House, British Museum e Royal Shakespeare Company. Nessuna di queste quattro società, interrogate, ha voluto dichiarare quanto effettivamente ricevono, ma la BP in un comunicato stampa del 2016 ha informato che le istituzioni avrebbero ricevuto circa 9,4 milioni di sterline nei cinque anni a venire.

 

ANTONY GORMLEY ANTONY GORMLEY

L' azione della scorsa settimana made in UK a salvaguardia dell' incorruttibilità dell' arte non è isolata. Solo rimanendo nel 2019, alla fine di giugno, Mark Rylance (attore, drammaturgo britannico, e vincitore di un Oscar nel 2015) ha rifiutato un ruolo proprio alla Royal Shakespeare Company, "Non desidero essere associato a BP più di quanto farei con un trafficante d' armi" ha dichiarato, e anche la Royal Opera House ha dovuto affrontare le proteste degli attivisti di Extinction Rebellion (un movimento ecologista).

 

L' ultima il 2 luglio, quando distesi a terra all' ingresso del teatro con la scritta "Climate Crisis" ostruivano il passaggio alla soirée per la Carmen (spettacolo finanziato dalla BP ). Tuttavia, delle volte, tali richiami, funzionano: nel 2016 la Tate Gallery ha interrotto i rapporti con la BP a seguito delle proteste del movimento Liberate Tate.

antony gormley antony gormley

 

Ripulirsi l' immagine non è ovviamente solo un' abitudine della BP , ma sembra comune a molte compagnie petrolifere. Lo stesso non può dirsi per l' impeto e la resilienza di protesta, che sembra essere caratteristica solo anglosassone. In Francia e in Italia ci sono molti più discendenti dell' imperatore Vespasiano, con l' olfatto tanto forte da non sentire alcuna puzza emanare dalla pecunia. Oltralpe, per esempio, il gruppo Total ha consacrato - attraverso la sua fondazione culturale, Fondation Total - 5 milioni di euro per la cultura francese: volendo citarne solo una, ha sponsorizzato con 200 mila euro l' esposizione Routes d' Arabie al Louvre. E al seppur poco scalpore sollevato, il capo dipartimento dell' arte antica orientale del Louvre Béatrice André Salvini ha risposto che "i musei hanno sempre più bisogno di mecenati privati" Touché! Anche in Italia, però, servono molte spruzzate di cultura qui e lì per dimenticare inquinamento, impatto ambientale e crisi climatica.

Antony Gormley Antony Gormley

 

L' Eni è da sempre impegnatissima in questa operazione, senza suscitare eclatanti reazioni (almeno fino ad ora). Per citare solo alcuni degli aiuti elargiti - che campeggiano sul loro sito -, ha sostenuto nel cinquecentenario di Leonardo da Vinci la creazione de Le Nuove Gallerie di Leonardo al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano; ha bonificato e riqualificato (come Eni Syndial) gli stabilimenti delle saline di Santa Gilla in Sardegna per farne un bene Fai (il tutto per una somma di circa 320 milioni di euro);

 

e ancora si impegna nella lotta agli haters e nell' educazione al comportamento in rete come supporting sponsor della Social Media Week di New York nel 2018; dal 2008 al 2013 ha promosso una mostra gratuita a Milano nel periodo natalizio (nel 2013, si è potuto ammirare La Madonna di Foligno di Raffaello in prestito dai Musei Vaticani).

nicholas cullinan nicholas cullinan

 

Adesso, se BP , Total, Eni siano mossi da senso di colpa, autentica filantropia, illuminato mecenatismo o bisogno di sgravio fiscale non sta a noi dirlo, conforta solo che l' abitudine al cambio d' abito per ogni diversa occasione questa volta, c' è da dirlo, non sia solo un (mal) costume italiano.

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