colosseo coliva

PIU’ VISITATORI AGLI UFFIZI CHE AL COLOSSEO? L’EX DIRETTRICE DELLA GALLERIA BORGHESE ANNA COLIVA: “L’ANFITEATRO FLAVIO E’ STATO IL MONUMENTO DEL TURISMO DI MASSA, IL TURISMO DELLE CAROVANE, DEI TORPEDONI. ORA CON LA PANDEMIA QUESTO TIPO DI TURISMO È CALATO. IL COLOSSEO RISCHIA DI RESTARE SOLO UN’ATTRAZIONE DA DISNEYLAND. L'EFFETTO FERRAGNI PER GLI UFFIZI O BEYONCE' PER IL LOUVRE CONTA? BISOGNA ANDARE OLTRE UNA COMUNICAZIONE SOCIAL. IL MODELLO DA SEGUIRE E’ QUELLO DEL...

L. Lar. per “il Messaggero”

 

ANNA COLIVA

Anna Coliva, storica dell'arte, dirigente dei Beni culturali, una lunga carriera legata alla direzione della prestigiosa Galleria Borghese di Roma, il Colosseo sembrava inespugnabile eppure ora viene sorpassato dagli Uffizi. Come si spiega uno strappo simile, seppur minimo di 88mila presenze nel 2021?

«Il Colosseo era inespugnabile prima del Covid, è stato il monumento del turismo dei grandi numeri, il turismo della massa, delle carovane, dei torpedoni...Ora con la pandemia questo tipo di turismo è calato, il Covid ha dettato nuovi flussi. Il Colosseo è il monumento più famoso, d'impatto, diciamo pure poco impegnativo, piacevole, divertente, un'attrazione per la massa. Gli Uffizi sono un'altra cosa, richiedono più attenzione, più sensibilità. E ora, se in questo particolare momento non c'è più il turismo di massa, gli Uffizi sembrano fare più numeri».

 

Ma quale può essere un'idea vincente per rilanciare il Colosseo al di là del turismo di massa?

Colosseo

«Il Colosseo per sua natura è rimasto un'attrazione da lunapark, da Disneyland. Serve un lavoro mirato per elevare certi monumenti dal fenomeno del turismo di massa e renderli profondamente attraenti, e non più un parco giochi. Al Colosseo servirebbe, per esempio, istituire qualcosa di unico, come un polo di studi alti su metodi e tecniche costruttive dell'antica Roma.Che attiri giovani e nuove generazioni di studiosi da tutto il mondo. Facendo scuola.

CHIARA FERRAGNI EIKE SCHMIDT

 

Un'istituzione che oggi, incredibilmente, non esiste da nessuna parte.

Bisognerebbe finalmente attivare all'interno del Colosseo un'alta scuola specializzata che lavori in modo innovativo e lo faccia diventare altro. Che attragga grandi teste, mi vien da dire grandi cervelli della ricerca. Dove c'è studio e ricerca, c'è tendenza. E i giovani talenti arrivano. Insomma, bisogna riportare un'altra scuola di ricerca all'interno del Colosseo. Roma ne avrebbe bisogno».

 

Il Louvre resta il museo top a livello mondiale. Possibile che dipenda solo dalle collezioni d'arte?

«Il Louvre ormai è un modello. Perché è uno status. La Francia ha trovato il modo super intelligente di legare la cultura al glamour di qualità. Se tu vai a Parigi e non entri al Louvre, non hai fatto nulla, non sei niente. Come se non fossi mai stato in città. E questo vale anche per i giovani. È uno segno di qualificazione, e fa tendenza. Ci vogliono anni di lavoro per raggiungere questo livello.

chiara ferragni agli uffizi 3

 

Il Colosseo rischia di rimanere solo un'attrazione da Disneyland se non fa un lavoro dall'interno. Il Louvre è attraente perché ha avuto dietro un lavoro serio e costante: non vive solo delle collezioni di opere d'arte, ma per un grande progetto intorno alle opere, che le ha rese glamour. Ma il glamour non deve essere un post su Instagram, ma di altissimo livello».

 

Gli Uffizi hanno avuto l'effetto Chiara Ferragni, e il Louvre si è giocato la carta di Beyoncè quando ha concesso alla pop star di girare il video. Contano?

«Io non mi incanalerei su questi episodi. Il fenomeno social di Chiara Ferragni ha attirato gente, anche giovani, in quel determinato momento. Va bene, ma poi bisogna ragionare su una comunicazione che va oltre l'immagine social. Ed è quello che fa il Louvre. Una politica diversa. Anche oltre Beyoncè. Dopo il suo video, non è che il numero dei visitatori fosse schizzato alle stelle. Anche perché non era quello l'obiettivo della direzione del museo francese. Tutt' altro».

louvre beyonce' jay-z

Anna Colivaanna colivachiara ferragni agli uffizi 1chiara ferragni agli uffizi 2colivadago e anna coliva

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…