enzo mari

QUANT'È PROFONDO IL MARI - LA TRIENNALE DI MILANO DEDICA UNA MOSTRA AL GRANDE DESIGNER ENZO MARI, MORTO A 88 ANNI. NON È MAI STATO NÉ ANTICONFORMISTA NÉ RIVOLUZIONARIO. DICEVA DI ESSERE PIUTTOSTO “UN PO’ FOLLE”. STATO UN DESIGNER NELL’EPOCA IN CUI IL DESIGN SI È DISSOLTO A VANTAGGIO DELLE FORME IMMATERIALI, PERCHÉ È UN DESIGNER DEL PENSIERO PRIMA ANCORA CHE DEGLI OGGETTI - IL DIVANO LETTO ''DAY-NIGHT'' BOCCIATO DAGLI AMICI, IL PUZZLE, L'AUTOPROGETTAZIONE

 

 

Marco Belpoliti per https://www.doppiozero.com/

 

Nel 1971 Enzo Mari progetta un divano letto con una struttura costituita da profilati d’acciaio e imbottiture di poliuretano espanso. Si chiama Day-Night. Semplice, elegante, efficiente: basta un piccolo spostamento e si trasforma da divano di casa in letto singolo: una rotazione. Lo disegna per De Padova. L’imprenditrice che lo ha commissionato lo trova bello, ma decide di non produrlo. Enrico Astori, fondatore di Driade, che non ha una fabbrica, lo accetta e lo mette in produzione.

 

installation view 1 c triennale milano foto gianluca di ioia

Per quanto sia promosso in modo efficace, il divano resta invenduto. Non incontra il gusto del pubblico e Mari accusa il colpo. Scrive che il pubblico lo rifiuta “in quanto non lo riconosce come facente parte del sistema culturale”. La ragione pratica l’individua poi nel suo costo: troppo basso, si guadagna troppo poco con questo mobile. Riflette: gli oggetti di buon disegno offerti a prezzi bassi risultano “poveri” e non rappresentano uno status symbol per nessun consumatore. Sono trascorsi pochi anni dal Sessantotto studentesco e dall’autunno caldo, a cui Mari ha partecipato con la passione di un giovane, anche se ha passato i trent’anni. 

 

Sino a quel punto ha realizzato opere pittoriche, esperimenti visivi e concettuali, una serie di oggetti per Danese, copertine e interni per libri, sedie, allestimenti modulari per esposizioni e librerie. Si trova in un punto decisivo della sua carriera di designer, dopo aver cominciato e interrotto quella di artista e pittore. Riflette lungamente su quel fallimento, che gli pare emblematico, come racconta a Hans Ulrich Obrist. Intanto il divano è finito nel suo studio dove passano a trovarlo alcuni dei leader del movimento studentesco per cui Mari simpatizza.

 

foto 1 divano day night design enzo mari per driade 1971 letto vintage poltrona sofa 01

Il giudizio dei giovanotti sembra unanime: ma tu che fai oggetti così eleganti, gli chiedono, come mai hai progettato un mobile così brutto? Il designer interroga i suoi ospiti su come immaginino un divano letto. Le risposte descrivono un letto che somiglia a quelli prodotti in Brianza per gli sceicchi arabi: rotondo, diametro quattro metri, specchio superiore, televisore, filodiffusione. Il tutto gli provoca un gran nervoso. Come mai le persone, si domanda, capiscono il prosciutto, il parmigiano-reggiano e un certo tipo di vino, ma non un mobile?

 

Capiscono le cose che sperimentano di persona, si dice, ma non la forma, confondono la forma con il formalismo. Pensa: ma se le persone facessero delle cose con le loro mani, un oggetto, un vaso da fiori, una sedia, una scarpa, forse starebbero più attente, migliorerebbero il loro gusto? Da quel fallimento nasce una delle esperienze-oggetto più importanti per cui Mari è ancora oggi ricordato: l’Autoprogettazione (si veda il volume ristampato da Corraini ).

 

Sceglie degli strumenti di produzione: chiodi e martello; il materiale: tavola di legno; la cultura tecnica: carpentieri e operai scenografi. Pensa quindi a una serie di modelli di sedie, tavoli, letti, panche, armadi e librerie. Non li disegna, realizza invece i modelli. L’unico criterio è la loro solidità. Nessun discorso formale. Arriva a sintetizzare 19 modelli da realizzare per una Proposta e ne definisce i disegni tecnici. Poi vengono realizzati, così da corredare il progetto di fotografie degli oggetti.

 

enzo mari

L’idea di Mari può essere fraintesa, ma lui precisa: non è una proposta autarchica, pre-industriale; si tratta di autoprogettazione non di una autorealizzazione, così ciascuno può introdurre, se vuole, delle varianti. Ne parla ai giornali, ad esempio a “Paese sera”, e spiega che spedirà il catalogo completo di tutto a chiunque ne farà richiesta, basta che sia inserito nella busta il necessario per l’affrancatura di risposta e che chi lo riceve s’impegni a non fare oggetti per fini commerciali.

 

Riceve nel 1974 migliaia di richieste, lettere con fotografie dei lavori realizzati: oltre 5.000 missive. Com’è accaduto al suo magnifico divano letto, il progetto è stato in parte frainteso da molti, letto come l’ulteriore segno del francescanesimo di Mari, del suo stile anticonformista, mentre Mari non è mai stato né anticonformista né rivoluzionario. Nell’ intervista del 2009 in cui è tornato sulla storia del divano e del Progetto che ne è seguito, dice di essere piuttosto “un po’ folle”, e di non essere quel radicale che sembra; si autodefinisce un riformista.

 

 

1963 formosa 1966 timor immagine 55

Ha perfettamente ragione, non tanto in senso politico, ma in senso sociale. La domanda che da un certo punto in poi Mari si è posto è: “Come posso influire sul gusto delle persone?”. Dice influire, non modificare o rivoluzionare. Lui ha sempre pensato all’autoprogettazione come un progetto di sé stessi, così che ha coltivato anche nel proprio lavoro l’aspetto intellettivo, come le conseguenze che andava cercando di provocare nella mente degli altri. Progettare, lo ha ripetuto sino all’estenuazione, significa pensare e ripensare. Lo aveva capito tra i primi Paolo Fossati in un libro pioneristico, Il design in Italia 1945-1972 (Einaudi), dove ha parlato dell’aspetto linguistico di Enzo Mari, meglio: metalinguistico.

 

Questo significa che il designer milanese, morto pochi giorni fa a ottantotto anni, ha sempre lavorato prima di tutto con il linguaggio, anche se nella mostra aperta alla Triennale di Milano, a cura H. U. Obrist e Francesca Giacomelli (di Obrist si segnalano le varie interviste in apertura del volume pubblicato da Electa), quelli che si vedono sono oggetti, forme, quadri, immagini. Se si guarda bene l’esposizione, si capisce che la spina dorsale della mostra sono i tavoli autocostruiti su cui stanno le “Piattaforme di ricerca”, come le chiama Mari, che Giacomelli ha curato con grande perizia e precisione.

 

2002 multiplo con i componenti c triennale milano foto gianluca di ioia

Sono 19 spazi dove si è concentrata la ricerca formale del designer mediante immagini, disegni, didascalie, testi, cui ha dedicato negli ultimi dieci anni della sua vita una grande attenzione, e che vanno dalle ricerche sull’ambiguità percettiva condotta durante gli anni dell’Accademia a Brera e anche dopo, alla “Wunderkammer intellettuale”, come la chiama, ovvero l’archivio analogico: risme di carta con appunti, schizzi, elenchi di vari autori, su cui sono posti sessanta fermacarte del 2009.

 

1958 serie putrella modello a immagine 15

I 19 spazi non sono un’autocitazione, bensì la raccolta sistematica del suo fare linguistico: i “codici del suo metodo per capirne la struttura semantica”, scrive Giacomelli. Da questi lunghi tavoli e stretti si evince l’istanza politica di Mari che non è consistita nelle dichiarazioni ideologiche provocatorie – anche quelle naturalmente – quanto nel dare una forma al suo stesso lavoro, che è stato politico nel senso forte del termine.

 

La mostra è composta di tantissimi oggetti, alcuni davvero magnifici, oggetti di design, ma anche opere grafiche e opere spaziali, che sono certamente quelle per cui Mari verrà ricordato. Come dimenticare la Serie Putrella del 1958 per Danese, consistente in un vassoio in ferro, tratto appunto da un pezzo di putrella con le estremità leggermente arcuate. Francesca Giacomelli scrive che “Mari è un costruttore di grammatiche, un inventore di linguaggi”, e che “reputa questi strumenti necessari “a migliorare la qualità e l’efficacia di comunicazione della conoscenza”.

 

1957 animali 003 da danese

 Mari è stato un designer nell’epoca in cui il design si è dissolto a vantaggio delle forme immateriali, perché è un designer del pensiero prima ancora che degli oggetti. Il suo è un modo di pensare e progettare perfettamente consono all’esperienza attuale, come dimostrano i Libri mastri, dove ha raccolto tutti i codici e le potenziali coordinate per compiere il periplo delle discipline del suo lavoro: i suoi lavori in ordine cronologico, realizzati e non realizzati nel corso dei quasi settant’anni di attività, un archivio del proprio archivio. Se non si capisce l’aspetto metalinguistico di Mari non si comprende l’estrema contemporaneità del suo lavoro, e soprattutto l’importanza che per lui ha la forma.

 

In un’epoca in cui il Kitsch è diventato lo stile preponderante in arte, letteratura, moda e design, Mari è riuscito ad essere l’anti-kitsch, o il senza-kitsch per antonomasia, un nemico dell’ornamento senza tuttavia rinunciare al piacere estetico. Quando nel 2008 fu invitato a Torino alla Galleria d’Arte Moderna per realizzare una mostra della sua opera, di cui testimonia un inconsueto catalogo (L’arte della forma, Federico Motta editore), volle discriminare all’interno del suo stesso lavoro la qualità della forma dalla non-qualità del formalismo. Al riguardo ha scritto che la qualità della forma emerge indipendentemente dagli aspetti tecnici, da quelli del mercato, dalle mode, e che quando la qualità della forma c’è, “colpisce al cuore”.

 

lea vergine enzo mari

Una dichiarazione impegnativa, che si sostanzia nella sua incredibile capacità di stupirsi per le cose semplici. Chiama i suoi amici e i collaboratori a indicare tra tutti i progetti quelli che li avevano emozionati. Ne scaturiscono 250 opere tra le quasi 2000 che ha prodotto; poi diventano 20 e come tali figurano all’inizio del volume con accostamenti davvero inconsueti e rivelatori. Questo è il suo Progetto globale tra architettura, design, grafica, didattica, riflessione filosofica ecc. Ora questa mostra ripensata ed elegantemente disposta nelle grandi sale della Triennale è visitabile e godibile da tutti. Una rassegna che distingue i progetti nati dall’esigenza dell’autore di indagare la forma, oppure di contestare la realtà, e quelli nati da una precisa richiesta e contrattazione con le imprese di produzione o altri enti.

 

enzo mari

La semplicità resta lo stigma di questo artista-filosofo-designer. In un libro popolare, e insieme intelligente, Design Classic edito da Phaidon all’inizio degli anni duemila, con i 1000 oggetti più importanti prodotti al mondo secondo un team internazionale di esperti, Enzo Mari vi figura con nove oggetti, Bruno Munari con tre e Vico Magistretti sette. Sono due calendari perpetui, segno della sua ossessione per il tempo; un cestino di carta e una fruttiera, oggetti umili di casa; un vassoio e una sedia, presenze quotidiane; una scatola, niente di più semplice e usuale; e infine un gioco per bambini. In questo ultimo campo, quello del gioco, Mari, grazie alla collaborazione con la moglie Iela e il fratello, Elio, alle invenzioni grafiche e progettuali, e usando anche il linguaggio delle parole, è un grande pedagogista, migliore di tanti altri laureati in questa disciplina inafferrabile, che necessita empatia, fantasia e invenzione.

 

Del resto, Mari è stato per gran parte della sua vita un perfetto adulto bambino. Il più bell’oggetto della sua carriera è probabilmente 16 Animali, un puzzle di 16 forme del 1957 per Danese: sono 16 animali dal cane al serpente, dal canguro al maiale, ricavati da un’unica tavola di legno. Un oggetto, un gioco, un sistema di relazioni, un’Arca di Noé, un incastro, un esploso, e altro ancora. Niente è stato per Enzo Mari così serio come il gioco, a partire dal gioco linguistico in cui è stato, con i suoi modi ruvidi, diretti e secchi, un maestro intramontabile.

 

enzo mari calendario perpetuoenzo marienzo marienzo marienzo marienzo mari enzo mari designer d81enzo mari designer 38 2LEA VERGINE E ENZO MARI enzo mari designer 280enzo mari designer 34 8745 cover dscf23042enzo mari enzo mari designer o1 1280enzo mari designer pezzini 3enzo mari designer 1 sbp lrenzo mari designer .41.56 pmenzo mari designer 1009enzo mari designer e1enzo mari designer 13enzo mari

 

Ultimi Dagoreport

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA

del vecchio la stampa angelucci elkann

DAGOREPORT - NON SI STA MAI TRANQUILLI: AL RISIKO FINANZIARIO (MPS-MEDIOBANCA) FINITO TRA LE CARTE DELLA PROCURA DI MILANO, ORA SI AGGIUNGE IL RISIKO EDITORIALE: LA VENDITA DI ‘’’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ AL GRECO KYRIAKOU DIVENTA, GIORNO DOPO GIORNO, UN BORDELLO DI VOCI E RUMORS - C’È CHI ASSICURA CHE LO SBARCO DEL GRECO NON VADA ASSOLUTAMENTE A GENIO AL BOSS DELL’IMPERO MEDIASET, PIER SILVIO BERLUSCONI – CHI SPIFFERA DI UN PRESUNTO INTERESSAMENTO DELLA FAMIGLIA ANGELUCCI, EDITORE DE “IL GIORNALE” E DI “LIBERO”, ALL’ACQUISIZIONE DEL QUOTIDIANO “LA STAMPA”, CHE ELKANN HA MESSO IN VENDITA PER LA SOMMETTA DI 65 MILIONI DI EURO, CHE NON RIENTREREBBE NEL PERIMETRO DEL GRECO CON L’ANTENNA. MA PER IL BOSS DELLA SANITÀ CARO AL GOVERNO L’UNICO MODO DI COMPRARI ''LA STAMPA'' È ALL’EDICOLA: ELKANN NON GLIELO VENDERÀ MAI - A PROPOSITO DI EDITORIA COME ULTIMA UMANA VOLUTTÀ, SI VOCIFERA CHE LEONARDINO DEL VECCHIO VOGLIA COMPRARSI NIENTEMENO CHE “IL FATTO QUOTIDIANO” (DAVVERO URGE LA RIAPERTURA DEI MANICOMI…)