van gogh

QUEL MATTO DI VAN GOGH – UN LIBRO ("STARRY NIGHT") RACCONTA I GIORNI AL MANICOMIO DI SAINT-PAUL DE MAUSOLE – TRA I PAZIENTI UN EX PRETE DI 20 ANNI E HENRI ENRICO, L’UOMO DI CUI SCRIVEVA AL FRATELLO THEO. VAN GOGH LI PREFERIVA ALLE PERSONE NORMALI: “SONO PIÙ DISCRETI ED EDUCATI DI TANTI BUONI CITTADINI DI ARLES” – MA QUANDO EBBE IL PERMESSO DI ANDARSENE...

Riccardo De Palo per “il Messaggero”

 

il manicomio di saint paul de mausole

Quando Vincent Van Gogh fu internato nel manicomio di Saint-Paul de Mausole, aveva appena attraversato una delle sue peggiori crisi. L' amico Paul Gauguin era scappato in tutta fretta da Arles, pochi mesi prima: dopo l' ennesimo litigio nella Casa Gialla il pittore dei girasoli lo aveva inseguito, agitando minacciosamente un rasoio.

 

Vistosi abbandonato e nuovamente in preda alle allucinazioni, Van Gogh decise di rivolgere la lama verso se stesso: si tagliò il lobo di un orecchio e lo consegnò, avvolto in una carta di giornale, a una prostituta di nome Rachele. Dopo il ricovero in ospedale, l' artista cercò di convincere il fratello mercante d' arte, Theo, di non essere «veramente malato di mente», malgrado le trenta diagnosi compilate dai medici che sostenevano il contrario.

van gogh autoritratto

 

L' 8 maggio 1889 si decise ad entrare, rassegnato, in quell' ex convento di campagna, alle porte di Saint Rémy de Provence, che era diventato un manicomio; le condizioni non erano eccelse ma c' erano soltanto 18 pazienti maschi, che al massimo venivano curati con dei bagni caldi. Avrebbe potuto andare peggio: un analogo istituto di Marsiglia, all' epoca, ospitava un migliaio di malati ed era descritto come un inferno.

 

I COMPAGNI DI SVENTURA

A fare luce su questo periodo in parte ancora oscuro della sua vita, in cui dipinse i più grandi capolavori, è un libro appena pubblicato in Gran Bretagna, Starry Night, Van Gogh at the Asylum. L' autore, l' inglese Martin Bailey, ha compiuto ricerche accurate negli archivi della struttura ed è riuscito a dare un volto, e dei nomi, ai «compagni di sventura» dell' artista.

il manicomio di saint paul de mausole 1

 

Tra i pazienti figurava un ex prete, Jean Revello, che all' epoca di Van Gogh aveva solo vent' anni: a differenza del pittore, che fu internato solo per un anno, vi restò fino alla sua morte, avvenuta nel 1932. Un altro malato si chiamava Henri Enrico.

 

Era lui l' uomo di cui scriveva Vincent nelle lettere a Theo, quello che «distruggeva mobili e vasellame» senza ritegno. «Si odono continuamente grida e terribili ululati, come quelli degli animali in un serraglio», scriveva il pittore appena arrivato, che riconosceva però la prontezza di molti pazienti nel soccorrere gli altri, quando cadevano in preda alle crisi. Van Gogh preferiva i malati di mente alle persone normali, che lo guardavano con disgusto.

 

I pazzi «vengono tutti a godersi lo spettacolo quando sono alle prese con la pittura, in giardino: sono molto più discreti ed educati di tanti buoni cittadini di Arles, mi lasciano in pace».

STARRY NIGHT, VAN GOGH AT THE ASYLUM

 

Tra la fine di maggio e l' inizio di giugno del 1889, Vincent scrive in una lettera della sua Notte stellata, il capolavoro da poco dipinto, e avverte la «ferma volontà» di tornare a lavorare a tempo pieno. Secondo Bailey, si era ispirato alla Grande Onda di Kanagawa, di Hokusai, il maestro giapponese che tanto ammirava: i due quadri, visti appaiati, mostrano un' evidente analogia di forme. Il pittore cerca di abbellire la situazione in cui si trova, di essere rassicurante; ci riesce così bene che Theo (da poco sposato e in attesa del primo figlio) non andrà mai a trovarlo. Riferisce delle letture che lo hanno ispirato, Zola e Maupassant; si fa spedire l' opera completa di Shakespeare, e se ne appassiona.

 

il manicomio di saint paul de mausole 2

È il direttore del manicomio, Théophile Peyron, a raccontare al fratello le reali condizioni dell' artista, che in pochi mesi subisce tre crisi molto gravi, tanto che viene confinato in una stanza chiusa a chiave, per preservare la sua incolumità. «In diverse occasioni - scrive Peyron - ha cercato di avvelenarsi, inghiottendo colori che usava per dipingere, o ingerendo paraffina, sottratta al ragazzo addetto all' illuminazione». Con il fratello, al massimo, Van Gogh si lamentava del vitto: il cibo sapeva di muffa «come in un ristorante parigino invaso dagli scarafaggi».

 

il manicomio di saint paul de mausole visto da van gogh

Bailey ha detto al Guardian che solo dopo avere esaminato questi documenti si è reso conto «di quanto poteva essere stato terrificante, per lui, ritrovarsi in quell' ambiente». Ma ciò che appare veramente straordinario è come quel periodo sia coinciso con la pittura di alcuni dei suoi migliori lavori. Il quadro che ritrae Donne che raccolgono olive è stato dipinto in quei mesi ed è difficile trovare traccia, in una simile immagine di serenità agreste, dei momenti terribili che Van Gogh stava vivendo.

 

Il 16 maggio del 1890 l' artista ebbe il permesso di andarsene perché «guarito»: era riuscito a convincere i medici che le crisi precedenti erano scaturite da quell' ambiente malsano, dall' influsso degli altri pazienti. «Mi sento abbastanza calmo, e non credo di poter soffrire di altri disturbi». Van Gogh comincia a riempire il suo baule di tele e di altri oggetti personali, e lo spedisce a Parigi. «La prigionia - gli raccontò - mi stava schiacciando».

 

vang gogh ritratto del dottor gachet

L' AMICO DOTTORE

Nella capitale Vincent conosce per la prima volta il nipotino e la moglie di Theo - colei che temeva gli potesse alienare i favori, e gli invii di denaro, del fratello. Il 21 maggio parte per Auvers-sur-Oise, a una trentina di chilometri da Parigi, dove si trovava una sua conoscenza, un celebre omeopata di nome Gachet; riuscì a litigare anche con lui: «Mi sembra che sia più malato di me, o almeno quanto me. Ora, quando un cieco guida un altro cieco, non andranno a finire tutti e due nel fosso?».

 

Alla fine, nel fosso ci finì soltanto lui. Ad Auvers dipinse le ultime tele, il Paesaggio con cielo tempestoso, il Campo di grano con volo di corvi e Il giardino di Daubigny, che esprimevano tristezza e solitudine. Il 27 luglio si sparò un colpo di rivoltella al petto, in uno di quei campi dove il pennello aveva il dono di «scorrere tra le dita come un archetto di violino». L'«amico dottore», che avrebbe potuto soccorrerlo, si limitò a registrarne l' agonia.

vang gogh campo di grano con corviVAN GOGH SEQUESTRATI ALLA CAMORRAVAN GOGHVAN GOGHVAN GOGHVAN GOGHvincent host di airbnbvan gogh autoritratto'una congregazione lascia la chiesa riformata di nuenen' van goghvan goghdettaglio replica stanza van gogh a chicagostanza vera e dipinto di van gogh a confrontoautoritratto di van gogh stanza van gogh su airbnb'la spiaggia di scheveningen durante un temporale' van goghvang gogh esterno di caffe di notte

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