L’ARTE È DURA A MORIRE - "STOP PAINTING", LA MOSTRA DI PETER FISCHLI ALLA FONDAZIONE PRADA DI VENEZIA, ESPLORA TUTTI MOMENTI DI ROTTURA NELLA STORIA DELLA PITTURA DEGLI ULTIMI 150 ANNI, DALLA FOTOGRAFIA AL READY-MADE, ETC. - OLTRE 110 OPERE DI 80 ARTISTI, PER CHIEDERSI SE LA RIVOLUZIONE DIGITALE POSSA ESSERE L’ORIGINE DI UNA NUOVA CRISI DELLA PITTURA O, AL CONTRARIO, POSSA CONTRIBUIRE AL SUO RINNOVAMENTO – FOTO

''stop painting'' di peter fischli, alla fondazione prada di venezia 16

Reportage di Camilla Alibrandi per Dagospia

Giuseppe Fantasia per ElleDecor

 

Peter Fischli

Con David Weiss, l’amico e socio speciale scomparso troppo presto, Peter Fischli, anche lui zurighese, formò un duo amatissimo e stimato nel mondo dell’arte e della cultura internazionale a tal punto da esser considerati gli eredi spirituali di uno spirito dadaista alla Cabaret Voltaire.

 

Dal 1979 Weiss e Fischli sono riusciti a trasformare, ad analizzare e a rivisitare il senso delle cose con uno stile e un gusto ironico quanto irriverente, creando opere che sono vere e proprie rivelazioni in grado di trasformare un reale in cui ogni dettaglio nasconde qualcosa di magico.

''stop painting'' di peter fischli, alla fondazione prada di venezia 21

 

Da solo e senza mai perdersi d’animo, Fischli continua a credere che la quotidianità vada ribaltata e che sia possibile inventare nuovi universi, delle possibili fughe dalla realtà. L’importante, però, è capire come.

 

Ci è riuscito in maniera egregia curando “Stop Painting”, la mostra con cui la Fondazione Prada di Venezia riapre – in occasione della Biennale d’Architettura di Venezia - gli elegantissimi portoni scuri dello storico palazzo Ca’ Corner della Regina affacciato sul Canal Grande.

''stop painting'' di peter fischli, alla fondazione prada di venezia 6

 

Il suo è un progetto che esplora tutta una serie di momenti di rottura nella storia della pittura degli ultimi 150 anni, in relazione alla comparsa di nuovi fattori sociali e valori culturali, dalla diffusione della fotografia all’invenzione del ready-made e del collage, dalla messa in discussione dell’idea di autorialità alla critica della pittura come bene di consumo fino alla crisi della critica nella cosiddetta società tardocapitalista.

''stop painting'' di peter fischli, alla fondazione prada di venezia 1

 

In quello che lui stesso ha definito “un caleidoscopio di gesti ripudiati”, sono in realtà gli oggetti - poco importa se quadri, sculture, stoffe, segnali e quant’altro - a farla da padroni e che, nell’insieme, ci proiettano in un presente che guarda al futuro in maniera dubbiosa e speranzosa, chiedendosi se l’attuale rivoluzione digitale possa essere l’origine di una nuova crisi della pittura o, al contrario, possa contribuire al suo rinnovamento.

"Stop painting" di Fischli - Anna Federici

 

Il percorso espositivo inizia al piano terra con un modello in scala ridotta dell’intero progetto, “una scultura di una mostra di pittura”, parole di Fischli (autore anche del prezioso catalogo pubblicato proprio dalla Fondazione), un’opera site-specific con cui illustra le 10 sezioni del progetto che riunisce oltre 110 opere realizzate da più di 80 artisti, da Emilio Vedova a Piero Manzoni, da Andy Warhol a Marcel Duchamp, da Pino Pascali a John Baldessari, Roy Lichtenstein a Mark Kebber, giusto per citarne qualcuno.

''stop painting'' di peter fischli, alla fondazione prada di venezia 2

 

“Dagli anni Ottanta l’idea di avanguardia divenne obsoleta e si dissolse – ci ha spiegato il curatore – e di conseguenza fu proclamata ancora una volta la fine di una posizione critica nella pittura”. Non è un caso, quindi, che abbia concepito questa mostra come una pluralità di narrazioni raccontate da lui stesso in prima persona, con un tono soggettivo e che l’intero allestimento - un sistema di pareti temporanee che attraversano e sezionano gli spazi espositivi, passando attraverso le soglie che collegano le diverse stanze - sia studiato per far risaltare le contraddizioni.

 

''stop painting'' di peter fischli, alla fondazione prada di venezia 22

A dominare l’intera esposizione è Hudel, l’enorme tappeto di stoffe cucite a mano di Jean-Frédéric Schnyder (in prestito dal Kunstmuseum Basel), che percorre longitudinalmente quasi tutto il piano nobile del palazzo. Stoffe colorate con cui l’artista si è divertito a “giocare” in questo mondo dell’arte che per lui è anche una barchetta in mezzo al mare, la stessa che c’è nel salotto del cartoon The Simpson’s.

 

Fa parte della sezione intitolata “Delirium of Negation” insieme a opere di Daniel Buren, Carol Rama e Kurt Schwittersruota che riflettono se davvero, come disse l'artista e critico John Kelsey, “la fine della pittura non può che essere una ripetizione”.

''stop painting'' di peter fischli, alla fondazione prada di venezia 19

 

Con “Mensch Maschine”, Fischli ha invece indagato il superamento della figura dell’artista - in quanto produttore della propria opera - mettendo in discussione l’idea di soggettività come forza ispiratrice dell’attività creativa. Ecco, quindi, i lavori di Andrea Fraser, Pinot Galizio, Alain Jacquet, Piero Manzoni e Niki de Saint Phalle (sono in tanti ad aspettare la sua antologica a Capalbio, la prossima estate), “che incorporano nuovi dispositivi tecnologici e invenzioni, illustrano il possibile e scioccante annullamento della distinzione tra opera d’arte e oggetto di uso quotidiano”.

 

''stop painting'' di peter fischli, alla fondazione prada di venezia 7

Carla Accardi, Walter De Maria, David Hammons, Klara Líden, Martin Kippenberger e Albert Oehlen sono i protagonisti, invece, di “Niente da vedere niente da nascondere”, una sezione in cui celano, coprono o distruggono l’immagine rendendo impossibile per lo spettatore la trasformazione della sua superficie in un feticcio. Diverso, ad esempio, John Baldessarri che in “What is painting” indaga la relazione tra immagini e testo assieme a Gene Beery e Pino Pascali.

 

''stop painting'' di peter fischli, alla fondazione prada di venezia 5

La pittura, quindi, sembra sul punto di scomparire, “è morta” – ha osato dire qualcuno (Paul Delaroche) – si è vista costretta a rinunciare alla sua funzione mimetica per sopravvivere, avrà pure perso il suo valore simbolico, la sua facile conservazione e avrà anche subito - a sua volta - la crisi della critica, ma siamo poi così sicuri che sia finita? Fischli fa nascere in noi questi e molti altri interrogativi ricordandoci che è ancora lì, in mille e più forme e modi: basta solo accorgersene e saperne cogliere il significato.

 

''stop painting'' di peter fischli, alla fondazione prada di venezia 10

È Die hard, questo è sicuro, è dura a morire, come recita il titolo di un’altra sezione di questa mostra - aperta fino al 21 novembre prossimo - con opere che esprimono una nostalgia empatica per il mezzo pittorico e l’impossibilità anche per artisti d’avanguardia come Marcel Broodthaers, Asger Jorn e Kurt Schwitters di sfuggire alla segreta forza di attrazione della pittura figurativa.

 

Dire “no”, e anche più volte, come insegnano Boris Lurie, Gustave Metzger e la sua arte autodistruttiva, Henry Flynte e i suoi segni violenti contro i musei d'arte o Lucio Fontana con i suoi tagli su tela (splendida la tela “Io sono un santo” con la doppia e opposta scritta) che sono vere e proprie aperture verso un altrove necessario, oggi più che mai.

''stop painting'' di peter fischli, alla fondazione prada di venezia 17''stop painting'' di peter fischli, alla fondazione prada di venezia 14''stop painting'' di peter fischli, alla fondazione prada di venezia 8''stop painting'' di peter fischli, alla fondazione prada di venezia 9''stop painting'' di peter fischli, alla fondazione prada di venezia 15dago - ''stop painting'' di peter fischli, alla fondazione prada di venezia 18dago - ''stop painting'' di peter fischli, alla fondazione prada di venezia 3dago - ''stop painting'' di peter fischli, alla fondazione prada di venezia 12madlaina fischli e peter fischli''stop painting'' di peter fischli, alla fondazione prada di venezia 4''stop painting'' di peter fischli, alla fondazione prada di venezia 13

Ultimi Dagoreport

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."

alessandro giuli beatrice venezi gianmarco mazzi

DAGOREPORT - A CHE PUNTO SIAMO CON IL CASO VENEZI? IL GOVERNO, CIOÈ IL SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA GIANMARCO MAZZI, HA SCELTO LA STRATEGIA DEL LOGORAMENTO: NESSUN PASSO INDIETRO, “BEATROCE” IN ARRIVO ALLA FENICE DI VENEZIA NEI TEMPI PREVISTI, MENTRE I LAVORATORI VENGONO MASSACRATI CON DISPETTI E TAGLI ALLO STIPENDIO. MA IL FRONTE DEI RESISTENTI DISPONE DI UN’ARMA MOLTO FORTE: IL CONCERTO DI CAPODANNO, CHE SENZA L’ORCHESTRA DELLA FENICE NON SI PUÒ FARE. E QUI STA IL PUNTO. PERCHÉ IL PROBLEMA NON È SOLO CHE VENEZI ARRIVI SUL PODIO DELLA FENICE SENZA AVERE UN CURRICULUM ADEGUATO, MA COSA SUCCEDERÀ SE E QUANDO CI SALIRÀ, NELL’OTTOBRE 2026 - CI SONO DUE VARIABILI: UNA È ALESSANDRO GIULI, CHE POTREBBE RICORDARSI DI ESSERE IL MINISTRO DELLA CULTURA. L’ALTRA È LA LEGA. ZAIA SI È SEMPRE DISINTERESSATO DELLA FENICE, MA ADESSO TUTTO È CAMBIATO E IL NUOVO GOVERNATORE, ALBERTO STEFANI, SEMBRA PIÙ ATTENTO ALLA CULTURA. IL PROSSIMO ANNO, INOLTRE, SI VOTA IN LAGUNA E IL COMUNE È CONTENDIBILISSIMO (LÌ LO SFIDANTE DI SINISTRA GIOVANNI MANILDO HA PRESO UNO 0,46% PIÙ DI STEFANI)

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO

barigelli cairo

DAGOREPORT - PANDEMONIO ALLA "GAZZETTA DELLO SPORT"! IL DIRETTORE DELLA “ROSEA” STEFANO BARIGELLI VIENE CONTESTATO DAL COMITATO DI REDAZIONE PER LE PRESSIONI ANTI-SCIOPERO ESERCITATE SUI GIORNALISTI – LA SEGRETARIA GENERALE FNSI DENUNCIA: “I COLLEGHI DELLA 'GAZZETTA' CHE VOGLIONO SCIOPERARE VENGONO RINCORSI PER I CORRIDOI DAI LORO CAPIREDATTORI E MINACCIATI: ‘NON TI FACCIO FARE PIÙ LA JUVENTUS…” - BARIGELLI AVREBBE RECLUTATO UNA VENTINA DI GIORNALISTI PER FAR USCIRE IL GIORNALE SABATO E DIMOSTRARE COSI' ALL’EDITORE URBANETTO CAIRO QUANTO CE L’HA DURO – LA VICE-DIRETTRICE ARIANNA RAVELLI AVREBBE PURE DETTO IN MENSA A BARIGELLI: “STIAMO ATTENTI SOLO CHE NON CI SPUTTANI DAGOSPIA...” - VIDEO

luigi lovaglio giuseppe castagna giorgia meloni giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone milleri monte dei paschi di siena

DAGOREPORT - È VERO, COME SOSTENGONO "CORRIERE" E “LA REPUBBLICA”, CHE L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA È “PERFEZIONATA E IRREVERSIBILE”? PIU' SAGGIO ATTENDERE, CON L'EVENTUALE AVANZAMENTO DELL'INCHIESTA GIUDIZIARIA MAGARI (IERI ED OGGI SONO STATI PERQUISITI GLI UFFICI DEGLI INDAGATI), QUALE SARÀ LA RISPOSTA DEGLI INVESTITORI DI PIAZZA AFFARI (GIA' MPS E' STATA MAZZOLATA IN BORSA) - POTREBBERO ANCHE ESSERCI RIPERCUSSIONI SUL COMPAGNO DI AVVENTURE DI CALTARICCONE, FRANCESCO MILLERI, CHE GUIDA L'HOLDING DELFIN LA CUI PROPRIETÀ È IN MANO AI LITIGIOSISSIMI 8 EREDI DEL DEFUNTO DEL VECCHIO - MA IL FATTO PIÙ IMPORTANTE SARA' IL RINNOVO AD APRILE 2026 DELLA GOVERNANCE DI GENERALI (PER CUI È STATA ESPUGNATA MEDIOBANCA) E DI MPS DEL LOQUACE CEO LUIGI LOVAGLIO (VEDI INTERCETTAZIONI) - INFINE, PIÙ DI TUTTO, CONTANO I PASSI SUCCESSIVI DELLA PROCURA DI MILANO, CHE PUÒ SOSPENDERE L’OPERAZIONE DELLA COMBRICCOLA ROMANA FAVORITA DA PALAZZO CHIGI SE INDIVIDUA IL RISCHIO DI REITERAZIONE DEI REATI (DA PIAZZA AFFARI SI MOLTIPLICANO LE VOCI DI NUOVI AVVISI DI GARANZIA IN ARRIVO PER I "FURBETTI DEL CONCERTINO''...)