paolo di paolo

LO SCATTO DEL MUTAMENTO – ALLA SCOPERTA DI UNO DEI PIU' TALENTUOSI E MISCONOSCIUTI FOTOGRAFI ITALIANI, PAOLO DI PAOLO, IN MOSTRA AL MAXXI - L'"INTELLIGENZA FOTOGRAFICA" DI IERI E IL NARCISISMO DILAGANTE DI OGGI, E ATTACCA LA LEICA AL CHIODO: "QUELLA CULTURA PROFONDA STAVA PER ESSERE SOSTITUITA DA QUALCOSA DI SUPERFICIALE CHE NON ERO PIÙ CAPACE DI RICONOSCERE"

Roberto Cotroneo per “la Repubblica”

 

anna magnani nella sua villa a san felice circeo ph paolo di paolo

Henri Cartier-Bresson lo aveva detto in un' intervista alla rivista Photo. Era l' autunno del 1968, e sintetizzò in questo modo una vita intera spesa a raccontare il mondo con una macchina fotografica: «La fotografia è una forma di intelligenza». Ma questa frase non ha convinto Paolo Di Paolo a tornare sui suoi passi. Il 6 marzo di due anni prima, il fotografo più importante del Mondo, diretto da Mario Pannunzio, va in edicola e come ogni domenica compra il settimanale. Comincia a leggere l' editoriale del direttore che annuncia la chiusura del giornale.

 

PAOLO DI PAOLO

Profondamente turbato cammina per le strade del centro di Roma, arriva in piazza San Silvestro dove ci sono le Poste Centrali e detta un telegramma: destinatario proprio Pannunzio. Il contenuto è di poche righe: «Per me e altri amici muore oggi l' ambizione di essere fotografi». Di Paolo, che ora ha 93 anni, di lì a poco smetterà progressivamente di fotografare e metterà nel cassetto la sua Leica M3. Trasferirà l' archivio e i negativi, circa 250 mila, nella sua cantina, dove rimarranno dimenticati finché la figlia Silvia li ritrova e 250 di quelle foto sono oggi esposte a Roma, al Maxxi, destando meraviglia in tutti quelli che visitano la mostra (aperta fino 30 giugno).

 

roberto cotroneo firma le copie del suo libro

Questa è la cronaca. La storia è un' altra cosa ancora. Ed è una storia misteriosa. Era davvero impossibile continuare a fotografare solo perché chiudeva una testata che alle immagini aveva dato uno spazio pari a quello dei testi? O c' era qualcosa di diverso? La verità è che attraverso quelle fotografie, oggi finalmente esposte, si può capire perché un talento straordinario come Di Paolo non poteva più continuare a scattare.

 

Cosa accadde veramente? Aveva ragione Cartier-Bresson: «La photographie est une intelligence»: e l' intelligenza fotografica ti dice come il paese, e come le persone, stanno cambiando. E forse quel telegramma così netto, nitido almeno quanto le sue immagini, anticipa di molto quello che da lì a poco sarebbe davvero accaduto.

 

sottopassaggio pedonale ph paolo di paolo

Non solo un mutamento sociale profondo che avrebbe portato il paese lontano dalle autenticità raccontate da Paolo Di Paolo. Ma anche la consapevolezza che già da allora non sarebbe più stato possibile mostrarsi all' obbiettivo per come si era veramente.

 

La mostra di Paolo Di Paolo ha una sezione importante con ritratti di scrittori, poeti, artisti, attori, politici. Sarebbe ingenuo dire che sono del tutto autentici nel mostrarsi al fotografo. Non è questo il punto. Il punto è che sono privi di quel narcisismo che da lì a poco avrebbe tolto anima agli sguardi e avrebbe reso le espressioni tutte uguali.

 

pier paolo pasolini al monte dei cocci ph paolo di paolo

Per usare un termine caro a un amico di Paolo Di Paolo, Pier Paolo Pasolini, non si era ancora arrivati a una sorta di omologazione interiore. A quel farsi ritrarre per come si deve essere, a quel mostrarsi pensosi senza pensiero, ammiccanti senza la consapevolezza del gioco seduttivo.

 

A un certo punto si è deciso di dimenticare se stessi per aderire a uno schema visto mille volte e che vale per tutti, persone celebri e uomini comuni: la ricerca di uno sguardo che non è il proprio, che non è di nessuno.

 

Invece se osservate i ritratti di Paolo Di Paolo trovate le facce vere, uno spessore umano, una consapevolezza di non poter mentire che non è dell' obbiettivo fotografico, ma è di un tempo che non conosceva il narcisismo dilagante che oggi, nella sua ultima evoluzione, è intollerabile.

 

paolo di paolo ungaretti

Eppure erano tutti uomini e donne capaci di piacersi e di sapersi protagonisti del loro tempo: da Carlo Emilio Gadda ad Alberto Moravia, da Lucio Fontana a Bruno Munari, da Giuseppe Ungaretti a Tennessee Williams, da Giorgio De Chirico a Oriana Fallaci; e poi, certo, Marcello Mastroianni, Federico Fellini, Anna Magnani, Sophia Loren, Charlotte Rampling, Vittorio De Sica. E ancora Gian Carlo Pajetta, Umberto II di Savoia, Giovanni Leone, Aldo Moro.

 

E su tutti loro: Pier Paolo Pasolini, ritratto molte volte, anche sul set dei suoi film. Tutti messi uno di seguito all' altro: tutti egocentrici, consapevoli del loro ruolo e della loro importanza, celebri e fieri della celebrità.

Eppure non abbastanza da barare, non abbastanza da immaginare una messa in scena di loro stessi.

PANNUNZIO

 

Pronti a mostrarsi dentro un' unicità alle volte anche sgraziata, alle volte intima, quando l' intimità diventa una resa, una «ricchezza modesta» eppure fiera, come l' avrebbe definita T.S. Eliot. Cosa stava accadendo perché Di Paolo, in modo repentino e misterioso, decidesse di abbandonare quella che prima di ogni cosa fu la sua grande passione? Cosa aveva intuito per decidere di prendere una decisione così netta, che lo portò a dichiarare finita la fotografia giornalistica?

 

A dire il vero i giornali in quel tempo c' erano ancora. L' Espresso era ancora in formato lenzuolo e dava spazio alle foto, e anche Epoca faceva la stessa cosa. Lo spazio per le immagini insomma non mancava come invece sarebbe accaduto da lì a pochi anni. Ma quella forma di intelligenza che è la fotografia sa leggere quello che persino la pellicola e l' obbiettivo non sono in grado di vedere.

Leggere attraverso il tempo.

 

charlotte rampling sul set di sequestro di persona ph paolo di paolo

Vedere il cambiamento dagli sguardi, e dagli sguardi intuire che saremmo diventati un altro paese.

Alcuni di quei soggetti ritratti da Di Paolo sono ancora vivi oggi. Altri se ne sono andati, ma molti anni dopo. Eppure niente sarebbe stato più lo stesso: «Il mondo stava cambiando», mi dice oggi Di Paolo, «quello snobismo vero, eppure autentico, quella cultura profonda stava per essere sostituita da qualcosa di superficiale che non ero più capace di riconoscere».

 

Spesso ritrae personaggi che non conosce ma che poi diventano amici: non si tratta soltanto di posare davanti all' obbiettivo, ma di parlare con un uomo che ha in mano anche una macchina fotografica. Quello è il suo modo di fare questo mestiere. Un modo che alle volte lo fa decidere di non pubblicare alcuni dei suoi scatti (ad esempio Pier Paolo Pasolini sulla tomba di Antonio Gramsci).

 

Cartier Bresson da giovane

Un giorno Paolo Di Paolo va da Charlotte Rampling, è il 1966, non si salutano neanche, non si dicono una sola parola. Siede davanti a lei e scatta solo tre volte. Resta pochi minuti. Quella foto è oggi tra quelle esposte: in quegli occhi intensissimi della Rampling e nella posa, c' è quella che oggi riconosciamo come la nuova modernità. Ed è un' altra storia, un altro mondo, diverso.

 

Passano un paio di mesi e Di Paolo manderà quel telegramma a Pannunzio: da quel momento rimpiangerà quel "Mondo perduto. 1954-1968" (così si intitola la mostra) che aveva saputo raccontare come pochi altri.

 

E lo farà con un sogno ricorrente, che lui stesso mi ha confessato: «Per molto tempo ho fatto lo stesso sogno. Riprendevo la macchina fotografica, la mia prima Leica, quella che avevo comprato a rate, e provavo a scattare: ma il pulsante non scendeva. Angosciato mi svegliavo». Quel pulsante inceppato è un po' la metafora del paese, di quello che forse non siamo riusciti a diventare.

paolo di paolo giovanna calvenzipaolo di paolo mondo perdutopaolo di paolo anna magnanipaolo di paolo mondo perduto 1paolo di paolo mondo perduto 5paolo di paolo mondo perduto 11paolo di paolo mondo perduto 2paolo di paolo mondo perduto pasolini 3paolo di paolo melandri

Ultimi Dagoreport

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA

del vecchio la stampa angelucci elkann

DAGOREPORT - NON SI STA MAI TRANQUILLI: AL RISIKO FINANZIARIO (MPS-MEDIOBANCA) FINITO TRA LE CARTE DELLA PROCURA DI MILANO, ORA SI AGGIUNGE IL RISIKO EDITORIALE: LA VENDITA DI ‘’’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ AL GRECO KYRIAKOU DIVENTA, GIORNO DOPO GIORNO, UN BORDELLO DI VOCI E RUMORS - C’È CHI ASSICURA CHE LO SBARCO DEL GRECO NON VADA ASSOLUTAMENTE A GENIO AL BOSS DELL’IMPERO MEDIASET, PIER SILVIO BERLUSCONI – CHI SPIFFERA DI UN PRESUNTO INTERESSAMENTO DELLA FAMIGLIA ANGELUCCI, EDITORE DE “IL GIORNALE” E DI “LIBERO”, ALL’ACQUISIZIONE DEL QUOTIDIANO “LA STAMPA”, CHE ELKANN HA MESSO IN VENDITA PER LA SOMMETTA DI 65 MILIONI DI EURO, CHE NON RIENTREREBBE NEL PERIMETRO DEL GRECO CON L’ANTENNA. MA PER IL BOSS DELLA SANITÀ CARO AL GOVERNO L’UNICO MODO DI COMPRARI ''LA STAMPA'' È ALL’EDICOLA: ELKANN NON GLIELO VENDERÀ MAI - A PROPOSITO DI EDITORIA COME ULTIMA UMANA VOLUTTÀ, SI VOCIFERA CHE LEONARDINO DEL VECCHIO VOGLIA COMPRARSI NIENTEMENO CHE “IL FATTO QUOTIDIANO” (DAVVERO URGE LA RIAPERTURA DEI MANICOMI…)

giancarlo giorgetti luigi lovaglio milleri francesco gaetano caltagirone

SUL CASO MPS-MEDIOBANCA, L'ARTICOLO-BOMBA DEL GIORNO È SUL "CORRIERE", DA CUI SI EVINCE CHE LE DICHIARAZIONI RILASCIATE ALLA CONSOB DA CALTAGIRONE E DAL MINISTRO GIORGETTI SONO IN APERTO CONTRASTO - E’ LO STESSO IMPRENDITORE ROMANO AD AMMETTERE CHE IL MINISTRO LEGHISTA SONDÒ ALCUNI POTENZIALI INVESTITORI NELLE SETTIMANE PRECEDENTI ALLA OSCURA “GARA” CHE FECE INTASCARE IL 15% DI MPS, IN MANO AL TESORO, AL QUARTETTO DELFIN-CALTAGIRONE-ANIMA-BPM - UNA VERSIONE IN APERTO CONFLITTO CON QUELLA DI GIORGETTI, CHE IL 29 LUGLIO 2025 ALLA CONSOB DISSE: “NON C’È STATA ALCUNA INTERLOCUZIONE, CONTATTO O SCAMBIO” - A QUESTO PUNTO, CHI RISCHIA DI FINIRE NEI GUAI CON LA PROCURA DI MILANO NON SONO SOLO I “FURBETTI DEL CONCERTINO”, MA LA STESSA CONSOB GUIDATA DA PAOLO SAVONA CHE, COME AUTORITÀ DI VIGILANZA DEL MERCATO FINANZIARIO, NON HA RILEVATO NEL SUO DOCUMENTO DI “ASSOLUZIONE” SULLA PRESUNTA CONCERTAZIONE DEI CALTA-MELONI, NESSUNA DISCORDANZA TRA LE DICHIARAZIONI DI CALTAGIRONE E DI GIORGETTI…

la scala opera attilio fontana ignazio la russa daniela santanche santanchè matteo salvini

A PROPOSITO DI… QUANTO PIACE LA MATRICIANA ROMANA - IL FORFAIT DELLE ISTITUZIONI ALLA PRIMA DELLA SCALA, IVI COMPRESO LA SECONDA CARICA DELLO STATO, IL SICULO-MILANESE IGNAZIO LA RUSSA, HA SPINTO IL GOVERNATORE DEL PIRELLONE LOMBARDO, ATTILIO FONTANA, INDOSSATI I PANNI DI NOVELLO ALBERTO DA GIUSSANO A DICHIARARE: “ANCHE SE TUTTI APPREZZIAMO LA MATRICIANA, IL NORD DÀ FASTIDIO” – DÀ COSÌ FASTIDIO CHE NEL GOVERNO DELLA “PULZELLA” DELLA GARBATELLA, SIEDONO BEN 6 MINISTRI “LUMBARD” SU 24. E BEN 5 SONO DELLA LEGA – A RISPONDERE A FONTANA, CI HA PENSATO IL RODOMONTE DEL CARROCCIO, SALVINI: “TRA UNA MATRICIANA E UNA CARBONARA TROVI I SOLDI PER SISTEMARE LE CASE POPOLARI”…