dieta vegana

AL DIAVOLO LA CARNE – QUATTRO MESI DI DIETA VEGANA PER MIGLIORARE IL CONTROLLO DELLA GLICEMIA, GRAZIE ALL’AZIONE SUL MICROBIOTA INTESTINALE: SECONDO UN NUOVO STUDIO I PAZIENTI CHE PER SEDICI SETTIMANE HANNO RINUNCIATO ALLA CARNE E AI SUOI DERIVATI HANNO RIDOTTO IL PESO E HANNO RAGGIUNTO UNA MAGGIORE SENSIBILITÀ INSULINICA – MA CARI VEGANI, ASPETTARE A ESULTARE VISTO CHE…

Elisa Manacorda per "www.repubblica.it"

 

verdura 4

Quattro mesi senza carne, e senza cibi derivati dal regno animale. Sedici settimane da vegani, insomma: un sacrificio (per i carnivori incalliti) utile non solo per agire sul peso e sulla composizione corporea, ma anche per migliorare il controllo della glicemia, grazie all'azione sul microbiota intestinale, l'insieme dei miliardi di batteri che albergano nelle nostre viscere e che hanno un ruolo fondamentale nel processo della digestione e nell'assimilazione dei nutrienti.

 

microbioma 5

Lo sostiene una ricerca presentata oggi al congresso annuale dell'Associazione Europea per lo Studio del Diabete (EASD), in questi giorni a Barcellona, condotta da un gruppo di studiosi guidati da Hana Kahleova del Physicians Commitee for Responsible Medicine di Washington, Usa, gruppo di cui fa parte anche l'italiano Andrea Tura dell'Istituto di Neuroscienze del Cnr di Padova.

 

Lo studio: microbiota sotto osservazione

La ricerca illustrata al meeting europeo è stato condotta su 147 partecipanti non diabetici ma in sovrappeso, in gran parte donne, di età compresa tra i 45 e i 65 anni, divisi in due gruppi.

 

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A un primo gruppo è stato chiesto di seguire una alimentazione vegana a basso contenuto di grassi, al secondo gruppo di continuare con le proprie abitudini alimentari. Di entrambi i gruppi, all'inizio dell'esperimento, era stata analizzata la composizione del microbiota, la composizione corporea e la sensibilità insulinica, per verificarne le variazioni alla conclusione delle sedici settimane.

 

I risultati dopo 16 settimane

E i risultati sono decisamente interessanti. Partiamo da quelli immediatamente visibili: i partecipanti del gruppo vegano mostravano una riduzione sensibile del peso corporeo (in media 5,8 chili di meno), dovuta soprattutto a una pronunciata diminuzione della massa grassa (-3,9 chili) e del grasso viscerale.

 

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Ma da segnalare sono soprattutto gli effetti non visibili: in primo luogo una maggiore sensibilità insulinica. In secondo luogo, la variazione nella composizione del microbiota intestinale, con un aumento del 4,8% di Faecalibacterium prausnitzii, una delle specie batteriche più abbondanti nell'intestino e legata alla salute di quest'organo, così come di Bacteroides fragilis, altra specie batterica che nel gruppo dei vegani era aumentata di quasi il 20%.

 

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Questa maggiore presenza di questi microrganismi, dicono gli autori, risulta associata al calo di peso, alle variazioni della composizione corporea e alla maggiore sensibilità all'insulina.

 

Gli esperti: "L'importante è mangiare più fibre"

Buone notizie, dunque, soprattutto per chi non fa fatica a rinunciare, almeno temporaneamente, alla bistecca. Ma i ricercatori restano comunque con i piedi per terra. E' vero, "sedici settimane di alimentazione vegana inducono modifiche nel microbiota correlate a cambiamenti di peso, nella composizione corporea e nella sensibilità insulinica", dicono. Resta però ancora da capire quanto questi effetti benefici siano a carico della dieta veg e quanto, in generale, al ridotto apporto di calorie.

obesi

 

Le specie di batteri che risultano aumentate, continuano i ricercatori, sono infatti quelle che si nutrono di fibre e che dunque si giovano di una alimentazione tutta vegetale. Ma se anziché vegana, l'alimentazione fosse semplicemente equilibrata, con le famigerate cinque porzioni di frutta e verdura al giorno, quali benefici si otterrebbero?

 

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Per scoprirlo, il gruppo di ricerca ha in programma un'altra sperimentazione, questa volta su pazienti con diabete di tipo 2, per confrontare gli effetti di una dieta vegana con quelli di una alimentazione varia e ricca di fibra ma non necessariamente 'animal-free'. L'appuntamento è al 2020 con i nuovi risultati. Nel frattempo, ricordano i ricercatori, "mangiare più fibre è la raccomandazione dietetica numero uno per un microbioma intestinale sano".

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