coronavirus - ospedale – terapia intensiva italia

ERA POSSIBILE AVERE MENO MORTI DI COVID? SECONDO L'ISPI SÌ! –  "SE SPERANZA AVESSE PRIVILEGIATO GLI ITALIANI IN ETÀ AVANZATA ANZICHÉ LE CATEGORIE PROFESSIONALI, CI SAREBBE STATO UN ABBATTIMENTO DELLA LETALITÀ: LA RIDUZIONE DEL NUMERO DEI MORTI CHE RAGGIUNGEREMO A FINE MARZO (-21%) LA AVREMMO POTUTA RAGGIUNGERE A INIZIO FEBBRAIO" – NON SOLO: "SE LA CAMPAGNA VACCINALE SI FOSSE CONCENTRATA SUGLI ANZIANI OGGI STAREMMO RAPIDAMENTE VELEGGIANDO VERSO UNA RIDUZIONE DEL 54% DELLA LETALITÀ, ANZICHÉ DEL 21%..."

Fausto Carioti per “Libero Quotidiano”

 

ROBERTO SPERANZA

Sappiamo che i vaccini arrivati in Italia sono assai meno di quelli previsti. Sappiamo anche che l’organizzazione di Giuseppe Conte e Domenico Arcuri, progettata attorno alle "primule" da 400mila euro l'una, era lenta e inefficiente, tant' è che Mario Draghi l'ha rottamata assieme a colui che l'aveva ideata. Resta da capire una cosa, importante: era possibile, con lo stesso esiguo numero di vaccinazioni fatte sinora, avere meno morti? La risposta è stata data nei giorni scorsi dall'Ispi, l'Istituto per gli studi di politica internazionale: sì, era possibile.

 

vaccinazioni anti covid

Se Roberto Speranza e i suoi collaboratori avessero disegnato il programma di vaccinazione in modo diverso, privilegiando gli italiani in età avanzata anziché la categoria professionale di appartenenza, l'abbattimento della letalità del Covid, ossia del rapporto tra i deceduti e il numero totale dei contagiati dal virus, sarebbe stato molto più rapido. «Due mesi persi dall'Italia» è infatti il risultato cui giunge l'Ispi, in un'analisi firmata dal ricercatore Matteo Villa. «La riduzione di letalità che raggiungeremo a fine marzo (-21%) la avremmo potuta raggiungere a inizio febbraio». Due mesi persi, ovvero qualche migliaio di morti in più. Proprio perché la probabilità di morire a causa del Covid cresce di pari passo con l'anzianità.

coronavirus il reparto di terapia intensiva del sant'orsola di bologna

 

Per capirsi: secondo uno studio apparso sullo European Journal of Epidemiology, il tasso di letalità della malattia, ossia il rapporto tra il numero dei decessi e il totale delle persone infettate, è pari allo 0,01% tra coloro che hanno 25 anni e sale con l'invecchiare del paziente, raggiungendo lo 0,4% all'età di 55 anni e un molto preoccupante 15% per coloro che ne hanno 85. Altre ricerche danno risultati simili. Proprio perché è noto che gli ultraottantenni rischiano di più, a gennaio il governo aveva deciso di vaccinare l'80% di loro entro la fine di marzo: 3,6 milioni di persone. Un obiettivo che può dichiararsi fallito. Ieri risultavano vaccinati 2.479.763 "over 80" italiani, e le possibilità che in undici giorni si arrivi al traguardo sono nulle.

 

vaccinazioni

NUMERI IN CALO Anche perché, nota Villa su Twitter, «nell'ultima settimana abbiamo registrato una costante diminuzione nella somministrazione di prime dosi agli ultraottantenni», scese in media sotto le 50mila al giorno. Il motivo non è la cosiddetta «esitazione vaccinale», ossia la tendenza degli interessati a ritardare l'iniezione o a non farla. «È che ora si tratta di somministrare anche i richiami, e le dosi sono quelle che sono». Resta il fatto che, di questo passo, l'obiettivo di immunizzare l'80% degli ultraottantenni sarà raggiunto solo il 22 aprile, e bisognerà attendere l'11 maggio perché tutti loro siano protetti dal virus.

coronavirus il reparto di terapia intensiva del sant'orsola di bologna

 

Ma l'errore è proprio nella strategia iniziale: sempre ammesso, s' intende, che lo scopo fosse ridurre al massimo le morti da Covid, e non trovare un compromesso tra questo obiettivo e quello di difendere alcune categorie la cui età media, però, è associata a un rischio molto basso.

 

INFERMIERI VACCINAZIONE 4

UNA DOSE SU TRE Le tabelle del governo dicono che, su un totale di 7,4 milioni di dosi somministrate sinora, appena una su tre è stata iniettata nel braccio di un ultraottantenne. In compenso 1 milione di vaccini sono stati inoculati a italiani con meno di 70 anni che non appartengono alla categoria degli operatori sanitari, né al personale della scuola o alle forze armate. Altre 660mila dosi sono state usate per docenti e bidelli con meno di 70 anni, 107mila sono andate a militari con meno di 50 anni. Fa impressione vedere che la fascia di età tra i 70 ed i 79 anni ha ricevuto in tutto 260mila vaccini, meno della metà dei 557mila destinati a coloro che hanno tra i 20 e i 29 anni.

 

coronavirus il reparto di terapia intensiva del sant'orsola di bologna 2

È a causa di questi numeri che, come nota l'Ispi, «la riduzione di letalità effettiva raggiunta nei primi due mesi dall'inizio della campagna vaccinale è stata molto poco significativa». Le immunizzazioni si sono concentrate dapprima sul personale sanitario, la cui età mediana è di poco superiore ai 46 anni. Ma si tratta di persone che «avrebbero comunque avuto una probabilità molto bassa di presentare forme gravi o di morire a causa dell'infezione da Sars-CoV-2, e dunque la riduzione di letalità ottenuta era molto bassa». Poi sono state privilegiate altre categorie, con gli scandali e le "vaccinazioni per caste" denunciati in molte parti d'Italia. È solo quando si è iniziato a fare sul serio con gli ultraottantenni che si sono visti i primi effetti.

 

coronavirus terapia intensiva 2

CURVA LETALE Tirando le somme, se la campagna vaccinale «si fosse concentrata sin da subito sulle fasce d'età più anziane (ultra-novantenni, persone nella fascia d'età 80-89 anni, e poi via via a scendere)», oggi «staremmo rapidamente veleggiando verso una riduzione del 54%» della letalità, anziché del 21%. «Praticamente, decessi dimezzati rispetto a uno scenario senza vaccini». Così non è stato. Il ministero della Sanità ha ritardato l'immunizzazione di milioni di italiani che hanno una probabilità più alta di morire se contagiati, e questa scelta ha comportato un inevitabile tributo di vite.

coronavirus terapia intensiva coronavirus ospedale di varese 4COVID TERAPIA INTENSIVAcoronavirus ospedale di varese ROBERTO SPERANZA PRESENTA IL DPCMcoronavirus - vaccinazioni all ospedale militare di baggioROBERTO SPERANZAterapie intensiveINFERMIERI VACCINAZIONE vaccino coronavirus coronavirus - vaccinazioni all ospedale militare di baggio 1coronavirus terapia intensiva 3

Ultimi Dagoreport

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni antonio tajani quirinale alfredo mantovano

DAGOREPORT - NON CI SARÀ ALCUNA ROTTURA TRA MARINA E PIER SILVIO: NONOSTANTE LA NETTA CONTRARIETÀ ALLA DISCESA IN POLITICA DEL FRATELLINO, SE DECIDESSE, UN GIORNO, DI PRENDERE LE REDINI DI FORZA ITALIA, LEI LO SOSTERRÀ. E L’INCONTRO CON LA CAVALIERA, SOLLECITATO DA UN ANTONIO TAJANI IN STATO DI CHOC PER LE LEGNATE RICEVUTE DA UN PIER SILVIO CARICATO A PALLETTONI, È SALTATO – LA MOLLA CHE FA VENIRE VOGLIA DI EMULARE LE GESTA DI PAPI E DI ‘’LICENZIARE’’ IL VERTICE DI FORZA ITALIA È SALTATA QUANDO IL PRINCIPE DEL BISCIONE HA SCOPERTO IL SEGRETO DI PULCINELLA: TAJANI SOGNA DI DIVENTARE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NEL 2029, INTORTATO DA GIORGIA MELONI CHE HA PROMESSO I VOTI DI FRATELLI D’ITALIA. UN SOGNO DESTINATO A SVANIRE QUANDO L’EX MONARCHICO SI RITROVERÀ COME CANDIDATO AL QUIRINALE UN ALTRO NOME CHE CIRCOLA NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, QUELLO DI ALFREDO MANTOVANO…

giorgia meloni alfredo mantovano francesco lollobrigida carlo nordio andrea giambruno

DAGOREPORT - NON SI PUO' DAVVERO MAI STARE TRANQUILLI: MANTOVANO, IL SAVONAROLA DI PALAZZO CHIGI – D'ACCORDO CON GIORGIA MELONI, PRESA LA BACCHETTA DEL FUSTIGATORE DI OGNI FONTE DI ''DISSOLUTEZZA'' E DI ''DEPRAVAZIONE'' SI È MESSO IN TESTA DI DETTARE L’ORTODOSSIA MORALE  NON SOLO NEL PARTITO E NEL GOVERNO, MA ANCHE SCONFINANDO NEL ''DEEP STATE''. E CHI SGARRA, FINISCE INCENERITO SUL "ROGO DELLE VANITÀ" - UN CODICE ETICO CHE NON POTEVA NON SCONTRARSI CON LA VIVACITÀ CAZZONA DI ALCUNI MELONIANI DI COMPLEMENTO: CI SAREBBE LO SGUARDO MORALIZZATORE DI MANTOVANO A FAR PRECIPITARE NEL CONO D’OMBRA PRIMA ANDREA GIAMBRUNO E POI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA – IL PIO SOTTOSEGRETARIO PERÒ NON DORME SONNI TRANQUILLI: A TURBARLI, IL CASO ALMASRI E IL TURBOLENTO RAPPORTO CON I MAGISTRATI, MARTELLATI A TUTTA CALLARA DA RIFORME E PROCURE ALLA FIAMMA...

pier silvio berlusconi silvia toffanin

L’IMPRESA PIÙ ARDUA DI PIER SILVIO BERLUSCONI: TRASFORMARE SILVIA TOFFANIN IN UNA STAR DA PRIMA SERATA - ARCHIVIATA LA FAVOLETTA DELLA COMPAGNA RESTIA ALLE GRANDI OCCASIONI, PIER DUDI HA AFFIDATO ALL'EX LETTERINA DELLE SUCCULENTI PRIME SERATE: OLTRE A “THIS IS ME”, CON FASCINO E MARIA DE FILIPPI A MUOVERE I FILI E SALVARE LA BARACCA, C'E' “VERISSIMO” CHE OCCUPERÀ TRE/QUATTRO PRIME SERATE NELLA PRIMAVERA 2026. IL PROGRAMMA SARÀ PRODOTTO DA RTI E VIDEONEWS CON L’OK DELLA FASCINO A USARE LO “STUDIO-SCATOLA" UTILIZZATA DA MAURIZIO COSTANZO NEL FORMAT “L’INTERVISTA” - COSA C'E' DIETRO ALLE MANOVRE DI PIER SILVIO: E' LA TOFFANIN A COLTIVARE L'AMBIZIONE DI DIVENTARE LA NUOVA DIVA DI CANALE 5 (CON I CONSIGLI DELLA REGINA DE FILIPPI) O È LA VOLONTÀ DEL COMPAGNO DI INCORONARLA A TUTTI I COSTI, COME UN MIX DI LILLI GRUBER E MARA VENIER? 

wang

DAGOREPORT - CICLONE WANG SUL FESTIVAL DI RAVELLO! - PERCHÉ NEGARLO? E' COME VEDERE GIORGIA MELONI COL FAZZOLETTO ROSSO AL COLLO E ISCRITTA ALL’ASSOCIAZIONE DEI PARTIGIANI - YUJA WANG, LA STELLA PIU' LUMINOSA DEL PIANISMO CLASSICO, ENTRA IN SCENA STRIZZATA IN UN VESTITINO DI PAILLETTES CHE SCOPRE LE COSCE FINO ALL'INGUINE, TACCHI “ASSASSINI” E LA SCHIENA NUDA FINO ALL’OSSO SACRO. MA NON STIAMO ASSISTENDO ALLE SCIOCCHEZZE DA DISCOTECA DI CERTE “ZOCCOLETTE” DEL POP IN PREDA A SFOGHI DI TETTE, SCARICHI DI SEDERONI, SCONCEZZE DA VESPASIANO; NO, SIAMO NEL MONDO AUSTERO E SEVERO DEI CONCERTI DI “CLASSICA”: RACHMANINOFF, PROKOFIEV, MOZART, CHOPIN, CAJKOVSKIJ. MA ALLA WANG BASTA UN MINUTO PER FAR “SUONARE” LE COSCE DESNUDE METTENDOLE AL SERVIZIO DELLE EMOZIONI E DELL’INTERPRETAZIONE MUSICALE, CONFERMANDO IN PIENO LE PAROLE DI LUDWIG VON BEETHOVEN: “LA MUSICA È LA MEDIATRICE TRA LA VITA SPIRITUALE E LA VITA SENSUALE” - VIDEO