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PARTO IN RITARDO? NON PARTO PROPRIO – OLTRE AI MOTIVI ECONOMICI, NON SI FANNO PIÙ FIGLI A CAUSA DELLA TOCOFOBIA, IL TIMORE ECCESSIVO E INFONDATO DEL PARTO – LA SINDROME NON SOLO SPIEGHEREBBE LA TENDENZA A RITARDARE LA GRAVIDANZA, MA PORTA ALL’AUMENTO DEI PARTI CESAREI IN TUTTO IL MONDO – IL DISTURBO COLPIREBBE IN FORMA SERIA IL 20 PER CENTO DELLE PRIMIPARE, NEL 6 PER CENTO DEI CASI SPINGENDOLE ALL'ABORTO…

Cesare Peccarisi per “Salute - Corriere della Sera”

 

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Secondo l' Istat nel 2018 abbiamo toccato il minimo storico delle nascite dall' unità d' Italia.

Fra i motivi della denatalità non ci sono soltanto quelli economici, come le spese da affrontare per asili, istruzione, ma anche i cambiamenti sociali o ritmi di vita sempre più frenetici che inducono ansia e depressione.

 

Tuttavia la scelta di non avere figli può avere anche un' altra ragione psicologica , poco considerata, chiamata tocofobia , una sindrome che indica un timore eccessivo e infondato del parto (la parola viene dal greco tocos, parto, e phobos , paura, ndr ).

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Descritta nel 2000 sul British Journal of Psychiatry dalle psichiatre inglesi Kristina Hofberg e Ian Brockington dell' Università di Birmingham, ne hanno parlato di recente sull' Indian Journal of Psycholgical Medicine anche i ricercatori del Dipartimento di psichiatria di Karnataka e Bengaluru e poco prima di loro i colleghi delle Università di Lubiana e Gerusalemme sul Journal of Perinatal Medicine . Ormai di questa sindrome, detta anche maieusio-fobia (dal greco maieusis , cioè parto di donna in travaglio) si occupano studiosi di tutto il mondo.

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In alcuni casi questa sindrome potrebbe spiegare anche la crescente tendenza a rimandare la maternità: sempre più donne fanno figli a 40 anni ricorrendo alla fecondazione assistita.

 

La tendenza a ritardare la gravidanza è stata ribadita di recente dal Ministero della Salute nel 17° CeDAP (il rapporto annuale sull' evento nascita in Italia) secondo il quale l' età media delle madri italiane si è spostata a 32,8 anni.

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Ma non solo denatalità e ritardo delle gestazioni: la tocofobia potrebbe essere implicata anche in un altro fenomeno rilevato dall' indagine CeDAP e cioè l' aumento dei parti cesarei, una tendenza che non riguarda solo l' Italia, ma tutto il mondo.

 

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Uno studio dell' Università canadese di Manitoba, che è stato pubblicato su The Lancet , indica che i cesarei sono saliti dai 16 milioni del 2000 a quasi 30 nel 2015: in America Latina e nei Caraibi risultano decuplicati (oggi il 44,3 per cento dei parti delle Antille), mentre negli Stati Uniti sono aumentati di quasi un quarto (23 per cento).

 

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Per stabilire un nesso certo fra cesarei e tocofobia mancano ancora dati sulla reale frequenza della sindrome: colpirebbe in forma seria il 20 per cento delle primipare, nel 6 per cento dei casi in forma gravissima, spingendole talora addirittura all' aborto.

 

Regolamentare questi comportamenti è difficile e può essere d' esempio il caso dell' Inghilterra dove, nonostante che le Linee Guida 2004 del Nice (The National Institute for Health and Care Excellence) avessero indicato ai medici di declinare le richieste di cesarei privi di indicazioni cliniche, fra il 1989 e il 2010 questi sono comunque passati dal 10 per cento al 25 per cento.

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Le direttive Nice sono state poi riviste nel 2011 concedendo il cesareo alle madri che lo richiedevano, previa una o più sedute di counseling psichiatrico. Adesso lo studio di The Lancet rivela però che già quattro anni dopo i cesarei d' oltremanica erano saliti al 26,7 per cento. Che la revisione abbia lasciato libero sfogo alle paure tocofobiche che in qualche misura aleggiano nel fondo dell' animo di ogni futura mamma?

 

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Secondo il CeDAP da noi i cesarei si praticano sia in strutture private (50,9 per cento) sia pubbliche (31,7 per cento). A richiederli sono in oltre la metà dei casi (54,2 per cento) donne primipare. Le pluripare lo fanno soprattutto se il bambino ha una presentazione cefalica, condizione che, col parto naturale, può esporre a qualche rischio.

 

Non vanno però dimenticati i rischi anestesiologici, emorragici e laparoscopici del cesareo, né il fatto che, come osservato dai ricercatori della National Yang-Ming University di Taiwan, fa aumentare del 48 per cento il rischio di depressione, anche se programmato e non praticato d' urgenza. Né va infine scordato il fenomeno dei cesarei inutili, non solo in Italia.

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È stato pubblicato su BMC Pregnancy & Childbirth uno studio secondo cui in Armenia (dove i cesarei sono saliti dal 7,2 per cento del 2000 al 31 per cento del 2017) il rimborso ai medici per i cesarei era 11 volte maggiore rispetto al parto vaginale: un buon motivo economico per praticare cesarei anche senza necessità cliniche. E qui la tocofobia c' entra proprio poco.

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