PROTEZIONE IMMEDIATA - COME FUNZIONA IL FARMACO SVILUPPATO DA UCLH E ASTRAZENECA CHE GARANTISCE PROTEZIONE IMMEDIATA DAL COVID? VINCENZO LIBRI, DIRETTORE CENTRO RICERCHE UCLH: "SE DIAMO DEGLI ANTICORPI GIÀ ATTIVI CHE RICONOSCONO IL VIRUS, NON DOBBIAMO ASPETTARE I TEMPI TECNICI DEL VACCINO CHE STIMOLA GLI ANTICORPI NATURALI, E QUINDI L'EFFETTO È IMMEDIATO..."

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Francesca Angeli per "Il Giornale"

 

anticorpi monoclonali 2 anticorpi monoclonali 2

Protezione immediata. È questo il vantaggio, anche rispetto al vaccino più efficace, che sarebbe offerto dalla terapia basata sugli anticorpi monoclonali allo studio nel Regno Unito. Un farmaco sviluppato da University College London Hospital e AstraZeneca che potrebbe essere disponibile tra marzo ed aprile. Catherine Houlihan, virologa dell'UCLH coordinatrice della ricerca spiega che il vantaggio di questo medicinale è che produce anticorpi immediati» mentre «i vaccini attuali non conferiscono immunità prima di un mese».

 

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La scienziata fa riferimento al fatto che ad esempio il vaccino Pfizer richiede un richiamo a distanza di almeno due settimane dalla somministrazione della prima dose e la piena immunità si raggiunge dopo una o due settimane circa dalla seconda dose. Evidenti i vantaggi dell'acquisizione di una immunità immediata che durerebbe per un periodo che va dai sei ai 12 mesi. Ma come funziona questo farmaco? A guidare la ricerca è il professor Vincenzo Libri, Direttore Centro Ricerche cliniche, UCLH, che ha spiegato il meccanismo del farmaco a skytg24.

 

«Se diamo degli anticorpi già attivi che riconoscono il virus e quindi non dobbiamo aspettare i tempi tecnici del vaccino che stimola gli anticorpi naturali, l'effetto è immediato», spiega il professore che però è cauto sui tempi: «siamo ancora all'inizio». Anche se la portata potenziale di questo farmaco è «grandiosa» precisa Libri in riferimento proprio all'acquisizione di una immunità immediata.

anticorpi monoclonali anticorpi monoclonali

 

«La differenza fondamentale fra un vaccino convenzionale e un trattamento con anticorpi neutralizzanti è che i primo stimola la produzione di anticorpi naturali mentre questo trattamento riproduce in maniera sintetica, in laboratorio, l'anticorpo Covid -precisa Libri- Un paziente che è stato in contatto con uno o più casi confermati di Covid non otterrebbe vantaggi perché il vaccino ha tempi tecnici per la produzione di anticorpi di almeno un mese, un mese e mezzo. I vaccini richiedono una prima vaccinazione e solo dopo il secondo richiamo c'è la produzione di anticorpi ad un livello sufficiente per proteggere dalla malattia»

 

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Gli studi in corso sono due. Storm chaser ha l'obiettivo di individuare le persone entrate in contatto con casi positivi di Covid e a rischio di sviluppare l'infezione in 6,7 giorni. Provent invece monitora gli individui con malattie croniche e immunodepressi. La professoressa Catherine Houlihan, spiega che la terapia dello studio Storm chaser può essere somministrata a chi è stato esposto al coronavirus negli otto giorni precedenti. Dunque potrebbe rivelarsi estremamente efficace come trattamento di emergenza per pazienti ricoverati in ospedale e a ospiti delle case di cura.

 

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Sarebbe uno strumento efficace per evitare l'insorgenza di focolai con il coinvolgimento di soggetti fragili. Utile anche da somministrare a persone che convivono con soggetti positivi in isolamento nella stessa famiglia Lo studio coinvolge oltre l'ULCH altri ospedali britannici e una rete di 100 siti in tutto il mondo. «Abbiamo somministrato il farmaco a 10 soggetti partecipanti - personale, studenti e altre persone - che sono stati esposti al virus a casa, in un ambiente sanitario o in aule studentesche», ha poi precisato Houlihan. Positivo il giudizio del professor Giuseppe Novelli, genetista del Policlinico di Tor Vergata.

 

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«Gli anticorpi monoclonali sono farmaci intelligenti che neutralizzano il virus, gli impediscono di andare avanti, di infettare altre cellule», spiega Novelli. E sta per iniziare la fase clinica della sperimentazione sugli anticorpi monoclonali condotta dallo Spallanzani di Roma con il centro di ricerche cliniche di Verona. A confermarlo il direttore generale di Fondazione Toscana Life Sciences, Andrea Paolini.

 

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