''VOLEVO RIDIMENSIONARE I COSTI, NON IL RUOLO DI FIAT COME PRODUTTORE DI AUTOMOBILI. UN RUOLO CHE È FINITO'' - DE BENEDETTI PARLA A ''QUATTRORUOTE'' DEI SUOI ANNI NELL'AZIENDA DEGLI AGNELLI, QUEL PIANO DEL 1976 MAI ACCETTATO DALLA FAMIGLIA. GLI SCONTRI CON ROMITI, IL LANCIO DELLA PANDA GRAZIE A GIUGIARO: ''GLI DISSI CHE NON AVEVAMO SOLDI DA SPENDERE. DOVEVA ESSERE UNA MACCHINA CON LE LAMIERE PIATTE, PERCHÉ GLI STAMPI COSTANO MENO. E LUI…''

 

L’intervista integrale a Carlo De Benedetti su "Quattroruote" Dicembre, in uscita il 28 novembre

carlo de benedetti

 

 

 “Io non volevo distruggere la Fiat, semmai ridimensionarne i costi, ma non il ruolo di produttore di automobili. Un ruolo che è finito”. Così Carlo De Benedetti spiega a Quattroruote la sostanziale differenza tra il piano da lui proposto nel 1976, e mai accettato, e lo scenario attuale dopo il matrimonio annunciato tra FCA e PSA, sul quale aggiunge: “Vendere era l’unica alternativa valida. John Elkann ha fatto benissimo e ha gestito la trattativa molto bene. Per quelli della mia generazione e per quelli che hanno passato tutta la vita alla Fiat, sentimentalmente è un dispiacere enorme ma la Fiat non è più a Torino da qualche anno. Da sola non poteva farcela”.

de benedetti gianni agnelli

 

A 44 anni di distanza l’Ingegnere affida a Quattroruote l’esclusivo racconto dei retroscena della sua reggenza, i motivi per cui il suo piano di rilancio fu respinto, i rapporti con i fratelli Agnelli e gli scontri con Romiti e gli altri top manager. E il grande orgoglio di aver ideato, in soli 100 giorni, l’auto che ancora oggi resta la bestseller della Casa: la Panda.

 

“Dovetti pormi il problema di una gamma sorpassata. Bisognava fare qualcosa, ma nell’automotive senza soldi è difficile. Conoscevo di fama Giorgetto Giugiaro perché aveva disegnato la Golf per la più grande Casa del mondo. Era un uomo messo all’indice dal sistema Fiat per una legge non scritta in forza della quale chi lasciava l’azienda non poteva più metterci piede e lui a diciassette anni ci aveva lavorato per poco tempo.

de benedetti romiti

 

Gli dissi: “Voglio una macchina jeans, che ricordi la Citroën 2CV. Però non abbiamo soldi da spendere: dev'essere una macchina con le lamiere piatte, perché gli stampi costano meno. Il chassis dev'essere quello della 127 e deve poter montare i motori due cilindri della 126 e quattro cilindri della 127. Siamo a maggio e a settembre voglio i disegni”.

 

Quando poco dopo decisi di andarmene – spiega l’Ingegnere a Gian Luca Pellegrini, direttore di Quattroruote – la cosa semplice sarebbe stata dirgli di tenersi i disegni. Invece Umberto Agnelli volle fare suo il progetto della Panda. Giugiaro non venne mai accettato come designer del gruppo ma venne fuori il modello più venduto della storia del marchio. Ho l’orgoglio di aver fatto da solo una vettura, disegnata da Giugiaro e adottata da Umberto.”

 

Passarono solo 100 giorni dalla nomina di Ad alla sua decisione di lasciare l’azienda. Poco più di tre mesi in cui De Benedetti si rese conto di come la sua visione, e le sue aspettative di manager, non potevano combaciare con quelle della gestione famigliare firmata Agnelli.

 

de benedetti agnelli

“Quando sei nato e vissuto a Torino, fai il fornitore della Fiat e ti chiamano a fare l'amministratore delegato, non fai tante analisi e tanti ragionamenti: accetti e via. Fu una decisione presa d'istinto. Poi mi accorsi di avere sbagliato”, ammette l’Ingegnere, sottolineando come nel giro di pochi giorni passò dall’essere Ad della Holding con cinque deleghe a doversi occupare di tutta l’azienda sostituendo Umberto Agnelli che aveva deciso di candidarsi in politica. “Mi fu chiesto di occuparmi dell'intera azienda. Cosa che io non gradii”, spiega De Benedetti a Quattroruote. “Ero entrato da poco, dovevo ancora fare esperienza. Però sì, tenga presente che all'epoca la Fiat era gestita dalla famiglia Agnelli come un fatto padronale. Altro che corporate governance: se uno dei fratelli prendeva una decisione, la discussione terminava lì”.

 

john elkann marchionne con la panda

E fu proprio la decisione dell’Avvocato Gianni Agnelli di non prendere in considerazione il piano di restauro aziendale proposto dal manager a decretare la fine del rapporto: “Volevo riportare la Fiat al profitto puntando sul controllo di gestione. Gli dissi che dovevamo mandare via 60 mila persone. Mi chiese dove fossero tutti quei dipendenti. Gli risposi “Avvocato, se sapesse leggere i conti saprebbe trovarli" e gli feci vedere che il peso del costo del lavoro sul venduto era inaccettabile secondo i parametri degli altri costruttori. Erano gli anni del terrorismo, licenziare 60 mila persone era un fatto rivoluzionario, visto dalla prospettiva dell'impresa. Agnelli andò a Roma per parlarne al governo e Amintore Fanfani rispose che il piano era impossibile da realizzare. Avevo il 5% della Fiat, ero il singolo azionista più grande e non ero disposto a vedere distruggere i miei soldi. Per un manager poi, dirigere un’impresa senza poter intervenire sul problema che ne compromette la competitività è la peggiore cosa. E lì uscii.”

I PRIMI BOZZETTI DI GIORGETTO GIUGIARO DELLA PANDA

 

Finì così il suo brevissimo mandato in Fiat, durante il quale non mancarono scontri aperti con gli altri top manager a partire da Cesare Romiti, Paolo Volpolini, direttore del personale ricordato come “ottima persona ma intellettuale comunista”, e il direttore delle strategie Gianmario Rossignolo: “Lo feci fuori perché sosteneva che l’automobile fosse un’industria finita e un mestiere da Paesi sottosviluppati. Che senso aveva per la Fiat avere un capo della strategia convinto che l’auto fosse finita. Umberto comunque lo ripescò”.

La lettera di dimissioni fu di fatto il secondo no che l’Ingegnere rivolse ad Agnelli. Il primo risaliva alla fine del mandato dell’Avvocato come presidente di Confindustria: “Mi chiese se fossi interessato a sostituirlo. Risposi di no. Fui una delle poche persone a dire di no ad Agnelli”.

 

 

GABBANI PARODIE INCIDENTATI IN PANDACESARE ROMITI CARLO DE BENEDETTI

 

Figlia e nipoti di Maria Sole Agnelli entrano con la Panda UN AGRICOLTORE DI CHIERI E LE SEI PECORE NELLA PANDAPAUL YOUNG PANDADISEGNO DI FABIO SIRONI - CESARE ROMITI GIANNI AGNELLI ENRICO CUCCIA E DE BENEDETTI

Ultimi Dagoreport

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…