rocca salimbeni mps monte paschi roberto gualtieri giuseppe conte

ADDIO MONTE – FINALMENTE CONTE HA FIRMATO IL DECRETO SULLA PRIVATIZZAZIONE DI MPS: PER LA PRIMA VOLTA VIENE MESSO NERO SU BIANCO DAL GOVERNO CHE IL MEF DEVE LIBERARSI DELLA QUOTA DELLA BANCA SENESE. SCONFITTO IL M5S CHE VOLEVA NAZIONALIZZARLA. PRIMA CI SONO DA CEDERE 8 MILIARDI DI CREDITI DETERIORATI (SE LI CIUCCERÀ SEMPRE IL TESORO), POI BISOGNERÀ CONVINCERE QUALCUNO (UN FRANCESE?) A COMPRARSI L’ISTITUTO

Camilla Conti per “la Verità”

giuseppe conte roberto gualtieri

 

L'iter prevede ora il vaglio preventivo della Corte dei conti e la pubblicazione in Gazzetta ufficiale ma il sigillo del premier Giuseppe Conte al decreto sulla privatizzazione di Mps

ieri ha messo le ali al titolo della banca senese che a Piazza Affari ha guadagnato l'1,32%.

 

Nel testo firmato dal presidente del Consiglio (e datato 16 ottobre) per la prima volta viene messo nero su bianco dal governo che è «opportuno» avviare un processo di dismissione della quota detenuta dal Mef nel capitale del Monte «da realizzare con modalità di mercato e anche attraverso operazioni finalizzate al consolidamento del sistema bancario». Ergo: una fusione.

monte dei paschi di siena

 

Da realizzare solo dopo la cessione dell'ultima zavorra di circa 8 miliardi di euro di crediti deteriorati a Amco (la bad bank partecipata dallo stesso ministero dell'Economia) autorizzata dallo stesso decreto. Cui dovrà fare seguito, in base alle condizioni poste da Francoforte, l'emissione di un bond «Tier 1» di circa 700 milioni da far acquistare per almeno il 30% dai privati (al resto ci penserà lo stesso Tesoro con i nuovi fondi messi a disposizione dal decreto Agosto già convertito definitivamente in legge).

 

ROBERTO GUALTIERI GIUSEPPE CONTE

In ogni caso lo Stato si dovrà fare da parte non più tardi dell'approvazione del bilancio 2021 di Mps, quindi entro giugno 2022, come da accordi presi tre anni fa con le autorità europee in cambio del via libera al salvataggio pubblico. Già il 10 agosto il Tesoro aveva chiesto a Palazzo Chigi di inserire il decreto all'ordine del giorno del primo Consiglio dei ministri utile, ma il Movimento 5 stelle, fan della nazionalizzazione al 100%, si era messo di mezzo.

 

MONTE DEI PASCHI

Ora la strada sembra essere libera, ed era questo il segnale che attendeva il mercato. La discesa del Tesoro dal Monte (di cui oggi controlla il 68%) potrà essere effettuata -recita l'articolo 2 del decreto - «in una o più fasi , mediante modalità e tecniche di vendita in uso dai mercati, nello specifico attraverso il ricorso singolo o congiunto a un'offerta pubblica di vendita rivolta al pubblico dei risparmiatori in Italia, compresi i dipendenti del gruppo Mps, e/o a investitori istituzionali italiani e internazionali, a una trattativa diretta da realizzare attraverso procedure competitive trasparenti e non discriminatorie, a una o più operazioni straordinarie, inclusa un'operazione di fusione».

monte dei paschi di siena

 

L'ultima parola spetterà comunque alle autorità di vigilanza competenti che dovranno la loro autorizzazione. Al momento quella delle nozze pare la strada più praticabile. Tanto che fonti finanziarie scommettono sull'arrivo di un cavaliere bianco nei prossimi mesi. Con chi? I sorvegliati speciali, a oggi, sono i francesi.

 

ALESSANDRO RIVERA

In primis quelli del Crédit agricole, impegnati anche nello studio del dossier Banco Bpm, che potrebbero così disegnare l'operazione all'interno di un perimetro più ampio, ma i radar sono accesi anche sulla futura rotta di Bnp paribas. I contatti tra Roma e Parigi, del resto, risalgono a questa estate. A gestire la partita c'è la struttura del ministero di Via XX Settembre guidata dal direttore generale, Alessandro Rivera, con un ruolo attivo anche del sottosegretario al Mef, Pier Paolo Baretta. Dopo il varo del decreto che garantisce la «pulizia» delle sofferenze, le trattative potrebbero quindi subire un'accelerazione. Certo, fissare un prezzo congruo per lo Stato non sarà facile considerando che chi si prende l'istituto di Rocca Salimbeni si accolla anche la «dote» ingombrante di cause legali che comportano pesanti accantonamenti sui conti della banca. Ma il cammino pare ormai segnato.

 

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