alessio butti giorgia meloni dario scannapieco pietro labriola tim

ADDIO RETE UNICA – GIORGIA MELONI MANDA IN SOFFITTA LA LETTERA D’INTENTI FIRMATA DA CDP LO SCORSO MAGGIO, PER FONDERE LA RETE DI OPEN FIBER CON QUELLA DI TELECOM ITALIA –  QUINDI, ORA CHE SI FA? SI VA VERSO IL “PIANO MINERVA” PROPUGNATO DAL SOTTOSEGRETARIO BUTTI, CIOÈ L’OPA SU TUTTA TIM? È PRATICAMENTE IRREALIZZABILE: NAZIONALIZZANDO L'EX TELECOM, CDP DOVREBBE SUCARSI ANCHE TUTTI I 26 MILIARDI DI DEBITO…

1 - RETE UNICA, MELONI AZZERA TUTTO CDP NON PRESENTERÀ L'OFFERTA A TIM

Estratto dell’articolo di Sara Bennewitz per “la Repubblica”

 

DARIO SCANNAPIECO

Il progetto di Cassa Depositi e Prestiti (Cdp) per intrecciare la rete della controllata Open Fiber con quella della rivale Telecom Italia in una infrastruttura unica, voluto dal governo di Mario Draghi, è stato bocciato dal nuovo esecutivo. Giorgia Meloni non ha condiviso la lettera d'intenti firmata da Cdp lo scorso maggio e che si sarebbe dovuta trasformare in un'offerta non vincolante entro mercoledì 30.

 

ALESSIO BUTTI GIORGIA MELONI

Dopo mesi di lavoro il piano dell'ad di Cdp Dario Scannapieco si trova di fronte a un muro politico, insormontabile.  […] La decisione di resettare il dossier sarebbe iniziata a maturare giovedì scorso, a seguito di un incontro tra Meloni, il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, quello delle imprese Adolfo Urso, il capo di gabinetto Gaetano Caputi e il sottosegretario Alessio Butti. Dopo l'incontro, venerdì, Meloni ha deciso di affidare a Butti le deleghe per tirare le fila dell'operazione dandogli ampi poteri, salvo quelli che fanno capo al ministro Urso.

 

PIETRO LABRIOLA

Butti a più riprese ha criticato la rete unica e il ruolo di conflitto d'interessi di Cdp, che è azionista al 60% di Open Fiber e al 9,9% di Tim, auspicando una soluzione giusta, come la dea Minerva, e di mercato, come un'Offerta pubblica. Solo che questo ipotetico "piano Minerva" si sarebbe scontrato con la volontà del governo di mantenere il controllo della rete Telecom in mani pubbliche, perché rilevando la maggioranza di Tim attraverso Cdp, la Cassa dovrebbe consolidare nei suoi bilanci anche tutti i 26 miliardi di debito dell'azienda telefonica. Non è un mistero che in passato Butti e Scannapieco abbiano avuto un aspro confronto, ma è anche chiaro che la Meloni ha affidato al primo il dossier e ora Cdp dovrà adeguarsi alle decisioni del nuovo esecutivo. [...]

 

2 - NON C’È INTESA CON IL GOVERNO, IN BILICO L’OFFERTA DI CDP PER LA RETE TIM

Tobia De Stefano per “Verità e Affari” del 26 novembre

 

DARIO SCANNAPIECO GIOVANNI GORNO TEMPINI

Non uno, ma due tavoli tecnici per districare la matassa sull'operazione che dovrebbe portare la rete Tim nelle mani di Cdp, eppure a cinque giorni (30 novembre) dalla scadenza dei termini previsti dal Mou -il Memorandum of understanding - se possibile la situazione è più intricata di prima. Tanto da far affermare a qualcuno che si tratti di un accordo ormai insabbiato.

 

Se è davvero così, lo scopriremo solo la prossima settimana. A oggi però quello che si può dire con certezza è che il governo - e per governo si intende il Mef che ha l'82% di Cassa Depositi e Prestiti, l'ex Mise di Adolfo Urso e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all'Innovazione, Alessio Butti, non ha trovato la quadra con la stessa Cdp e con l'amministratore delegato Dario Scannapieco. Non c'è uno stop che sarebbe stato sotto certi versi irrituale, quindi la Cassa è libera di fare quello che sotto il profilo industriale ritiene più opportuno, ma non si è acceso neanche il tanto agognato disco verde. Quindi?

PIETRO LABRIOLA

 

Se dovessimo scommettere l'asticella propenderebbe per il passo indietro di Cdp rispetto all'offerta sulla rete Tim che poi sarebbe propedeutica alla realizzazione della rete unica o almeno su un rinvio rispetto alla data del 30 novembre.

 

A nessuno però sfugge che la proposta è pronta da tempo, c'era da indicare solo la cifra che dovrebbe oscillare tra i 17 e i 19 miliardi di euro, e che restano immutate le perplessità del primo socio di Tim, i francesi di Vivendi che dall'alto del 23,7% delle azioni potrebbero bocciare l'offerta.

ALESSIO BUTTI GIORGIA MELONI

 

Strade alternative? Il piano Minerva (Opa di Cdp su tutta Tim) sponsorizzato dal sottosegretario Butti pare irrealizzabile per almeno due motivi. Il primo è finanziario: Cdp nella sostanza non avrebbe le munizioni per lanciare l'offerta. Il secondo è pratico: la Cassa non ha nessuna intenzione di fare un lavoro che non è il suo, quello cioè di vendere, post-Opa, i vari asset di Tim, a partire dal Brasile per arrivare fino alle controllate della società più legate ai contenuti.

 

PIETRO LABRIOLA

 Quindi? Si è parlato molto di due alternative: la cosiddetta grande ammucchiata (Opa con tutti i soggetti interessati dentro, da Cdp fino a Vivendi e ai fondi Kkr e Macquarie) e l'offerta di Cdp solo per la maggioranza della rete con una quota di minoranza che resterebbe a Tim in attesa di essere valorizzata e poi venduta a un prezzo superiore.

 

In attesa di avere le idee più chiare, dopo giornate in altalena, Tim ieri si è mossa poco (+0,13%) approcciandosi così all'ennesima settimana decisiva della sua storia.

Ultimi Dagoreport

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni antonio tajani quirinale alfredo mantovano

DAGOREPORT - NON CI SARÀ ALCUNA ROTTURA TRA MARINA E PIER SILVIO: NONOSTANTE LA NETTA CONTRARIETÀ ALLA DISCESA IN POLITICA DEL FRATELLINO, SE DECIDESSE, UN GIORNO, DI PRENDERE LE REDINI DI FORZA ITALIA, LEI LO SOSTERRÀ. E L’INCONTRO CON LA CAVALIERA, SOLLECITATO DA UN ANTONIO TAJANI IN STATO DI CHOC PER LE LEGNATE RICEVUTE DA UN PIER SILVIO CARICATO A PALLETTONI, È SALTATO – LA MOLLA CHE FA VENIRE VOGLIA DI EMULARE LE GESTA DI PAPI E DI ‘’LICENZIARE’’ IL VERTICE DI FORZA ITALIA È SALTATA QUANDO IL PRINCIPE DEL BISCIONE HA SCOPERTO IL SEGRETO DI PULCINELLA: TAJANI SOGNA DI DIVENTARE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NEL 2029, INTORTATO DA GIORGIA MELONI CHE HA PROMESSO I VOTI DI FRATELLI D’ITALIA. UN SOGNO DESTINATO A SVANIRE QUANDO L’EX MONARCHICO SI RITROVERÀ COME CANDIDATO AL QUIRINALE UN ALTRO NOME CHE CIRCOLA NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, QUELLO DI ALFREDO MANTOVANO…

giorgia meloni alfredo mantovano francesco lollobrigida carlo nordio andrea giambruno

DAGOREPORT - NON SI PUO' DAVVERO MAI STARE TRANQUILLI: MANTOVANO, IL SAVONAROLA DI PALAZZO CHIGI – D'ACCORDO CON GIORGIA MELONI, PRESA LA BACCHETTA DEL FUSTIGATORE DI OGNI FONTE DI ''DISSOLUTEZZA'' E DI ''DEPRAVAZIONE'' SI È MESSO IN TESTA DI DETTARE L’ORTODOSSIA MORALE  NON SOLO NEL PARTITO E NEL GOVERNO, MA ANCHE SCONFINANDO NEL ''DEEP STATE''. E CHI SGARRA, FINISCE INCENERITO SUL "ROGO DELLE VANITÀ" - UN CODICE ETICO CHE NON POTEVA NON SCONTRARSI CON LA VIVACITÀ CAZZONA DI ALCUNI MELONIANI DI COMPLEMENTO: CI SAREBBE LO SGUARDO MORALIZZATORE DI MANTOVANO A FAR PRECIPITARE NEL CONO D’OMBRA PRIMA ANDREA GIAMBRUNO E POI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA – IL PIO SOTTOSEGRETARIO PERÒ NON DORME SONNI TRANQUILLI: A TURBARLI, IL CASO ALMASRI E IL TURBOLENTO RAPPORTO CON I MAGISTRATI, MARTELLATI A TUTTA CALLARA DA RIFORME E PROCURE ALLA FIAMMA...

pier silvio berlusconi silvia toffanin

L’IMPRESA PIÙ ARDUA DI PIER SILVIO BERLUSCONI: TRASFORMARE SILVIA TOFFANIN IN UNA STAR DA PRIMA SERATA - ARCHIVIATA LA FAVOLETTA DELLA COMPAGNA RESTIA ALLE GRANDI OCCASIONI, PIER DUDI HA AFFIDATO ALL'EX LETTERINA DELLE SUCCULENTI PRIME SERATE: OLTRE A “THIS IS ME”, CON FASCINO E MARIA DE FILIPPI A MUOVERE I FILI E SALVARE LA BARACCA, C'E' “VERISSIMO” CHE OCCUPERÀ TRE/QUATTRO PRIME SERATE NELLA PRIMAVERA 2026. IL PROGRAMMA SARÀ PRODOTTO DA RTI E VIDEONEWS CON L’OK DELLA FASCINO A USARE LO “STUDIO-SCATOLA" UTILIZZATA DA MAURIZIO COSTANZO NEL FORMAT “L’INTERVISTA” - COSA C'E' DIETRO ALLE MANOVRE DI PIER SILVIO: E' LA TOFFANIN A COLTIVARE L'AMBIZIONE DI DIVENTARE LA NUOVA DIVA DI CANALE 5 (CON I CONSIGLI DELLA REGINA DE FILIPPI) O È LA VOLONTÀ DEL COMPAGNO DI INCORONARLA A TUTTI I COSTI, COME UN MIX DI LILLI GRUBER E MARA VENIER? 

wang

DAGOREPORT - CICLONE WANG SUL FESTIVAL DI RAVELLO! - PERCHÉ NEGARLO? E' COME VEDERE GIORGIA MELONI COL FAZZOLETTO ROSSO AL COLLO E ISCRITTA ALL’ASSOCIAZIONE DEI PARTIGIANI - YUJA WANG, LA STELLA PIU' LUMINOSA DEL PIANISMO CLASSICO, ENTRA IN SCENA STRIZZATA IN UN VESTITINO DI PAILLETTES CHE SCOPRE LE COSCE FINO ALL'INGUINE, TACCHI “ASSASSINI” E LA SCHIENA NUDA FINO ALL’OSSO SACRO. MA NON STIAMO ASSISTENDO ALLE SCIOCCHEZZE DA DISCOTECA DI CERTE “ZOCCOLETTE” DEL POP IN PREDA A SFOGHI DI TETTE, SCARICHI DI SEDERONI, SCONCEZZE DA VESPASIANO; NO, SIAMO NEL MONDO AUSTERO E SEVERO DEI CONCERTI DI “CLASSICA”: RACHMANINOFF, PROKOFIEV, MOZART, CHOPIN, CAJKOVSKIJ. MA ALLA WANG BASTA UN MINUTO PER FAR “SUONARE” LE COSCE DESNUDE METTENDOLE AL SERVIZIO DELLE EMOZIONI E DELL’INTERPRETAZIONE MUSICALE, CONFERMANDO IN PIENO LE PAROLE DI LUDWIG VON BEETHOVEN: “LA MUSICA È LA MEDIATRICE TRA LA VITA SPIRITUALE E LA VITA SENSUALE” - VIDEO