bedoni donnet

ALLARME ROSSO A TRIESTE E A VERONA - LA CONSOB HA CHIESTO A GENERALI E A CATTOLICA I NOMINATIVI DI TUTTI COLORO CHE HANNO PARTECIPATO ALL’OPERAZIONE CHE HA VISTO L’INGRESSO DI GENERALI NEL CAPITALE DI CATTOLICA: SI INDAGA SU IPOTESI DI INSIDER TRADING - UN’OPERAZIONE CHE ORA RISCHIA DI COSTARE LA TESTA DI PHILIPPE DONNET MENTRE L’INTERO CDA DI CATTOLICA È GIÀ STATO TRAVOLTO DA UN’ISPEZIONE DELL’IVASS, CHE HA CHIESTO UN TOTALE RICAMBIO DEGLI AMMINISTRATORI, A COMINCIARE DAL PRESIDENTE BEDONI - SI TEME CHE DONNET VOGLIA ASSEGNARE LA PRESIDENZA DI GENAGRICOLA A BEDONI: DOMANI AL CDA DI GENERALI SE NE VEDRANNO DELLE BELLE…

DAGOREPORT

Bedoni

Allarme rosso a Trieste e a Verona: la Consob ha chiesto a Generali e a Cattolica i nominativi di tutti coloro – esponenti, dipendenti, collaboratori e consulenti – che hanno partecipato all’operazione che ha visto l’ingresso della più grande compagnia italiana nel capitale della società di assicurazioni guidata da Paolo Bedoni.

 

Si tratta del primo passo che l’autorità di controllo della Borsa ha compiuto nei confronti di un’operazione che ora rischia di costare la testa di Philippe Donnet, l’amministratore delegato di Generali, mentre l’intero cda di Cattolica è già stato travolto da un’ispezione dell’Ivass, che ha chiesto un totale ricambio degli amministratori, a cominciare dal presidente Bedoni.

francesco gaetano caltagirone philippe donnet

 

Donnet, che proprio su questa operazione aveva ricevuto le critiche aspre di alcuni soci (Leonardo Del Vecchio e Franco Caltagirone), nei giorni aveva tentato di salvare la sua testa offrendo su un piatto d’argento quella dei due suoi principali collaboratori, francesi come lui, Frederic De Courtois e Tim Ryan (come Dagospia ha anticipato).

 

Donnet

Operazione che ora rischia di essere vanificata, agli occhi degli azionisti, dal giro delle sostituzioni. Infatti, da un lato non piace l’idea che la casella occupata da De Courtois venga lasciata vuota, mentre dall’altro fa incavolare il giro di valzer deciso da Donnet per sostituire Ryan.

 

Se lascia perplessi che come Chief Investment Officer sia stato scelto Sandro Panizza, attuale Chief Risk Manager, del tutto inadeguata viene giudicata l’idea di sostituire Panizza con Giancarlo Fancel, attuale Cfo di Generali Italia ma soprattutto presidente di Genagricola.

deCourtois_frederic

 

Si teme infatti che Donnet voglia assegnare quest’ultima carica proprio a Bedoni, in virtù di un patto non scritto che c’era stato tra loro al momento in cui Donnet è entrato in Cattolica con il 25% del capitale, ottenendo in cambio che Bedoni, fino a quel momento stretto militante della finanza cattolica vicina a Ubi, cedesse all’opa di Banca Intesa il suo 1% della banca guidata allora da Victor Massiah.

CATTOLICA ASSICURAZIONE

 

Mercoledì 27 al cda di Generali se ne vedranno delle belle…

 

 

2 - FARO CONSOB SU CATTOLICA-GENERALI SI INDAGA SU IPOTESI DI INSIDER TRADING

Vittoria Puledda per "la Repubblica"

 

bedoni

Faro della Consob su Cattolica. Dopo i durissimi rilievi dell'Ivass, appena notificati anche ai consiglieri della compagnia, ieri si è appreso che anche l'autorità di mercato ha un livello di attenzione molto alto su Cattolica.

 

In particolare, la Consob la settimana scorsa ha avviato accertamenti preliminari chiedendo informazioni a Cattolica e a Generali per verificare se vi siano stati abusi di informazioni privilegiate.

carlo ferraresi cattolica

 

Come noto, le due compagnie il 24 giugno (con un comunicato diramato in tardissima serata) hanno raggiunto un accordo per l'ingresso del Leone nel capitale di Cattolica, attraverso la sottoscrizione di un aumento di capitale riservato da 300 milioni che ha garantito a Generali una quota del 24,46%.

 

Un accordo sul filo di lana, a ridosso dell'assemblea del 27 giugno per l'approvazione dell'aumento di capitale; praticamente in concomitanza con la scadenza dell'ultimo momento utile per votare (attraverso il rappresentante delegato, per il Covid).

 

Ebbene, ora la Consob vuole ricostruire chi era a conoscenza dell'operazione. Solo dopo aver raccolto le informazioni preliminari la commissione valuterà se ci sono gli estremi per muovere contestazioni, se insomma ci siano state manipolazioni di mercato.

 

Minali e Bedoni

Un'attività di monitoraggio in parte abituale, quando ci sono operazioni straordinarie di questa portata e oscillazioni dei titoli. Il 25 giugno - subito dopo l'annuncio dell'ingresso di Generali - il titolo ovviamente era salito del 38% (scontato, visto che Generali pagava 5,5 euro per ogni azione) con forti scambi, 16 milioni di azioni passate di mano.

 

Un'altra fiammata negli scambi si era registrata il primo giugno, quando erano stati negoziati quasi 8 milioni di pezzi e nei dieci giorni successivi le medie erano state piuttosto sostenute. Poi i volumi sono rientrati e attualmente si muovono ben al di sotto del milione di pezzi al giorno.

philippe donnet

 

Ora la Consob ha chiesto di conoscere tutte le persone che a vario titolo hanno lavorato all'operazione e la cronologia delle attività e degli incontri che hanno portato all'intesa, incluse telefonate e scambi di mail da parte dei dipendenti con le controparti, e i consulenti coinvolti.

 

Rispetto a quanto pagato all'epoca, oggi il Leone di Trieste segna una minusvalenza teorica intorno ai 90 milioni e tra poco dovrà anche mettere mano al portafoglio, per sottoscrivere pro-quota la seconda parte dell'aumento di capitale da 200 milioni.

 

bedoni

C'è chi teme che per Philippe Donnet si profili una guerra di trincea con molti problemi (Del Vecchio e Caltagirone, soci forti di Generali, sono stati tiepidi fin dal primo momento) e poca gloria. I detrattori pensano che quell'operazione fosse in parte ispirata a sostenere Mediobanca, advisor di Intesa, per chiudere il cerchio della fusione con Ubi (Cattolica aveva l'1% di quest' ultima).

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”