ANDREA PIGNATARO, L'ITALIANO SCONOSCIUTO PIÙ FAMOSO DEL MONDO – IL FINANZIERE FONDATORE DI "ION" È UN MISTERO: NON FREQUENTA SALOTTI E NON SI FA FOTOGRAFARE, MA FA PARLARE I NUMERI – DOPO L’ACQUISIZIONE DI CERVED E CEDACRI, ORA HA MESSO 1 MILIARDO E 350 MILIONI PER PRELIOS. POSSIEDE IL 9,8% DI ILLIMITY, IL 2% DI MPS E IL 9,9% DELLA FSI DI TAMAGNINI – IL RITRATTO DEL “FOGLIO”: “QUANTO VALE OGGI PIGNATARO? C’È CHI FAVOLEGGIA 20 MILIARDI E OLTRE; E CHI, PIÙ PRUDENTE, OSCILLA TRA 5 E 10 MILIARDI DI EURO…”

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Estratto dell’articolo di Stefano Cingolani per “il Foglio”

 

ANDREA PIGNATARO ANDREA PIGNATARO

Lo hanno etichettato come il Bloomberg italiano, ma forse bisognerebbe chiamarlo il Mago dei dati […]. Matematico e finanziere, bolognese e londinese, si è protetto con una fitta cortina di privacy, non frequenta salotti, […], non si fa fotografare anche se ha un volto fotogenico, lavora nella City da oltre vent’anni, lì ha costruito una delle più dinamiche imprese dell’èra digitale con 12 mila dipendenti e un fatturato stimato di oltre tre miliardi di euro.

 

E’ uno degli expat […] italiani di maggior successo sulle sponde del Tamigi, ma la sua residenza è in Svizzera a St. Moritz (come Carlo De Benedetti), le casseforti di famiglia (Bessel e Itt) sono in Lussemburgo (anche le sue), il quartier generale della capogruppo Ion è a Dublino.

 

[…] Aveva già investito circa 4,6 miliardi di euro nel paese natio dove ha comprato in particolare Cerved e Cedacri, due delle più note aziende specializzate in gestione dei dati e servizi bancari, diventate veri collettori di crediti in sofferenza; adesso impiega un altro miliardo e 350 milioni di euro per Prelios, già Pirelli Real Estate, presieduto da Fabrizio Palenzona. Possiede il 9,8 per cento della Illimity, la banca di Corrado Passera, e il 2 per cento del Montepaschi, è entrato con il 9,9 per cento nel Fondo strategico italiano guidato da Maurizio Tamagnini, nella Cassa di Volterra, nella Macron, azienda bolognese di abbigliamento sportivo (sponsorizza anche la Lazio).

 

il logo di ion il logo di ion

[…] Andrea Pignataro ha chiamato Ion la compagnia fondata nel 1999, prendendo il suffisso di tre parole che considera pietre miliari: imagination, innovation, creation. E non si tratta di una multinazionale italiana, ma di “un gruppo anglosassone con forte radicamento in Uk e in Usa, i nostri mercati principali”. Tra i suoi clienti ci sono Amazon, Microsoft, Procter & Gamble, numerose banche centrali.

 

[…] Nell’insieme ha acquisito una trentina di aziende, collocate in cinque piattaforme ciascuna con propri bilanci e gruppi dirigenti. La scatola finanziaria al vertice del gruppo (Ion investment capital) è stata messa in liquidazione un anno fa con l’uscita di un partner importante come il fondo Carlyle.

 

Andrea Pignataro (nel cerchio) Andrea Pignataro (nel cerchio)

Nato a Bologna nel 1970, dopo una laurea in Economia all’università felsinea, Pignataro vola a Londra, prende un dottorato in matematica all’Imperial College e nel frattempo comincia a lavorare come trader alla Salomon Brothers […]. Fin dall’università lo considerano un genio dei numeri e ha una memoria di ferro.

 

Durante un esame stupì per preparazione e rapidità di pensiero Francesco Giavazzi che lo interrogava. […] La sua passione è la matematica, la sua specializzazione professionale è avvenuta in finanza, i soldi li ha fatti in questi anni mettendo in movimento patrimoni e debiti in sofferenza dei quali è piena anche Prelios, ma lui sostiene di aver costruito “un conglomerato industriale con la struttura finanziaria e la sofisticazione dei grandi private equity”.

 

Per certi versi Ion è un fondo d’investimento, per altri un gruppo che opera nella manifattura dei nostri giorni, quella che non manipola metalli, ma dati. “Siamo un ibrido – ammette – abbiamo la disciplina, la velocità e la capacità di execution dei grandi fondi, ma allo stesso tempo abbiamo un orizzonte temporale permanente, da holding industriale.

 

Ion ha sempre una ‘entrance strategy’, ma non ha una ‘exit strategy’, una strategia di vendita, a differenza dei private equity che, invece, la devono necessariamente avere. L’orizzonte temporale ‘forever’, per sempre, è un vantaggio competitivo importante”.

la sede di cerved la sede di cerved

 

La sua filosofia è il “capitale permanente”, non un approccio speculativo. Il suo obiettivo è costruire una “Algo-azienda”, un’impresa basata sugli algoritmi, idea nata nel 1996 quando il mondo digitale muoveva i primi passi. E Michael Bloomberg? “Facciamo un lavoro simile e a volte in competizione. Bloomberg è principalmente una media company; Ion si occupa di automazione e digitalizzazione dell’industria fintech. Dieci anni fa la Bloomberg era 30 volte più grande di noi, oggi è scesa a tre volte e forse nel 2030 saremo alla pari”.

 

cedacri group cedacri group

L’esempio del magnate newyorchese lo ha spinto a metter piede anche nell’informazione specializzata: la divisione Acuris ha acquisito agenzie per operatori finanziari come Mergermarket e Debtwire, un primo passo nell’universo dell’informazione. Le notizie alimentano gli affari e viceversa, è proprio questo il modello Bloomberg.

 

[…] Di sicuro Ion […] ha continuato a ingrandirsi. Per crescere ha chiesto in prestito finanziamenti superiori al capitale puntando su un elevato profitto, strumento tipico dei fondi d’investimento. La “leva finanziaria” ha gonfiato il fatturato, ma anche i debiti stimati tra sette e otto miliardi di euro. Ciò ha sollevato dubbi sulla solidità del conglomerato.

 

“Abbiamo una leva di cinque volte – replica Pignataro –. Nel mondo del software non è elevata. Con una produzione di cassa annuale di 1,8 miliardi di euro, con un debito segregato e senza condizioni che fanno scattare un rimborso anticipato, e con scadenze a lungo termine, abbiamo la stabilità finanziaria che ci consente di continuare a investire ingenti somme in innovazione e in acquisizioni”.

 

PRELIOS PRELIOS

[…]  Quanto vale oggi Pignataro? C’è chi favoleggia 20 miliardi e oltre; e chi, più prudente, oscilla tra 5 e 10 miliardi di euro. Una cosa è certa: il mago dei dati incarna il prototipo del più classico self-made man (lui preferisce definirsi “schumpeteriano”) che ha costruito la sua fortuna puntando sugli insegnamenti assimilati nelle aule dell’università.

 

[…] Ora sposta in parte il baricentro verso Milano dove la ex Pirelli RE opera, in un mercato immobiliare affollato di grandi operatori internazionali, dagli americani agli sceicchi, in un momento in cui i prezzi sono molto alti, forse troppo. Prelios ha anche un braccio finanziario (fondi immobiliari e gestione del risparmio) e gestisce crediti in sofferenza, ha una proiezione in Germania con Prelios Immobilien, una piattaforma di servizi e attività gestite per 2,3 miliardi di euro.  [...]

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