ATTACCO CARDIA-CO - è NORMALE CHE IL PRESIDENTE DELL'AUTHORITY CHE SORVEGLIA LE SOCIETà QUOTATE IN BORSA SIA SEMPRE PIÙ SPESSO COSTRETTO AD ASSENTARSI PERCHé SI PARLA DI SOCIETÀ LEGATE AL FIGLIO, titolare di uno studio legale? - GIà A LIBRO PAGA DI FIORANI, SI è ALLARGATO A LIGRESTI E BURANI...

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Vittorio Malagutti per "L'Espresso"

CARDIACARDIA

Sempre più spesso negli ultimi mesi il presidente della Consob Lamberto Cardia ha scelto di non partecipare al voto o al dibattito in commissione su alcuni specifici argomenti all'ordine del giorno. Una decisione irrituale, con pochi precedenti, anzi forse nessuno, nella storia pluridecennale dell'Authority di controllo sui mercati finanziari.

In sostanza, in più di un'occasione, Cardia ha annunciato agli altri quattro commissari che preferiva rinunciare a esprimere la propria opinione sul punto in discussione. Come si spiega un simile comportamento? Questioni gravi, questioni di famiglia. Perché l'avvocato Marco Cardia, figlio di Lamberto, intrattiene da tempo rapporti d'affari con società quotate in Borsa. Società, quindi, sottoposte alla sorveglianza della commissione che negli ultimi sette anni è stata presieduta da suo padre.

CONSOBCONSOB

Cardia junior, classe 1963, è titolare di uno studio legale (uffici a Milano e Roma) specializzato nel diritto societario con un'attenzione particolare alla legge 231, quella che disciplina la responsabilità penale delle aziende. Durante le indagini su Gianpiero Fiorani e la sua Popolare di Lodi era già emerso che il figlio del presidente della Consob era a libro paga del banchiere finito in manette: 220 mila euro l'anno versati da Banca Eurosistemi, controllata dall'istituto lombardo. La vicenda è tornata d'attualità nei giorni scorsi con la deposizione di Fiorani in aula nel processo in corso a Milano.

LIGRESTILIGRESTI

Nel frattempo, però, Marco Cardia ha allargato il suo parco clienti. E tra le new entry non mancano le società presenti sul listino di Borsa oppure che collocano al pubblico prodotti finanziari. Risalgono a poco tempo fa, per esempio, i contatti con il gruppo Poste italiane che vende ai risparmiatori fondi comuni, obbligazioni e altri titoli. Mentre è emerso di recente che l'avvocato avrebbe avuto rapporti professionali con KR energy, un'azienda quotata che da tempo naviga in cattive acque.

Da qui la decisione del padre-presidente: meglio astenersi per evitare che possa emergere il sospetto di un conflitto d'interessi tra la sua posizione e l'attività del figlio. Va segnalato, però, almeno un dato di fatto. Di volta in volta, Cardia senior si è chiamato fuori soltanto dopo che i rapporti d'affari del figlio-avvocato erano diventati di dominio pubblico grazie ad articoli di stampa.

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Ecco un paio di esempi. A febbraio del 2008 un'inchiesta de 'L'espresso' rivela che il figlio del numero uno della Consob si occupa di legge 231 per conto della Premafin, holding quotata di Salvatore Ligresti, ed è uno dei professionisti di fiducia dell'Immobiliare Lombarda, un altra società del gruppo del finanziere-costruttore siciliano.

Quest'ultimo, tramite società sotto il suo controllo, forniva casa (a Roma) e ufficio (a Milano) all'avvocato Cardia. Pochi giorni dopo queste rivelazioni, arriva la risposta del numero uno dell'Authority, affidata a una lettera al quotidiano 'Il Sole 24 Ore' che aveva ripreso il caso. In pratica Cardia spiega che la Commissione si sarebbe occupata "in sua assenza" della vicenda in discussione in quei giorni, che riguardava l'Immobiliare Lombarda.

Niente conflitto d'interessi, quindi. Solo che di lì a qualche mese l'argomento torna d'attualità. E questa volta al centro di tutto c'è la griffe Burani, marchio della moda controllato dall'omonima famiglia emiliana. Cardia junior si era messo in affari anche con loro. Una decisione doppiamente sfortunata. In primo luogo perché il rapporto si è sciolto dopo meno di un anno, nell'agosto 2009.

E poi perché il 17 marzo scorso i Burani hanno fatto crack, travolti da oltre 500 milioni di debiti. Il tribunale di Reggio Emilia ha dichiarato lo stato d'insolvenza della Mariella Burani Fashion group, la holding quotata in Borsa del gruppo. Lo stop dei giudici è arrivato dopo un'agonia durata almeno un paio di anni. Un'agonia scandita da manovre sui titoli e disperati tentativi di salvataggio. Proprio in quel periodo a dir poco travagliato l'azienda emiliana ha finito per incrociare la rotta di Cardia junior.

Vediamo come è andata. A ottobre del 2008 Marco Cardia crea insieme ai Burani una società, battezzata Bca, che si dovrebbe occupare, come recita l'oggetto sociale, di 'consulenza e assistenza sul tema della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche'. Proprio in quelle settimane, tra settembre e ottobre, la famiglia Burani lancia un'offerta pubblica d'acquisto (Opa) su una parte dei titoli della propria hoding quotata in Borsa.

WALTER BURANIWALTER BURANI

L'operazione, al centro di voci e pettegolezzi negli ambienti finanziari, ottiene comunque il via libera della Consob. In questi giorni, però, il dossier è tornato all'attenzione della Procura di Milano che sta indagando sul crack. Il sospetto è che l'opa parziale sia servita a dare una via d'uscita ad alcuni soci privilegiati prima che il dissesto fosse evidente.

Intanto, a marzo del 2009, un articolo de 'L'espresso' rivela i rapporti tra l'avvocato Cardia e i Burani provocando la reazione del presidente della Consob, che non partecipa ai lavori della Commissione quando entra in ballo il gruppo emiliano. Va detto che a partire dalla scorsa estate, quando la situazione del gruppo ha cominciato a farsi critica, l'authority di vigilanza ha marcato stretto i Burani. È stata deliberata un'ispezione e proprio di recente sono stati impugnati gli ultimi bilanci del gruppo.

A questo punto resta da capire come si comporterà Cardia padre se suo figlio diventerà davvero consulente del gruppo Poste italiane. Astensione a oltranza? Ma forse, la questione davvero importante, quella da risolvere al più presto, riguarda il tema più generale dei conflitti d'interesse. Per quanto possa sembrare incredibile, la Consob non ha un codice etico che obblighi i propri commissari a rendere pubblica una lista delle attività e degli incarichi di congiunti e parenti.

Chissà se se con la prossima tornata di nomine, quando verrà sostituito il presidente Cardia in scadenza a giugno e il commissario Paolo di Benedetto dimissionario dal primo aprile, questo argomento entrerà nell'agenda dei lavori. Giusto per colmare una lacuna. Ed evitare imbarazzi ed astensioni.

 

 

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