AUTOSTRADE SENZA ELETTRICITA' – ENEL E AISCAT LITIGANO PER LE RICARICHE VELOCI DELLE AUTO ELETTRICHE NELLE AREE DI SERVIZIO. BLOCCATO UN PROGETTO FINANZIATO DALLA UE – E L’ENI NE APPROFITTA: NUOVI IMPIANTI GPL E METANO

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Luca Pagni e Vittoria Puledda per la Repubblica

 

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L'annuncio era stato dato alla fine del novembre scorso e prevedeva, in tempi rapidi, l' installazione di 180 colonnine per la ricarica veloce delle auto elettriche e ibride lungo la rete autostradale. Un protocollo d' intesa ai massimi livelli: da una parte Aiscat, l' associazione dei concessionari, dall' altra Enel, la quale - insieme all' austriaca Verbund - ha vinto un bando europeo che prevede 4,2 milioni di euro di finanziamenti per il progetto Eva plus, per l' installazione di colonnine elettriche, nell' ambito dei progetti di Bruxelles per la limitazione delle emissioni di Co2.

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Invece, a distanza di più di sei mesi, non è ancora successo nulla. Anzi, l' intero progetto potrebbe naufragare, rimandando ancora una volta lo sviluppo dell' auto elettrica in Italia, dove le immatricolazioni ci vedono in fondo alle classifiche europee. Al punto che Enel potrebbe decidere di andare, comunque, per la sua strada e installare le colonnine negli spazi appena fuori dai caselli autostradali.

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Anche perché Aiscat non sembra aver intenzione di sbloccare a breve l' avvio dei lavori. Ma per quale motivo? I dubbi riguardano sia la tecnologia utilizzata, sia il modello di business: «Abbiamo firmato un protocollo d' intesa con Enel per lo studio di soluzioni possibili che, tra le altre, prevedono anche l' installazione di colonnine che fanno parte del progetto Eva Plus», spiega Massimo Schintu, direttore generale di Aiscat. «Rispetto a tale accordo, è emerso un diverso orientamento da parte di Enel che speriamo di poter superare velocemente».

 

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I punti in discussione riguardano il modello di business (l' accesso alle colonnine) e la stessa tecnologia: «Della proposta di Enel non ci convince il modello operativo - continua Schintu - perché riteniamo fondamentale che tutti i clienti possano rifornirsi alle colonnine, indipendentemente dal service provider utilizzato e dalle soluzioni tecnologiche utilizzate. Consideriamo strategico lo sviluppo della mobilità elettrica e intendiamo investire pesantemente in questo ambito, in accordo con le case automobilistiche leader in questo segmento. Al momento stiamo ricercando soluzioni alternative e più efficaci per chi viaggia in autostrada: a breve prenderemo una decisione».

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Una posizione ampiamente contestata da Enel. In particolare, nella parte che riguarda la tecnologia da usare. Come confermato a Repubblica dall' azienda guidata da Francesco Starace: «Enel sta lavorando a un ampio progetto per dotare il Paese delle infrastrutture necessarie a consentire un pieno sviluppo della mobilità elettrica. Per quanto riguarda il progetto Eva plus, verrà utilizzato lo standard più avanzato e attualmente utilizzato in tutte le autostrade europee. Eva plus è stato promosso da Enel insieme alle case automobilistiche Nissan, Renault, Bmw e Volkswagen oltre a Verbund. Entro il 30 settembre prevediamo di installare le prime trenta colonnine lungo il corridoio autostradale».

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La tecnologia utilizzata è del tipo "fast charge plus", sviluppata da Enel a partire dai primi prototipi del 2008, che consente di ricaricare due macchine contemporaneamente nel giro di 20 minuti, così come previsto dagli ultimi standard di ricarica veloce. Un segmento di attività su cui Enel punta molto: in Danimarca e Olanda, sta già sperimentando alcuni modelli di mobilità elettrica.

 

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Lo fa nell' Europa del nord perché in Italia il settore segna il passo. Non per nulla, l' impasse tra Enel e le società autostradali si riflette, per esempio, anche nei rapporti con Eni, uno dei principali operatori nelle stazioni di rifornimento. Eni fa sapere di aspettare le decisioni dei due "contendenti" e, nel frattempo, lavora a «nuovi impianti di gas naturale compresso e liquefatto all' interno della rete nazionale delle proprie stazioni di servizio, favorendo l' offerta di carburanti alternativi a basse emissioni, come il gas naturale».

 

Insomma, le priorità sono altre, ma se ci fosse un accordo tra Enel e le concessionarie sulle colonnine elettriche Eni non avrebbe «nulla da eccepire affinché tali dispositivi siamo installati nelle aree in cui è sub-concessionaria, preservando la piena funzionalità degli impianti esistenti». Nell' attesa, sviluppa il suo business.

 

 

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