pignoramento conto corrente conte gualtieri

DIVIDENDI ET IMPERA! - NON C'È SOLO FCA: IL DECRETO SUI FINANZIAMENTI GARANTITI DALLA SACE FAVORISCE LE AZIENDE CHE HANNO UNA CONTROLLANTE ALL'ESTERO O AZIONISTI STRANIERI. LORO NON SONO SOGGETTI AL DIVIETO DI DISTRIBUIRE DIVIDENDI O DI RIACQUISTARE AZIONI PROPRIE. QUINDI SI FANNO GARANTIRE DALLE TASSE DEGLI ITALIANI E POI SONO LIBERI DI STACCARE RICCHE CEDOLE IN OLANDA E LUSSEMBURGO, A MONTECARLO E LONDRA - LA SOLITA AMORALE DELLA FAVA: CHI È STATO ''PATRIOTTICO'' E HA UNA CATENA SOCIETARIA ITALIANA AL 100%, È ANCORA UNA VOLTA SVANTAGGIATO

DAGONEWS

 

C'è un punto del decreto legge dell'8 aprile 2020, quello che stabilisce la garanzia pubblica della SACE per i finanziamenti alle aziende messe in difficoltà dal coronavirus, che sta facendo scervellare manager e avvocati d'affari. Non è la questione FCA, o meglio, non riguarda solo FCA.

 

L'articolo 1, comma 2, lettera i, recita:

 

L'impresa che beneficia della garanzia assume l'impegno che essa, nonche' ogni altra impresa con sede in Italia che faccia parte del medesimo gruppo cui la prima appartiene, non approvi la distribuzione di dividendi o il riacquisto di azioni nel corso del 2020;

 

 

giuseppe conte roberto gualtieri mes

La stessa norma viene ripresa dalla circolare che l'Abi, l'associazione delle banche italiane, ha scritto insieme a SACE per precisare i criteri e le condizioni che gli istituti dovranno verificare prima di concedere questi finanziamenti. Chi fa domanda deve presentare l'attestazione ''circa il fatto che né l’impresa richiedente, né ogni altra impresa con sede in Italia che faccia parte del medesimo gruppo cui la stessa appartiene, ha approvato la distribuzione di dividendi o il riacquisto di azioni proprie a decorrere dal 9 aprile 2020 e si impegna a non approvare la distribuzione di dividendi o il riacquisto di azioni proprie nel corso del 2020''. (Paragrafo 5.1)

 

La domanda che si fanno molti manager che vorrebbero chiedere il finanziamento è: che vuol dire avere la sede in Italia? Un azionista straniero che ha il controllo o la partecipazione in un'azienda italiana, può continuare a distribuire dividendi e a comprare azioni proprie in un paese diverso dall'Italia? E ciò non lo metterebbe in una condizione di vantaggio rispetto a quelle aziende italiane al 100%?

 

LOGO SACE SIMEST

Il decreto legge è vago, e può essere interpretato in senso restrittivo (sede = sede legale, che è solo una e può essere all'estero) oppure estensivo (sede = filiale, succursale). Nel primo caso, da FCA che ha la sede legale in Olanda, a Msc Crociere, che ha la base in Svizzera, questi grandi gruppi possono chiedere fondi per le loro attività italiane, lasciando liberi le società con base all'estero di fare quello che vogliono con dividendi e azioni proprie. Nel secondo caso, anche la holding/casa madre viene ricompresa tra le aziende ''con sede in Italia'', così vincolando anche gli azionisti a monte della catena al divieto previsto dal decreto.

 

Certo, non sarebbe facile né controllare né sanzionare le mosse di azionisti che hanno la loro sede in un paese straniero, ma sicuramente sarebbe equo: metterebbe tutte le aziende che operano in Italia sullo stesso piano.

 

Il tema non è affatto secondario. Nel libero mercato ognuno stabilisce i propri domicili fiscale e legale dove più gli conviene, tanto che il dumping fiscale è uno degli sport preferiti di certi ''cugini'' europei. Ma quando un'azienda esce dal libero mercato e bussa alla porta dello Stato, a quel punto i governi possono stabilire i requisiti e gli obblighi per concedere l'aiuto pubblico.

 

Si tratta di decine di miliardi garantiti dalle tasse degli italiani, mica bruscolini. E il principio, come ha detto giustamente Carlo Calenda, è semplice: il governo ha interesse a tutelare i posti di lavoro e le filiere in Italia, mentre non dovrebbe avere interesse a tutelare il diritto degli azionisti a incassare ricchi dividendi, per giunta all'estero e dunque non tassati dal fisco italiano.

 

john elkann 1

E attenzione: il vantaggio di garantire a una propria controllata un finanziamento a tasso stracciato e con garanzia statale è enorme. Molte di queste aziende dovrebbero ricapitalizzare le loro filiali italiane con i fondi che hanno in cassa, oppure finanziarsi sul mercato, dove dovrebbero garantire tassi da urlo sia alle banche, sia in caso di emissione obbligazionaria. Invece grazie al sistema SACE (giusto e dovuto, vista l'emergenza), si tengono le riserve in cassa e finanziano con tassi ultra-convenienti la ripartenza.

 

carlo calenda

Il socio di uno dei principali studi internazionali in Italia ha spiegato a Dagospia che la norma italiana sembra scritta apposta per privilegiare l'interpretazione restrittiva, e dunque favorire chi ha una controllante straniera. Scriverla in modo diverso non sarebbe stato difficile, ma probabilmente sarebbe stato impossibile l'enforcement, cioè inseguire azionisti con base in Lussemburgo, Olanda, Montecarlo, o altri paradisi e paradisini fiscali, per bloccare la distribuzione di dividendi o lo share buyback.

 

FCA ha già annunciato che non distribuirà il dividendo ordinario nel 2020, ma sappiamo che lì il problema principale è quello straordinario, da 5,5 miliardi, che sarà versato nel 2021 ed è alla base dei concambi e del buon fine della fusione con PSA. Pare che anche EssilorLuxottica voglia chiedere l'aiuto della SACE, di sicuro sappiamo che il 20 aprile scorso il dividendo 2020 è stato cancellato, lasciando così mani libere a Del Vecchio.

 

LEONARDO DEL VECCHIO

Ma che ne sarà delle altre società con casa madre all'estero? O con fondi internazionali nell'azionariato? Perché un imprenditore italiano ''patriottico'' che ha tenuto tutta la catena societaria in Italia ha la mordacchia sui conti, mentre un altro più furbo che ha portato all'estero la holding per pagare meno tasse o avere più voti in assemblea a parità di azioni (bello, il libero mercato), può disporre dei suoi soldi come meglio crede, e sulle spalle del debito pubblico italiano?

 

Ancora una volta, il governo si dà la zappa sui piedi e incoraggia le aziende a darsela a gambe: così alla prossima emergenza potranno citofonare a Pantalone e intascare cedole senza problemi…

nave msc

Ultimi Dagoreport

al thani bin salman zayed donald trump netanyahu saudita sauditi

DAGOREPORT – DOMANI TRUMP VOLA NEL GOLFO PERSICO, AD ATTENDERLO MILIARDI DI DOLLARI E UNA GRANA - PER CAPIRE QUANTI AFFARI SIANO IN BALLO, BASTA APRIRE IL PROGRAMMA DEL FORUM DI INVESTIMENTI USA-ARABIA SAUDITA. CI SARANNO TUTTI I BIG DELL’ECONOMIA USA: MUSK, ZUCKERBERG, ALTMAN, BLACKROCK, CITIGROUP, ETC. (OLTRE AL GENERO LOBBISTA DI TRUMP) - SAUDITI, EMIRATINI E QATARIOTI SONO PRONTI A FAR FELICE L'AMERICA "MAGA". MA PER INCASSARE LA CUCCAGNA, TRUMP QUALCOSA DEVE CONCEDERE: I REGNI MUSULMANI ARABI PERDEREBBERO LA FACCIA SENZA OTTENERE IL RICONOSCIMENTO DI UNO STATO PALESTINESE - L'INCONTRO DEI MINISTRI DEGLI ESTERI SAUDITA E IRANIANO PER UNA PACE TRA SCIITI E SUNNITI - PRESO PER IL NASO DA PUTIN SULL’UCRAINA E COSTRETTO DA XI JINPING A RINCULARE SUI DAZI, IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HA DISPERATAMENTE BISOGNO DI UN SUCCESSO INTERNAZIONALE, ANCHE A COSTO DI FAR INGOIARE IL ROSPONE PALESTINESE A NETANYAHU…

starmer - zelensky - macron - tusk - merz - a kiev giorgia meloni fico putin

DAGOREPORT – DOVEVA ESSERE UNA “PONTIERA”, GIORGIA MELONI ORMAI È UNA “PORTIERA”. NEL SENSO CHE APRE E CHIUDE IL PORTONE AGLI OSPITI IN ARRIVO A PALAZZO CHIGI: L’ULTIMO CHE SAREBBE DOVUTO ARRIVARE TRA FRIZZI E LAZZI È ROBERT FICO, IL PREMIER SLOVACCO UNICO LEADER EUROPEO PRESENTE ALLA PARATA MILITARE, A MOSCA, SCAMBIANDOSI SMANCERIE CON PUTIN - PER NON PERDERE LA FACCIA, LA DUCETTA HA DOVUTO RIMANDARE LA VISITA DI FICO A ROMA AL 3 GIUGNO - QUESTI SONO I FATTI: L’AUTOPROCLAMATASI “PONTIERA”, TOLTA LA PROPAGANDA RILANCIATA DAI TROMBETTIERI DI ''PA-FAZZO'' CHIGI, NON CONTA NIENTE SULLO SCENA INTERNAZIONALE (LA PROVA? IL VIAGGIO DI MACRON, MERZ, STARMER E TUSK A KIEV E IL LORO ACCORDO CON TRUMP) - RUMORS: IL TEDESCO MERZ PERPLESSO SUL VIAGGIO IN ITALIA DI LUGLIO. E MELONI PUNTA A INTORTARLO DOMENICA ALLA MESSA DI INIZIO PONTIFICATO DI LEONE XIV, IN PIAZZA SAN PIETRO...

orchesta la scala milano daniele gatti myung whun chung myung-whun ortombina fortunato

DAGOREPORT: CHE GUEVARA VIVE ALLA SCALA – ALLA FINE DEL 2026, SARÀ IL DIRETTORE D’ORCHESTRA COREANO MYUNG-WHUN CHUNG IL SUCCESSORE DI RICCARDO CHAILLY - IL CONIGLIO (CONIGLIO, NON CONSIGLIO) DI AMMINISTRAZIONE DELLA SCALA AVEVA SUGGERITO IL NOME DEL MILANESE DI FAMA MONDIALE DANIELE GATTI. MA LA CGIL DELL’ORCHESTRA, SOTTOTRACCIA, HA SUBITO FATTO CAPIRE CHE NON ERA DI SUO GRADIMENTO: A GATTI VENIVA “RIMPROVERATO” UN ATTEGGIAMENTO UN PO’ SEVERO VERSO GLI ORCHESTRALI (POCO INCLINI A NON FARE QUEL CHE VOGLIONO) – ORA I SINDACATI RECLAMANO L’AUMENTO DI PERSONALE (DEL RESTO, LA SCALA, HA SOLO MILLE DIPENDENTI!), AUMENTI RETRIBUTIVI, SCELTA DELL’UFFICIO STAMPA ALL’INTERNO DEL TEATRO, FINANCO LA RICHIESTA DI PARCHEGGIARE I MONOPATTINI NEL CORTILETTO INTERNO…

orcel giorgetti nagel castagna bpm unicredit

DAGOREPORT - RISIKO INDIGESTO: LA PROTERVIA DI GIORGETTI A DIFESA DI BPM DALLE GRINFIE DI UNICREDIT, INDISPETTISCE FORZA ITALIA E I FONDI CHE HANNO INVESTITO MILIARDI IN ITALIA - GLI SCAZZI SUL DECISIONISMO DI ORCEL NEL BOARD DI UNICREDIT: IL CDA PRENDE TEMPO SULL'OFFERTA DI SCAMBIO SU BPM, CHE LA LEGA CONSIDERA LA "SUA" BANCA - LA STILETTATA DI NAGEL A LOVAGLIO ("PER BUON GUSTO NON RIPERCORRO LA STORIA DEL MONTE DEI PASCHI") E L'INSOFFERENZA DI CALTAGIRONE PER IL CEO DI BPM, CASTAGNA...

keir starmer emmanuel macron e friedrich merz sul treno verso kiev giorgia meloni mario draghi olaf scholz ucraina donald trump

DAGOREPORT - IL SABATO BESTIALE DI GIORGIA MELONI: IL SUO VELLEITARISMO GEOPOLITICO CON LA GIORNATA DI IERI FINISCE NEL GIRONE DELL'IRRILEVANZA. LA PREMIER ITALIANA OGGI CONTA QUANTO IL DUE DI PICCHE. NIENTE! SUL TRENO DIRETTO IN UCRAINA PER INCONTRARE ZELENSKY CI SONO MACRON, STARMER, MERZ. AD ATTENDERLI, IL PRIMO MINISTRO POLACCO TUSK. NON C'È PIÙ, COME TRE ANNI FA, L’ITALIA DI MARIO DRAGHI. DOVE È FINITA L’AUTOCELEBRATOSI “PONTIERA” TRA USA E UE QUANDO, INSIEME CON ZELENSKY, I QUATTRO CABALLEROS HANNO CHIAMATO DIRETTAMENTE IL ‘’SUO CARO AMICO” TRUMP? E COME HA INCASSATO L’ENNESIMA GIRAVOLTA DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA CHE SI È DICHIARATO D’ACCORDO CON I VOLENTEROSI CHE DA LUNEDÌ DOVRÀ INIZIARE UNA TREGUA DI UN MESE, FUNZIONALE AD AVVIARE NEGOZIATI DI PACE DIRETTI TRA UCRAINA E RUSSIA? IN QUALE INFOSFERA SARANNO FINITI I SUOI OTOLITI QUANDO HA RICEVUTO LA NOTIZIA CHE TRUMP FA SCOPA NON PIÙ CON IL “FENOMENO” MELONI MA CON...

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…