ENNIO DORIS È USCITO DAL CERCHIO - IL FONDATORE DI BANCA MEDIOLANUM MOLLA LA PRESIDENZA: "PENSO SIA VENUTO IL MOMENTO DI RIDURRE ALMENO IN PARTE IL MIO IMPEGNO QUOTIDIANO" (E TE CREDO, HA 80 ANNI) - È IL SECONDO PASSAGGIO DI CONSEGNE, DOPO CHE NEL 2016 AVEVA LASCIATO IL TIMONE OPERATIVO AL FIGLIO MASSIMO - L'INIZIO CON BERLUSCONI NEL 1982, LA QUOTAZIONE IN BORSA, LO SLOGAN "COSTRUITA INTORNO A TE" E QUEL MESSAGGIO FINALE SUI DESTINI DI GENERALI… - VIDEO

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Francesco Spini per “La Stampa

 

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«Superando la soglia degli 80 anni penso sia venuto il momento di ridurre almeno in parte il mio impegno quotidiano nella banca». Con queste parole, Ennio Doris, annuncia un passo di lato in Banca Mediolanum: lascia la carica di presidente, resterà presidente onorario.

 

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È il secondo passaggio di consegne, dopo che nel 2016 Doris aveva lasciato il timone operativo al figlio Massimo, oggi ad della banca nata come Programma Italia dall'incontro nel 1982 tra l'intraprendente finanziere padovano e Silvio Berlusconi (oggi Fininvest è socia col 30%) ed evoluta nel 1997 in Mediolanum, quotata in Borsa dall'anno successivo.

 

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«Quello di oggi è essenzialmente un passaggio formale in linea con la mia volontà di ridurre il mio impegno quotidiano in Banca Mediolanum, che d'altronde è da anni guidata in modo saldo e sapiente da Massimo e dai nostri collaboratori con i risultati eccezionali», dichiara Doris.

 

«Erano ormai almeno un paio di anni che meditavo di alzare il piede dall'acceleratore ed avere quindi un ruolo meno impegnativo». Per il futuro immagina progetti «non solo di business, a cominciare dal proseguire sempre più nella direzione della restituzione a chi ne ha bisogno, ai più deboli e meno fortunati».

 

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Azionista col 3,28% nel patto di consultazione di Mediobanca, Doris non rinuncia, con l'occasione, a consigliare la pace nella contesa sui destini di Generali, che vede Piazzetta Cuccia, primo socio del Leone col 13%, contrapposta al secondo e terzo socio Francesco Gaetano Caltagirone (che ieri ha ritoccato all'insù la quota fino al 6,2%) e Leonardo Del Vecchio (5%), inclini a cambiare la guida di Trieste.

 

«Sono da sempre per le mediazioni, piuttosto che per gli scontri - dice -. È innegabile che i risultati di Nagel nella conduzione di Mediobanca siano molto positivi, così come quelli di Donnet alla guida delle Generali».

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Da imprenditore «capisco a fondo le istanze e le visioni di grandi imprenditori italiani come Del Vecchio e Caltagirone. In generale, con riguardo a tutte le cosiddette public company, bisognerebbe trovare forse equilibri maggiori tra gli interessi degli azionisti di peso e la necessaria indipendenza del management».

 

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