LA PRECISAZIONE DI "SABAF GROUP"
Riceviamo e pubblichiamo:
Spett.le redazione,
Abbiamo letto con un certo disagio e sconcerto la pubblicazione da voi realizzata lo scorso 22/02/2021 (https://www.dagospia.com/rubrica-4/business/faccia-dell-39-annus-horribilis-qualcuno-pandemia-261901.htm ) dove si riporta un punto di vista distorto di una realtà così complessa come quella che stiamo vivendo. Pur nel rispetto della libertà di stampa, ci sentiamo in dovere, soprattutto per rispetto dei nostri lavoratori, di esprimere disappunto per una comunicazione estremamente superficiale e poco rispettosa della tragedia che molte persone hanno subito in questo anno di Pandemia.
Sabaf Group, ha risentito come tante altre realtà delle conseguenze della pandemia da Covid 19, ed ha agito in anticipo rispetto alle direttive del Governo sia riguardo alla chiusura forzata delle attività produttive che alla messa in pratica di tutti quei provvedimenti (distanza sociale, mascherine, ecc.) volti a garantire la sicurezza dei propri dipendenti.
Sostenere che “in ditta han preso la quarantena al balzo e, d'altronde, sono sul mercato dal 1950 (tanto da essere considerati tra i principali produttori al mondo nel settore dei piani per cotture a gas), un po' di esperienza se la sono fatta”, oltre ad essere offensivo nei confronti sia del Gruppo sia delle persone che ogni giorno vi lavorano, dimostra poca conoscenza dei fatti e delle dinamiche imprenditoriali.
Sabaf Group innanzitutto non è un produttore di piani per cottura a gas, ma di componenti quali rubinetti, termostati, bruciatori, cerniere ed elettronica che vengono utilizzati in una molteplice tipologia di elettrodomestici. Inoltre 1.300 sono i dipendenti totali del gruppo e non le assunzioni effettuate nel corso dell’ultimo anno.
Confondere la capacità di ripresa che il Gruppo ha avuto, che è frutto anche e soprattutto dell’impegno di tutti i suoi lavoratori, con un becero “opportunismo” è, oltre che scorretto, anche squalificante e assai poco professionale per un media che da anni è conosciuto in tutto il Paese.
Vi chiediamo quindi una rettifica dove si comunichi che Sabaf Group è da sempre un’azienda che fa dell’etica uno dei pilastri portanti della propria attività e che rimboccarsi le maniche per superare la crisi non può e non deve essere assimilato a forme di sciacallaggio economico.
Cordiali saluti
Claudia Osmetti per “Libero Quotidiano”
Dalla cioccolata all'hi-tech, dalle borse della moda al vino a domicilio: ci sono aziende che il Covid, perlomeno sul lato portafogli, lo hanno sconfitto eccome. Ché i nostri imprenditori son gente dalla scorza dura, una pandemia globale non li mette mica in panchina. E nei momenti di bisogno loro aguzzano l'ingegno. Scavano, scandagliano, ribaltano il mercato. E, se serve, s'inventano l'inimmaginabile per restare a galla. Anzi, per ricavare una fetta di guadagno che, prima, era fantasia pura.
Premessa: il 2020, per l'economia italiana, è l'annus horribilis. Il Pil sforbiciato dell'8,8%, la strage di circa 300 mila serrande abbassate per sempre e il crollo dei consumi del 10,8%. Chi lo nega? Però, dalla crisi nera che morde dappertutto, c'è chi si è rialzato, e più forte che mai. Chi ha avuto l'intuizione giusta e ha saputo fare di necessità virtù. Ecco, questa è la fotografia di chi il coronavirus lo ha messo al suo posto e lo ha relegato là, in fondo al magazzino, dove sul fronte ricavi non può far danni.
CACAO MERAVIGLIAO
La regina è sempre lei, Nutella caput mundi: 12,3 miliardi di euro di fatturato, +7,8% rispetto al 2019, oltre trenta stabilimenti in giro per il pianeta e un organico che supera i 34 mila dipendenti. Quella dei Ferrero non è una società, è un piccolo impero.
Però attenzione, perché è proprio il comparto del cacao che ci ha fatto gola durante il lockdown: anche Icam, azienda lombarda del settore, chiude con il segno positivo. Per lei il giro d'affari vale 177 milioni di euro (aumentati del 15%), ma è il rimbalzo nell'export (+16%, nel periodo in cui le frontiere erano chiuse e gli spostamenti più difficili) la notizia che sorprende di più.
Sarà che in piena quarantena cercavamo tutti qualcosa che ci addolcisse l'esistenza. E alla Icam lo hanno intuito subito, investendo prima di tutto nella qualità delle materie prime. Risultato: la tavoletta di fondente diventa quasi un "bene rifugio".
Nel bresciano è la Sabaf ad avere i numeri da record: per l'azienda che produce componenti per apparecchi domestici, il bilancio appena concluso registra 184,9 milioni di euro di fatturato, in crescita del 18,6%, 1.300 assunzioni e 34 milioni di investimenti. Ovvio che in ditta han preso la quarantena al balzo e, d'altronde, sono sul mercato dal 1950 (tanto da essere considerati tra i principali produttori al mondo nel settore dei piani per cotture a gas), un po' di esperienza se la sono fatta.
Sorridono anche i ragazzi napoletani di P&C, ditta che si occupa di confezionare borse da donna per l'alta moda, e gli imprenditori padovani di Gibus, leader nel settore di tende da sole di ultima generazione. I primi raggiungono quota sei milioni di euro di fatturato durante la pandemia con un attivo di circa 80 mila capi prodotti in un anno e parliamo di un'azienda che fino otto anni fa manco c'era: e che, invece, oggi dà lavoro a 145 operai, non cede alle subforniture e gestisce autonomamente tutta la filiera produttiva. I secondi invece si mettono in tasca un ricavo di 45 milioni di euro, cresciuto in appena dodici mesi del 20%.
Non sono bruscolini, tanto che stanno progettando il loro stabilimento del futuro, uno show-room di 90 mila metri quadrati tutti ispirati al concetto si sostenibilità. Ma è l'informatica che tiene banco, tra smartworking e digitale che ci hanno salvato dalla noia della zona rossa in salotto.
La brianzola Esprinet, attiva da tempo nella distribuzione all'ingrosso di prodotti tecnologici (computer, telefonia e compagnia cantante), nel 2020 ha raggiunto il guadagno stellare di 4,5 miliardi di euro (miliardi, sia chiaro), che sale del 14% rispetto al periodo precedente. Supera così le sue stesse aspettative e diventa una delle aziende leader nel Sud Europa per la distribuzione di materiale tecnologico. Nata negli anni Settanta (quando un personal computer era a tutti gli effetti il futuro), quotata in borsa dal 2001, ha una rete capillare anche nella penisola Iberica.
ALIMENTI E INNOVAZIONE
Ancora, nel food. In Valtellina la bresaola vola: Rigamonti, marchio conosciuto in mezzo mondo, vanta un bilancio di 135 milioni di euro, +7% in comparazione al 2019. E dire che in provincia di Sondrio se la sono vista brutta: il primo trimestre del 2020 il settore dell'agroalimentare era sotto del 40%, ma da metà giugno è iniziata la ripresa: 7.700 tonnellate di carne, il bio che risolleva gli animi e la recente acquisizione da parte del gruppo Brianza Salumi han fatto il resto.
Sono però i giovani lombardi di Winelivery a salire sul podio del rialzo maggiore: per loro, che si sono letteralmente inventati il mercato della consegna a domicilio di alcolici e bevande pronte per essere stappate, l'emergenza sanitaria si chiude con un aumento del 600% (sì, avete letto bene) del fatturato.
Numeri da far girare la testa, altro che ubriacatura momentanea: 7,5 milioni di euro di affari consolidati, sei volte il bilancio dell'anno prima, 700 mila app scaricate e un tasso di penetrazione nel territorio dell'1,2%. L'idea di Francesco Magro e Andrea Antinori (venuta dopo una cena a secco in quel di Milano, e senza la possibilità di andare a fare rifornimento al super) centra il bersaglio, ma loro chiariscono: «Non è mica finita qui».
Va bene anche a Tannico, altra enoteca del delivery che raggiunge i 37,5 milioni di euro incamerando un +82% rispetto al 2019: 2,5 milioni di bottiglie spedite e una rete ramificata per lo più all'estero, dagli Usa al Regno Unito, dalla Svizzera alla Francia. Fondata nel 2012, la Tannico si appoggia su oltre 2.500 cantine e, recentemente, ha incamerato una quota di partecipazione dal gruppo Campari. Gli italiani sanno il fatto loro, quando si tratta di vendere un buon Brunello.
SERVIZI DI QUALITÀ
Infine c'è la Delcon di Bergamo, specializzata nella progettazione (e nella produzione) di software e dispositivi medicali per le trasfusioni di sangue. In poche parole, coniuga al suo interno i due settori che la pandemia ha messo sotto la lente d'ingrandimento: la scienza e l'informatica.
Bé, nel 2020 il fatturato della Delcon ha raggiunto i 12,8 milioni di euro, con una crescita del 25%. «Siamo riusciti ad adattarci in modo molto rapido a situazioni estreme e soprattutto imprevedibili - dice la ceo Barbara Sala, - e questo ci ha permesso di continuare a offrire i nostri servizi ai clienti». Signori, se ancora ha un senso quella cosa del bicchiere mezzo pieno dobbiamo dirci che c'è chi ce l'ha fatta e ha "sconfitto" il virus. Sono i nostri imprenditori che non si danno per vinti nemmeno quando fuori impazza la crisi più buia degli ultimi anni. Buon per loro, ma buon per tutti noi: ché un'azienda competitiva è sempre uno stimolo per il mercato del lavoro.