margherita agnelli john elkann oro lingotti eredita

I FANTOMATICI LINGOTTI DEGLI AGNELLI: ESISTONO O NO? - SULLA GUERRA LEGALE PER L'EREDITA', CHE VEDE MARGHERITA AGNELLI CONTRO I SUOI TRE FIGLI, ALEGGIA LA “LEGGENDA” DELLE 138 TONNELLATE IN LINGOTTI D'ORO, DAL VALORE DI OLTRE 9 MILIARDI DI EURO, CHE SAREBBERO PASSATE DA MARELLA AGNELLI A JOHN ELKANN – QUESTA ENORME FORTUNA ERA STATA ACCUMULATA IN SVIZZERA DAL FONDATORE DELLA FIAT, IL SENATORE DEL REGNO GIOVANNI AGNELLI. E OGGI SAREBBE CUSTODITO NEI CAVEAU DEL FREE PORT DI GINEVRA – GLI INDIZI SEMBRANO CONFERMARE L'ESISTENZA DEL “TESORO” MA NON CI SONO PROVE... - LA FAMIGLIA AGNELLI: "STORIA TOTALMENTE INVENTATA"

Estratto dell’articolo di Andrea Monticone per https://torinocronaca.it/

 

john elkann margherita agnelli

In tribunale a Torino ora sono sicuri: hanno l'inventario completo dei beni dell'Eredità Agnelli. Denaro, reti di istituti bancari e società fiduciarie, una geografia internazionale che va dalla Svizzera alle Isole Vergini Britanniche. Tutto ciò che il notaio svizzero Urs von Grunigen aveva messo nero su bianco.

 

Intestazioni e cifre che vanno di pari passo con il materiale finora trovato dalla Procura della Repubblica, che sarebbe pronta a emettere una serie di rogatorie internazionali. Ma quel che non c'è ha forse un peso ancora maggiore: 138 tonnellate. In lingotti d'oro. Il tesoro più segreto degli Agnelli.

 

[…]  Il giudice istruttore Nicoletta Aloj scrive che "può ritenersi sufficientemente individuata la documentazione relativa alle operazioni di inventario"  dell'eredità di Marella Agnelli Caracciolo da parte di von Grunigen. Lo fa nell'ordinanza con cui, di fatto, dispone l'interrogatorio di John Elkann (mentre i fratelli Lapo e Ginevra dovranno fornire prove documentali) per chiarire l'esatto ammontare dei beni all'estero, transitati da Marella a lui.

 

john elkann marella agnelli

Si tratta di somme presenti in conti Morgan Stanley & Co. a Londra, New York e in Svizzera; la banca Pictet & Cie di Ginevra; Luxembourg Branch in Lussemburgo, l'Hong Kong Branch; il Singapore Branch, e ancora Credit Suisse di Zurigo, società di asset e finanziarie tra Liechtenstein, ancora Singapore, la Svizzera, ma anche la Nomen Fiduciaria di Torino, Mediobanca a Milano e via discorrendo. E qui parliamo della parte in sede civile della lunga contesa che vede Margherita Agnelli, figlia di Gianni, in guerra con i suoi tre figli Elkann.

 

JOHN ELKANN - LINGOTTI ORO

In sede penale la cosa è leggermente diversa. In Procura - dove gli Elkann sono indagati per truffa aggravata assieme al commercialista, e presidente della Juve, Gianluca Ferrero, per la supposta falsa residenza svizzera della nonna Marella - hanno già recuperato una importante mole di documenti e trovato prove di depositi di denaro tra Liechtestein, Isole Vergini Britanniche e Lussemburgo.

 

Oltre ai famosi preziosi quadri dell'Avvocato, che sarebbero custoditi al Lingotto di Torino, in uffici dell'ex Fca. Per aprire il lucchetto di questi conti, esaminare i passaggi e la provenienza dei fondi - che potrebbero far parte dei famosi fondi neri accumulati da Gianni Agnelli ai tempi della clamorosa falsa Opa Exor -, servono rogatorie internazionali che devono andare a cozzare con il rigido segreto bancario e fiscale di quei paraggi. Le richieste, comunque, starebbero per partire.

 

JOHN, LAPO, ALAIN E GINEVRA ELKANN

Il famoso oro, invece, è un discorso a parte. Che Marella Agnelli avesse un patrimonio personale di 5,8 miliardi di euro è cosa documentata anche dai Panama Papers. Non avendo lei redditi tali, a parte il vitalizio milionario riconosciutole dalla figlia, quei miliardi sono l'eredità dell'Avvocato. Ben più di quanto stimato, ai tempi, a Margherita Agnelli, che poi firmò l'accordo successorio, rinunciando a Fiat e incassando un miliardo e duecento milioni di euro.

 

Marella era certo - se non lei, di sicuro tramite i fidati consiglieri di Agnelli Franzo Grande Stevens e Gianluigi Gabetti - a conoscenza del luogo dove sarebbero custodite quelle tonnellate d'oro dalla storia particolare. E che sarebbero passate nella disponibilità di John Elkann. Quando invece, questo il ragionamento di Margherita, sarebbero dovute essere divise innanzitutto fra madre e figlia.

 

marella gianni agnelli

Quell'oro, che ha rappresentato a lungo una leggenda degli Agnelli ma che, con il passare del tempo, trova sempre più elementi di prova, era del Senatore Giovanni Agnelli, il fondatore della Fiat. Lui, che era miliardario all'inizio degli anni 20 (quando fu anche accusato aggiotaggio in Borsa, ma con quei soldi si prese tutta la Fiat) e aveva raggiunto i 40 miliardi di lire alla fine della guerra, aveva cominciato a convertire il proprio denaro in lingotti d'oro da depositare in Svizzera.

 

Alla sua morte, anche quell'oro, come molti altri beni, passò al nipote Gianni Agnelli. A lui disse di disporre di tutti i beni e decidere lui come dividere fra i fratelli e i parenti. Ma il consiglio, anzi forse l'ordine, fu di conservare una riserva segreta, per le sorti dell'azienda. Comprese le 138 tonnellate in oro. Il cui valore, oggi, viene calcolato in 9,2 miliardi di euro.

 

MARELLA CARACCIOLO E GIANNI AGNELLI

L'oro si troverebbe nei caveau del Free Port di Ginevra, di proprietà della società Ports Francs et Entrepots de Geneve: un enorme deposito di valori, automobili, reperti archeologici, la più grande raccolta di opere d'arte del mondo che non può essere vista e chissà quant'altro. L'indirizzo è il quartiere de La Praille, a Ginevra. Ma Margherita, nonostante i suoi avvocati e i suoi investigatori, non ha mai potuto neppure avvicinarsi. Scrive Gigi Moncalvo che, all'avvocato che insisteva per accedere almeno ai documenti - per capire cosa ci fosse lì dentro nella disponibilità della famiglia Agnelli/Elkann - fu detto di andarsene o avrebbero chiamato la Gendarmeria.

 

john elkann marella agnelli

Il tesoro del Fondatore, dunque. Quello che Gianni avrebbe potuto dividere fra i fratelli, usare per sostenere la Fiat nei momenti bui - e perché mai, se tanto c'erano i soldi dello Stato fra cassa integrazione e contributi a perdere, il petrolio di Gheddafi e i magheggi di Enrico Cuccia? [...]

 

Che non compaiano in nessun elenco è chiaro. Ma anche la loro esistenza sembra certa. Così come il fatto che Elkann ne abbia la disponibilità. Tentare una rogatoria internazionale per farsi aprire i lucchetti? L'ultima volta ci provò la Procura di Milano con il Port Franc di Chiasso dove avrebbero dovuto esserci i famosi dipinti "scomparsi". Una volta arrivati lì, però, gli investigatori non hanno trovato nulla. Tutto era stato svuotato per tempo.

JOHN ELKANN E MARGHERITA AGNELLI gianni e marella agnelliMARGHERITA AGNELLI - JOHN ELKANN - EDOARDO AGNELLI - MARELLA CARACCIOLO - GIANNI AGNELLI JOHN ELKANN

Ultimi Dagoreport

andrea orcel unicredit giorgiia meloni giovanbattista fazzolari giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone lovaglio milleri

DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA

giuseppe conte rocco casalino marco travaglio roberto fic o todde paola taverna elly schlein

DAGOREPORT - DOVE STA ANDANDO A PARARE QUELL’AZZECCAGARBUGLI DI GIUSEPPE CONTE? ALL’INTERNO DEL M5S SI CONTRAPPONGONO DUE POSIZIONI: LA LINEA MOVIMENTISTA ED EUROSCETTICA SQUADERNATA DAGLI EDITORIALI DI MARCO TRAVAGLIO, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI; CHE HA UNA CERTA PRESA SULLA BASE DEGLI ELETTORI EX GRILLINI - DALL’ALTRA, LA LINEA DI TAVERNA, FICO, PATUANELLI E TODDE, IN SINTONIA CON LA BASE PARLAMENTARE DEI CINQUE STELLE, FAVOREVOLE A UN ACCORDO PROGRAMMATICO DI GOVERNO CON IL PD, ANCHE AL DI LÀ DEL FATTO CHE CONTE SIA, VIA PRIMARIE, IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA (GOVERNARE SIGNIFICA CONQUISTARE POTERE, POSTI E PREBENDE) – PERCHÉ CONTE ZIGZAGHEGGIA BARCAMENANDOSI CON SUPERCAZZOLE PRIMA DI STRINGERE UN APERTO ACCORDO PROGRAMMATICO COL PD? - COME MAI TA-ROCCO CASALINO, L’APPRENDISTA STREGONE RASPUTINIANO CHE HA CONFEZIONATO PER ANNI LE MASCHERE DEL CAMALEONTISMO DI “CONTE PREMIER”, HA MOLLATO ''LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO'' PER FONDARE UN GIORNALE ONLINE?

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...