FARINETTI SFARINATO – PERCHÉ “OSCARDABAGNO” HA CEDUTO EATALY AD ANDREA BONOMI? I SOCI DI MINORANZA ERANO ORMAI STANCHI DI RIMETTERCI QUATTRINI PER SEGUIRE LE FANTASIE DI FARINETTI CHE SI È DOVUTO FERMARE PER LIMITI CONTABILI  – IL SUO SOGNO ERA FATTURARE UN MILIARDO PER QUOTARSI A PIAZZA AFFARI MA, COMPLICE ANCHE IL FALLIMENTO DI "FICO", GLI È TOCCATO VENDERE E ACCONTENTARSI DI UNA CARICA DI PRESIDENTE DEPOTENZIATA...

Articoli correlati

EATALY CAMBIA GESTIONE! - OSCAR FARINETTI HA VENDUTO A INVESTINDUSTRIAL DI ANDREA BONOMI CHE..

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Carlo Cambi per “la Verità”

 

oscar farinetti

La caduta degli dei (presunti). È singolare che nel giorno in cui si apre il Salone del gusto con la definitiva uscita di scena di Carlo Petrini da Slow Food - ha passato il testimone al suo vice Edward Mukiini, 36 anni, ugandese - si sostanzi l'annuncio che Natale Farinetti ha ricevuto non proprio un Oscar: gli è toccato di vendere Eataly per azzerare i debiti.

 

La compra Andrea Bonomi mettendoci 200 milioni per il 52% delle azioni attraverso la Investindustrial. È il figlio di Carlo Bonomi che di recente si è comprato Capichera, forse la più famosa cantina di Sardegna, ed ha già un suo polo enologico. Hai visto mai che s'invertano le parti? I Bonomi riescono là dove i Farinetti hanno toppato.

 

oscar farinetti firma la copia del libro foto di bacco

Succede tutto a Torino, dove peraltro tutto è cominciato. Fu lì che Natale convinse Sergio Chiamparino - allora sindaco - ad affittargli i capannoni della ex Carpano. Lo racconta Oscar nella biografia autorizzata Il mercante di utopie uno dei peana che hanno contribuito a inverare l'epifania del profeta della salamella. Lui li voleva per 99 anni, Chiamparino gli rispose in torinese «esageruma nen», non esageriamo. Era il 2004, Eataly debuttava, 18 anni dopo Oscar ammaina bandiera.

 

Forse doveva dare retta al compagno Chiamparino: esageruma nen. E invece Farinetti ha esagerato eccome. L'iperbole la tagliano a fette come i prosciutti da Eataly! Ha cominciato con Carlo Petrini chiedendo al Papa laico del cibo sano pulito e giusto l'incoronazione a imperatore dell'italica enogastronomia. Ha finanziato riccamente Slow Food (del resto aveva la dote di 150 milioni di euro ricevuti cash per la vendita di Unieuro) ricevendo in cambio la patente di signore dei tortelli. Citando un broccardo caro agli avvocati - hanno lavorato per mesi e mesi per stilare l'accordo di cessione di Eataly - oggi Oscar Farinetti e Carlo Petrini «simul stabunt vel simul cadent».

sergio chiamparino

 

Ma Petrini lascia per raggiunti limiti di età Farinetti per raggiunti limiti di contabilità. La cessione a Bonomi è maturata per le intemperanze dei soci di minoranza stanchi di rimetter quattrini per seguire l'albagia alimentare di Oscar. Al culmine del successo più mediatico che imprenditoriale Farinetti aveva valutato Eataly tre miliardi. Ha promesso che sarebbe andato in Borsa a partire dal 2014.

 

andrea bonomi

«Con i tempi giusti», disse alla vigilia del suo sessantesimo compleanno, «ma è lampante che si debba andare in questa direzione». Il primo appuntamento era per il 2016, poi rinviato. Aveva chiesto al suo amico (ex) Matteo Renzi di prestargli un manager affidabile per fare il grande salto. E così dopo aver preso l'appalto a canone zero dei ristoranti dell'Expo nel 2015 Renzi gli manda Andrea Guerra uscito da Luxottica. Un matrimonio di nessun amore e di scarsi interessi. Guerra ci ha provato a forzare la mano: «Andiamo in Borsa con un miliardo di ricavi». Oggi Eataly ne fa circa la metà e a piazza Affari sono ancora lì che aspettano. Perché è vero che nel 2016 Natale lascia ai figli il comando, ma è anche vero che i risultati di Eataly sono lontanissimi dai target.

 

bonomi andrea

La fortuna di Farinetti è che passando lui per il guru della finanza, auto-accreditandosi come l'imprenditore illuminato, per il difensore degli oppressi e della soppressa, per essere sempre d'accordo con la sinistra benpensante, nessuno ha mai fatto vedo sul progetto di business. Ma Guerra fa vedo e nel 2020 lascia il gruppo. Non hanno mai chiesto conto delle scelte fatte i soci di minoranza e storici la famiglia Bafigo-Miroglio, chi invece ha cominciato a puntare i piedi è stato Giovanni Tamburi che con Tip Investiment ha un pacchetto rilevante di azioni, il 20%.

 

andrea guerra

Ad accendere il faro sulla validità di Eataly sono stati i bilanci magri e il flop clamoroso di Fico. Nonostante molte agevolazioni, il lunapark del cotechino non ha mai dato soddisfazioni al punto che la stessa Alleanza 3.0 (è la mega Coop di Bologna che è socia anche di Eataly) ha cominciato a dubitare. Fico ha bruciato 8 milioni ed è stato necessario un primo aumento di capitale da 5 milioni. Al punto che nell'aprile di un anno fa Tamburi ha puntato i piedi e ha chiesto la nomina di Alessandra Gritti a presidente.

 

fico eataly world

I Farinetti si stavano già sfarinando. Allo stesso tempo è stato necessario un aumento di capitale di 25 milioni che a fatto seguito a un altro da 61 milioni concluso poco prima con la trasformazione di Eataly da Srl a Spa con Nicola Farinetti nel ruolo di ad. Ruolo che ora deve lasciare accettando una presidenza depotenziata. Anche a Fico, a Bologna, hanno cambiato management facendo arrivare Stefano Cigarini nella speranza di salvare il salvabile.

fico eataly world 2

 

Così siamo arrivata all'ingresso di Andrea Bonomi. I soldi dicono serviranno per rilanciare l'azienda, per aprire nuovi negozi (nel mondo Eataly ne conta 45) e azzerare i debiti. Non è chiaro come saranno distribuite le quote di minoranza pari al 48%. Eatinvest che è la finanziaria dei Farinetti fino a due giorni fa controllante di Eataly scenderà e di parecchio. Tamburi non ha ceduto il suo 20% ed è oggi il secondo socio di Eataly. Anzi acquisirà altre quote e avrà posti in consiglio di amministrazione. Par di capire che il sogno di Oscar si stia sfarinando. Nicola Farinetti ha salutato l'arrivo di Andrea Bonomi come una grande opportunità e a nome di papà ha mostrato grande soddisfazione. Come disse Chiamparino? Esageruma nen!

farinettieataly 3farinetti fico eataly world

Ultimi Dagoreport

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni antonio tajani quirinale alfredo mantovano

DAGOREPORT - NON CI SARÀ ALCUNA ROTTURA TRA MARINA E PIER SILVIO: NONOSTANTE LA NETTA CONTRARIETÀ ALLA DISCESA IN POLITICA DEL FRATELLINO, SE DECIDESSE, UN GIORNO, DI PRENDERE LE REDINI DI FORZA ITALIA, LEI LO SOSTERRÀ. E L’INCONTRO CON LA CAVALIERA, SOLLECITATO DA UN ANTONIO TAJANI IN STATO DI CHOC PER LE LEGNATE RICEVUTE DA UN PIER SILVIO CARICATO A PALLETTONI, È SALTATO – LA MOLLA CHE FA VENIRE VOGLIA DI EMULARE LE GESTA DI PAPI E DI ‘’LICENZIARE’’ IL VERTICE DI FORZA ITALIA È SALTATA QUANDO IL PRINCIPE DEL BISCIONE HA SCOPERTO IL SEGRETO DI PULCINELLA: TAJANI SOGNA DI DIVENTARE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NEL 2029, INTORTATO DA GIORGIA MELONI CHE HA PROMESSO I VOTI DI FRATELLI D’ITALIA. UN SOGNO DESTINATO A SVANIRE QUANDO L’EX MONARCHICO SI RITROVERÀ COME CANDIDATO AL QUIRINALE UN ALTRO NOME CHE CIRCOLA NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, QUELLO DI ALFREDO MANTOVANO…

giorgia meloni alfredo mantovano francesco lollobrigida carlo nordio andrea giambruno

DAGOREPORT - NON SI PUO' DAVVERO MAI STARE TRANQUILLI: MANTOVANO, IL SAVONAROLA DI PALAZZO CHIGI – D'ACCORDO CON GIORGIA MELONI, PRESA LA BACCHETTA DEL FUSTIGATORE DI OGNI FONTE DI ''DISSOLUTEZZA'' E DI ''DEPRAVAZIONE'' SI È MESSO IN TESTA DI DETTARE L’ORTODOSSIA MORALE  NON SOLO NEL PARTITO E NEL GOVERNO, MA ANCHE SCONFINANDO NEL ''DEEP STATE''. E CHI SGARRA, FINISCE INCENERITO SUL "ROGO DELLE VANITÀ" - UN CODICE ETICO CHE NON POTEVA NON SCONTRARSI CON LA VIVACITÀ CAZZONA DI ALCUNI MELONIANI DI COMPLEMENTO: CI SAREBBE LO SGUARDO MORALIZZATORE DI MANTOVANO A FAR PRECIPITARE NEL CONO D’OMBRA PRIMA ANDREA GIAMBRUNO E POI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA – IL PIO SOTTOSEGRETARIO PERÒ NON DORME SONNI TRANQUILLI: A TURBARLI, IL CASO ALMASRI E IL TURBOLENTO RAPPORTO CON I MAGISTRATI, MARTELLATI A TUTTA CALLARA DA RIFORME E PROCURE ALLA FIAMMA...

pier silvio berlusconi silvia toffanin

L’IMPRESA PIÙ ARDUA DI PIER SILVIO BERLUSCONI: TRASFORMARE SILVIA TOFFANIN IN UNA STAR DA PRIMA SERATA - ARCHIVIATA LA FAVOLETTA DELLA COMPAGNA RESTIA ALLE GRANDI OCCASIONI, PIER DUDI HA AFFIDATO ALL'EX LETTERINA DELLE SUCCULENTI PRIME SERATE: OLTRE A “THIS IS ME”, CON FASCINO E MARIA DE FILIPPI A MUOVERE I FILI E SALVARE LA BARACCA, C'E' “VERISSIMO” CHE OCCUPERÀ TRE/QUATTRO PRIME SERATE NELLA PRIMAVERA 2026. IL PROGRAMMA SARÀ PRODOTTO DA RTI E VIDEONEWS CON L’OK DELLA FASCINO A USARE LO “STUDIO-SCATOLA" UTILIZZATA DA MAURIZIO COSTANZO NEL FORMAT “L’INTERVISTA” - COSA C'E' DIETRO ALLE MANOVRE DI PIER SILVIO: E' LA TOFFANIN A COLTIVARE L'AMBIZIONE DI DIVENTARE LA NUOVA DIVA DI CANALE 5 (CON I CONSIGLI DELLA REGINA DE FILIPPI) O È LA VOLONTÀ DEL COMPAGNO DI INCORONARLA A TUTTI I COSTI, COME UN MIX DI LILLI GRUBER E MARA VENIER? 

wang

DAGOREPORT - CICLONE WANG SUL FESTIVAL DI RAVELLO! - PERCHÉ NEGARLO? E' COME VEDERE GIORGIA MELONI COL FAZZOLETTO ROSSO AL COLLO E ISCRITTA ALL’ASSOCIAZIONE DEI PARTIGIANI - YUJA WANG, LA STELLA PIU' LUMINOSA DEL PIANISMO CLASSICO, ENTRA IN SCENA STRIZZATA IN UN VESTITINO DI PAILLETTES CHE SCOPRE LE COSCE FINO ALL'INGUINE, TACCHI “ASSASSINI” E LA SCHIENA NUDA FINO ALL’OSSO SACRO. MA NON STIAMO ASSISTENDO ALLE SCIOCCHEZZE DA DISCOTECA DI CERTE “ZOCCOLETTE” DEL POP IN PREDA A SFOGHI DI TETTE, SCARICHI DI SEDERONI, SCONCEZZE DA VESPASIANO; NO, SIAMO NEL MONDO AUSTERO E SEVERO DEI CONCERTI DI “CLASSICA”: RACHMANINOFF, PROKOFIEV, MOZART, CHOPIN, CAJKOVSKIJ. MA ALLA WANG BASTA UN MINUTO PER FAR “SUONARE” LE COSCE DESNUDE METTENDOLE AL SERVIZIO DELLE EMOZIONI E DELL’INTERPRETAZIONE MUSICALE, CONFERMANDO IN PIENO LE PAROLE DI LUDWIG VON BEETHOVEN: “LA MUSICA È LA MEDIATRICE TRA LA VITA SPIRITUALE E LA VITA SENSUALE” - VIDEO