1. “BOTIN MUORE D’INFARTO LA FINANZA BIANCA VA VERSO IL SUDAMERICA”
Ugo Bertone per "Libero Quotidiano"
LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO ED EMILIO BOTIN FOTO LAPRESSE
Il trono del Banco de Santander è rimasto vuoto solo per mezza giornata. Ieri sera il consiglio di amministrazione ha scelto Ana Patricia Botin, 53 anni, per sostituire il padre Emilio, 79 anni, scomparso all’improvviso per un infarto nella notte. L’infanta Ana, una dei sei figli del finanziere, sale così ai vertici della banca più importante d’Europa: il Banco de Santander, 160 milioni di clienti in tre continenti, un valore di Borsa superiore ai 92 miliardi di euro, più di 25 miliardi di dividendi distribuiti sotto la regìa di Emilio III, figlio e nipote di banchieri, che in meno di trent’anni, a suon di acquisizioni e di buoni affari, ha saputo trasformare un medio istituto della Cantabria in un colosso globale: prima l’acquisto di Banesto, anno 1993, poi nel 1999 il Banco Central e nel 2000 lo sbarco in Inghilterra con l’acquisto di Abbey National.
Ora lo scettro è nelle mani dell’Infanta: «bella, elegante e capace» l’hanno definita sul Financial Times che in genere non fa complimenti. Il curriculum, del resto, è senza pecche: laurea ad Harvard, gavetta, si fa per dire, in Jp Morgan, poi il rientro nell’azienda di famiglia, che non è stata una passeggiata.
«Botìn è un padrone esigente - ha confidato un collaboratore qualche tempo fa - ma dalla figlia ha sempre preteso il doppio». Insomma, la successione appare morbida, come conferma la calma con cui la Borsa ha accolto la notizia della scomparsa del «vero re di Spagna», come ha dichiarato un gestore hedge londinese. Una fama non usurpata se si pensa al carisma esercitato da Botìn su Zapatero, l’ex premier socialista che diede la grazia a un alto dirigente del Banco condannato per reati finanziari.
O all’attenzione con cui Mariano Rajoy («ero con lui una settimana fa - ha confessato - era al solito lucido e intelligente») ha sempre accolto i suoi consigli, non ultimo la necessità di procedere alla creazione della bad bank, decisiva per il salvataggio del sistema del credito iberico. Ma il potere e il prestigio del ceo del Santander non si sono certo fermate ai confini della Spagna.
Botìn ha impersonato per una generazione la finanza cattolica targata Opus Dei recitando in questa veste un ruolo decisivo anche in Italia, sia in proprio che attraverso il suo rappresentante storico, Ettore Gotti Tedeschi, poi protagonista di una turbolenta stagione allo Ior. In questa veste Botìn ha più volte cercato di conquistare una posizione di primo piano nel Bel Paese.
Prima attraverso la presenza nell’istituto Sanpaolo di Torino, convolato di fretta a nozze con Banca Intesa per sfuggire all’abbraccio della banca spagnola. Poi, con l’avventura in Antonveneta. Un’operazione disgraziata per (quasi tutti): l’inglese Royal Bank of Scotland, principale alleata di Botìn, è ancor oggi costretta a ricorrere agli aiuti di Stato, la belga Fortis è stata annientata e assorbita da altri istituti.
Non è andata meglio a Monte Paschi che accolse l’invito di Botìn a comprare Antonveneta: quasi dieci miliardi contro i meno di sette spesi dal Santander che così finanziò l’acquisto delle filiali brasiliane della banca. Un colpo basso, anzi un colpo da maestro, probabilmente irripetibile.
Difficile comunque che ci provi Ana Patricia, per storia e temperamento votata ad altre imprese, più anglosassoni e meno latine. Il baricentro della finanza che per decenni ha avuto in don Emilio il suo punto di riferimento, si sta del resto spostando verso il Nuovo Mondo.
I suoi campioni sono André Estevez di Btg Pactual o Martine Guzman di Fintech. Anche loro, lungo la via che porta a Roma, hanno fatto tappa a Siena. E qui avrebbe voluto raggiungerli don Emilio, lanciando un’offerta su Mps dopo gli stress test della Bce. Solo una fantasia? Chissà, non lo sapremo mai. A meno che non ci provi donna Ana.
2.”ANA BOTIN AL VERTICE DEL SANTANDER”
Giovanni Vegezzi per "il Sole 24 Ore"
giuseppe mussari monte paschi interrogato
«Il Banco Santader comunica con dispiacere la morte del suo presidente Emilio Botin». La notizia della morte per infarto del banchiere più potente di Spagna si è diffusa ieri mattina attraverso un breve comunicato alla Cnmv, la Consob spagnola. Che la salute dei top manager sia spesso una notizia price sensitive, non è una novità. La scomparsa di Botin, tuttavia, è riuscita a spiazzare il mondo finanziario iberico; non tanto per l'età del protagonista (79 anni), quanto perché la sua scomparsa ha costretto il Santander ad accelerare un passaggio di consegne che ancora doveva essere messo a punto.
Non è un caso che il titolo, sui vari mercati in cui è quotato, abbia perso quota durante il giorno, in attesa di notizia definitive sulla successione (chiudendo a -0,65% a Madrid, -0,81% a Londra, con cali anche in Sud America). Nel tardo pomeriggio si è saputo che la prescelta è la figlia di Emilio, Ana Patricia Botin, da anni candidata al ruolo di presidente, ma fino a poco tempo fa osteggiata dagli istituzionali, favorevoli a un manager esterno alla famiglia.
Tuttavia, nonostante una partecipazione inferiore all'1% del capitale, i Botin - arrivati con Ana Patricia alla quarta generazione di banchieri - continuano ad essere la "famiglia reale" del settore finanziario spagnolo. Emilio, che aveva ereditato il Santander da suo padre, ha trasformato a colpi di acquisizioni un istituto regionale nel gruppo bancario più capitalizzato della zona euro. Alla figlia, che ha accumulato esperienza come presidente della controllata Banesto e poi come responsabile delle attività inglesi del gruppo, toccherà ora gestire un banca globale, con forti interessi in Sud America. Confermando una redditività che, nonostante la crisi, è stata negli ultimi anni una delle più alte dell'Ibex 35.