mohammed bin salman

IL FONDO DEL BARILE – ORMAI BIN SALMAN AVEVA FATTO IL PASSO PIÙ LUNGO DELLA GAMBA E NON POTEVA PIÙ RINVIARE LA QUOTAZIONE DI SAUDI ARAMCO: SARÀ MESSO SUL MERCATO L’1-2%, CHE PER LA FAMIGLIA REALE SAUDITA VALE TRA I 15 E I 35 MILIARDI $. IN OGNI CASO SARÀ LA QUOTAZIONE PIÙ GRANDE DI SEMPRE - VALUTAZIONE INTORNO AI 1500 MILIARDI, MENO DI QUANTO SPERAVA MBS: I SOLDI SERVONO PER SGANCIARSI DALLA DIPENDENZA DAL GREGGIO

 

Stefano Agnoli per il “Corriere della Sera”

 

saudi aramco 9

Sono passati quasi quattro anni - era gennaio 2016 - da quando il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman ha lanciato l' idea di portare Aramco in Borsa. Ora dopo tanti tentennamenti il colosso petrolifero della monarchia, a cui si deve uno su otto dei 100 milioni di barili di petrolio estratti ogni giorno sul pianeta, inizierà il suo cammino sui mercati. E non si tratta solo di una questione economica, perché l' Aramco - l' ex Arabian American Oil Company - «è» l' Arabia Saudita. Con tutto ciò che dal punto di vista politico, geo-politico (e anche ambientale) il Regno rappresenta.

mohammed bin salman

 

Per il momento è un primo passo, sancito ufficialmente ieri dalle autorità locali: circa l' 1-2% dei titoli Aramco sarà quotato, probabilmente da dicembre, sul mercato azionario Tadawul. Se sia, come si pensa, una mossa propedeutica allo sbarco in grande stile sulle grandi piazze come New York e Londra non è dato ancora sapere. Secondo le stime che circolano anche questo «piccolo» pezzo di Aramco non è comunque da disprezzare: vale per i sauditi un incasso tra i 15 e i 35 miliardi di dollari, e costituirà la maggior «offerta pubblica iniziale» (Ipo) degli ultimi tempi, sopravanzando quella della cinese Alibaba.

 

saudi aramco 1

Il prezzo preciso sarà determinato nei prossimi giorni ed è stato il fattore incognito che ha determinato molti ripensamenti passati. Il principe ereditario MbS puntava a una stratosferica valorizzazione totale di Aramco di duemila miliardi di dollari. Ci si fermerà probabilmente tra 1.500 e 1.800, il che significa che ogni 1% supplementare ceduto sul mercato varrà 15-18 miliardi di dollari.

 

Anche con questo leggero ridimensionamento il gigante petrolifero (ha riserve per 268 miliardi di barili) si candida ad essere il più grande di sempre, al di sopra di Google, Amazon, Apple e degli altri «over the top», distanziati a quota mille miliardi. Sarà a suo modo una rivincita della «old economy», anche per guadagni: lo scorso anno Aramco ha realizzato profitti per 111 miliardi di dollari, più di Apple, Google ed ExxonMobil messi insieme.

mike pompeo e salman bin abdulaziz al saud 1 1

 

saudi aramco 3

Ma la posta in gioco non è solo economica: la quotazione è uno dei pilastri della «Vision 2030» che nelle intenzioni di MbS dovrebbe condurre il Regno saudita ad affrancarsi dalla dipendenza dal greggio. Assorbito dai conflitti in Siria e nello Yemen e soprattutto dallo storico scontro con l' Iran degli ayatollah, Mohammed bin Salman ha dovuto affrontare anche una dura opposizione interna, come testimoniato due anni fa dalla vicenda della detenzione sotto accusa di corruzione di una larga fetta dell' élite saudita nei grandi alberghi di Riad. O, questione ancor più scabrosa, dall' assassinio del giornalista oppositore Jamal Khashoggi nel consolato di Istanbul.

vladimir putin e mohammed bin salman 5

 

Un ulteriore rinvio, o addirittura una revoca dell' operazione su Aramco, sarebbe stata l' implicita ammissione di un fallimento. Una decisione difficile da prendere se si pensa che solo un mese e mezzo fa un attacco con droni armati ha bloccato per due settimane metà della produzione di petrolio saudita (6 dei 12 milioni di barili sfornati quotidianamente). Ipotizzare lo scorso settembre una quotazione in tempi così ravvicinati sarebbe stato impensabile.

 

vladimir putin e mohammed bin salman 4

Ma considerazioni economiche e geopolitiche a parte, sullo sfondo c' è anche una non secondaria questione ambientale da tenere presente: il lento ma ineludibile addio al petrolio implicito nella «transizione» mondiale verso le energie rinnovabili. E, in concreto, il processo che vede un sempre maggior numero di investitori finanziari decisi ad abbandonare le aziende che operano nei combustibili fossili come il petrolio. Anche per una gallina dalle uova d' oro come Aramco, presa oggi d' assalto da tutte le maggiori banche d' affari internazionali che vogliono ritagliarsi una prestigiosa e lucrosa partecipazione all' Ipo del secolo, non c' è più molto tempo da perdere.

SALMAN BIN ABDULLAZIZMohammed Bin Salman

saudi aramco 8

SAUDI ARAMCOsaudi aramco 4

vladimir putin e mohammed bin salman 1

saudi aramco 6saudi aramco 2saudi aramco 5saudi aramco 7

Ultimi Dagoreport

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?

matteo piantedosi khalifa haftar giovanni caravelli

FOLLOW THE MONEY! - DIETRO AL RESPINGIMENTO DI PIANTEDOSI IN LIBIA, PROBABILMENTE, CI SAREBBE IL VIL DENARO! SADDAM HAFTAR, FIGLIO DEL GENERALISSIMO KHALIFA E GOVERNANTE DI FATTO DELLA CIRENAICA, AVREBBE CHIESTO ALL'ITALIA UN SOSTEGNO ECONOMICO PER "GESTIRE" I MIGRANTI (TENERLI IN GABBIA SENZA FARLI PARTIRE), COME QUELLO CHE ROMA CONCEDE AL GOVERNO DI TRIPOLI - L'AISE DI CARAVELLI, CHE HA OTTIMI RAPPORTI CON HAFTAR JR, TANTO DA AVERLO PORTATO IN ITALIA PER UN TOUR DEI MINISTERI (UN MESE FA HA INCONTRATO PIANTEDOSI, CROSETTO E TAJANI), HA CONTATTATO GLI 007 DI GRECIA E MALTA, PER CHIEDERE DI CONDIVIDERE L'ESBORSO. QUELLI HANNO RISPOSTO "NO, GRAZIE" - E COSÌ, È PARTITA LA "RITORSIONE" DEGLI HAFTAR, CHE HANNO ORGANIZZATO LA TRAPPOLA PER LA DELEGAZIONE EUROPEA (COMPOSTA OLTRE A PIANTEDOSI DAI MINISTRI DI GRECIA E MALTA)